Succede nella tranquilla provincia italiana. Non nella solitudine, tra l’asfalto ed il cemento della metropoli, ma spesso in luoghi ameni e tranquilli.
L’ultima vittima della follia omicida del maschio è Roberta Vanin (foto), 43enne erborista della laguna veneta (abitava a Spinea, vicino Mestre). Massacrata con venti coltellate dal fidanzato professore che non accettava di essere perdonato dopo averla cornificata.
E prima di lei Simona Melchionda, 25 anni, impiegata ad Arona, sul lago Maggiore, dal fidanzato carabiniere, in servizio ad Oleggio, che teneva bellamente in piedi due relazioni, e con l’altra in dolce attesa… Il suo corpo è stato ritrovato a Pombia, nelle acque del Ticino, dopo un mese di ricerche.
Per ironia della sorte, proprio il giorno dell’assassinio della Vanin, la Cassazione si era espressa in merito al reato di stalking, ammonendo i giudici ad emettere misure di sicurezza a tutela delle vittime di persecuzione (ordine di allontanamento e obbligo di dimora nei confronti del molestatore).
Che l’amore sia collegato alla follia lo avevano capito anche gli antichi, perché lo stato dell’innamorato è patologico, è, appunto, da folle, o paragonabile a quello del drogato.
Proprio in questi giorni si torna a parlare delle dinamiche del delitto Cesaroni: prima un approccio sessuale, poi la mano armata dell’assassino.
E’ fenomeno dei nostri tempi che un numero sempre crescente di donne cada vittima del furore omicida di uomini rifiutati, non perdonati o semplicemente dimenticati, i quali non accettano di essere degli ex. Perché l’ossessione li divora, ed dal rancore per essere stati rifiutati si passa in molti, troppi casi, all’efferato gesto di distruzione dell’oggetto del proprio amore-odio.
Una legislazione su casi di stalking è quanto mai urgente. Ma ancor prima, uno studio approfondito sulla psiche maschile e sulle ossessioni che distruggono la vita di chi le vive e delle persone cui queste sono indirizzate.
L’ultima vittima della follia omicida del maschio è Roberta Vanin (foto), 43enne erborista della laguna veneta (abitava a Spinea, vicino Mestre). Massacrata con venti coltellate dal fidanzato professore che non accettava di essere perdonato dopo averla cornificata.
E prima di lei Simona Melchionda, 25 anni, impiegata ad Arona, sul lago Maggiore, dal fidanzato carabiniere, in servizio ad Oleggio, che teneva bellamente in piedi due relazioni, e con l’altra in dolce attesa… Il suo corpo è stato ritrovato a Pombia, nelle acque del Ticino, dopo un mese di ricerche.
Per ironia della sorte, proprio il giorno dell’assassinio della Vanin, la Cassazione si era espressa in merito al reato di stalking, ammonendo i giudici ad emettere misure di sicurezza a tutela delle vittime di persecuzione (ordine di allontanamento e obbligo di dimora nei confronti del molestatore).
Che l’amore sia collegato alla follia lo avevano capito anche gli antichi, perché lo stato dell’innamorato è patologico, è, appunto, da folle, o paragonabile a quello del drogato.
Proprio in questi giorni si torna a parlare delle dinamiche del delitto Cesaroni: prima un approccio sessuale, poi la mano armata dell’assassino.
E’ fenomeno dei nostri tempi che un numero sempre crescente di donne cada vittima del furore omicida di uomini rifiutati, non perdonati o semplicemente dimenticati, i quali non accettano di essere degli ex. Perché l’ossessione li divora, ed dal rancore per essere stati rifiutati si passa in molti, troppi casi, all’efferato gesto di distruzione dell’oggetto del proprio amore-odio.
Una legislazione su casi di stalking è quanto mai urgente. Ma ancor prima, uno studio approfondito sulla psiche maschile e sulle ossessioni che distruggono la vita di chi le vive e delle persone cui queste sono indirizzate.
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