Grecia, il pianto della violinista durante l’ultimo concerto dell’Orchestra sinfonica Nazionale
Era da tanto che non mi emozionavo così. Che non mi sentivo così in contatto con il genere umano, con le sue miserie, con le sue paure quotidiane. Stiamo perpetrando un crimine inaudito restando silenti di fronte al capitale che stritola il lavoro e lo stato sociale, di fronte al mondo finanziario che strangola i valori che ci rendono umani. I media ci bombardano con immagini terribili. Fabbriche in cui muoiono centinaia e centinaia di persone che producono sottocosto i beni che consumiamo, storie di persone che con il lavoro e l’impresa perdono tutto, prima la dignità e poi la vita. E poi gli stessi media (e con essi tutti noi) ignorano la storia. La storia con la S maiuscola, quella di lungo periodo, quella che fluisce costante senza che nessuno se ne renda conto ma inglobandoci tutti. Quella che segna il passo di una trasformazione profonda nei rapporti tra economia, politica, società e storie individuali. Quella storia che sta tutta nella dignità di un gesto. La dignità che si afferma nel pianto innocente e sommesso di una donna che rappresenta tutto il genere umano.
Quando ero un giovanissimo studente di scienze
politiche al primo anno di universita' a Torino, qualcuno mi spiego'
che e' facile tagliare i trasferimenti sociali (tipo i sussidi di
disoccupazione) ma e' praticamente impossibile tagliare i
servizi (come il sistema sanitario nazionale). Questo perche' il taglio
dei servizi e' molto piu' visibile e fa incazzare la gente. In Grecia
la spesa sanitaria e' stata tagliata del 42% in due anni. Questo va
contro tutto quello che insegno ed abbiamo osservato in 60 e passa anni
di politiche sociali nel mondo occidentale. Questa verita' si puo'
raccontare con i numeri come faccio di solito io, oppure attraverso il
pianto della violinista che suona per l'ultima volta nella sua
orchestra. Non possiamo fare finta di nulla di fronte alla tragedia
Greca, e questo non per spirito di carita', ma perche' la loro tragedia
e' ormai anche la nostra. Non si puo' lasciare cadere nel vuoto il suo
pianto disperato. Chiudere quell'orchestra e' un segno di
de-umanizzazione profonda. Come a dire che i conti siano piu' importanti
delle nostre emozioni, di quello che ci fa vibrare l'animo. Solo
coniugando le emozioni e la forza della ragione potremmo salvarci dal
declino infelice.
EMANUELE FERRAGINA
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