Ieri sera, davanti ad un'affollata libreria cittadina, ho seguito il giornalista Oliviero Beha ed il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero, che hanno parlato dello stato del nostro Paese.
Argomento conduttore è stato naturalmente la crisi planetaria, che nessuno avrebbe mai previsto o profetizzato nemmeno cinque dieci anni fa, ed il rapporto padri-figli.
Questa è la prima volta nella storia del nostro Paese che la generazione dei figli sta peggio di quanto stavano i padri, per cui "le magnifiche sorti progressive", ha detto Beha, sono solo "prese per il culo" di leopardiana memoria.
I padri ieri potevano permettersi l'automobile, il frigorifero, la tivù, la casa. Oggi si vive in un precariato perenne, dove il futuro è qualcosa che spaventa.
Per contro, figli hanno un sapere tecnologico superiore a quello dei padri, a cui però, non insegnano, per mancanza di tempo, di mezzi, di istruzione.
Il rapporto identitario "vita - tenore di vita" è una mera illusione inculcata dall'attuale classe dirigente, che non ha capito che bisogna investire in cultura e risorse umane. Che lo studio e l'istruzione rendono le nuove generazioni "all'altezza della propria vita, ne fanno persone dignitose che non si vendono al mercato delle veline o a questo o quel padrone, che diventano persone libere di pensare". Che il riscatto di un Paese inizia dall'alimentare la sua umanità e nel fare ricche le persone a livello di sostanza, di pensieri, di valore intrinseco.
"Perché oggi c'è un vuoto che spaventa. ma per quanto tempo puo' durare?"
1 commento:
Perche non:)
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