sabato 8 giugno 2013

NO COMMENT

Qui si discute di femminicidio

 
massimo gramellini

La foto testimonia l’interesse travolgente con cui i deputati della Repubblica hanno seguito il dibattito sulla ratifica della convenzione di Istanbul, che finalmente riconosce la violenza contro le donne come violazione dei diritti umani. 
Esprimo solidarietà alla presidente Boldrini (quel puntino scuro sulla destra) e ai pochi superstiti. Se qualcuno volesse sapere perché le urne della politica sono sempre più vuote, gli basterebbe osservare le aule. Le urne si adeguano soltanto, partecipando a quel senso diffuso di impotenza che è il male sottile della democrazia. 


Brutta ciao

Questa sera andrò a festeggiare la partenza di un caro amico di 38 anni, che domani prenderà l’aereo destinazione Singapore. Lì lo aspetta un lavoro qualificato, pagato, dignitoso, di alta specializzazione. Un lavoro che ha cercato in Italia per troppo tempo perché, per l’ennesima volta, l’azienda per cui lavorava ha chiuso o delocalizzato. Dovrà occuparsi di internazionalizzazione di un prodotto - tipico italiano, ma non italiano - per i mercati emergenti.  
Sono ovviamente contento per lui, ma stasera, con gli amici di infanzia, non so ancora se festeggeremo un nuovo inizio o intoneremo l’ennesimo «de profundis» della mia generazione.  
L’ennesimo, perché non è il primo amico che parte: ne ho in Francia, in Svizzera e tutti con egregi titoli di studio, competenze e referenze. Tutti partiti perché «qui non trovavano».  
Credo che ormai non ci siano più parole per definire la nostra classe politica, avviluppata su se stessa ed esclusivamente concentrata sulla propria sopravvivenza, troppo occupata a discutere sul sesso degli angeli, sulle guerre interne, sul reciproco discredito, paralizzata, incompetente e, mi viene da dire, senza figli da salutare.  
Mi sento sconfitto, avremmo bisogno di un nuovo domani, di speranza, di futuro. Io mi limito a fare studiare l’inglese ai miei figli, sperando che un giorno, almeno loro, possano raggiungere i miei cari amici non più vicini e troppo lontani. Buon viaggio, «Vecchio». 
 

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