giovedì 8 luglio 2010

POESIE DI CATULLO



(Traduzione dal latino di Guido Paduano)

Piangete, Veneri e Amori,
e tutti quanti gli uomini delicati.
E’ morto il passero della mia ragazza,
il passero, delizia della mia ragazza,
che lei amava più dei suoi occhi
perché era dolcissimo e riconosceva la sua
padrona come una bimba la mamma,
non si staccava mai dal suo grembo
ma, saltabeccando qua e là,
cinguettava a lei soltanto.
E adesso va per la strada buia
Dove dicono che non si torna
Indietro. Maledette, malvagie
Tenebre dell’Ade che divorate tutte
le bellezze, ed un passero
bellissimo me l’avete tolto.
Che disgrazia, mio povero passero!
Ora per causa tua sono rossi di pianto
E gonfi gli occhi della mia donna.
§§§


Viviamo, Lesbia mia, ed amiamoci,
e i brontolii dei vecchi austeri
valutiamoli, tutti insieme, due soldi.
Il sole può tramontare e tornare,
ma noi, quand’è tramontata la nostra
breve luce, dobbiamo dormire una sola notte,
perpetua.
Dammi mille baci, e poi cento,
poi altri mille e altri cento.
Quando ne avremo fatti molte migliaia,
li confonderemo per non sapere più il loro numero,
che nessuno possa farci il malocchio, sapendo
un numero così enorme di baci.
§§§

Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris?
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.

Odio e amo. Mi chiederai come faccio.
Non so, ma lo sento succedere, e mi tormento.

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