lo spot trasmesso ieri sera dal TG1 Rai sui pensionati di Calitri, non poteva non essere all’insegna dei tarallucci, tarantelle & vino...con l’aggiunta di formaggi & salami che, pur gustosi e costosi (!), sono comunque alquanto indigesti, specie oltre una certa età. Qui, in paese, di basso non c’è certamente il costo della vita, ma soltanto la qualità di chi specula o spara cialtronate, come l’affermare che “con 500 euro si vive bene e con 1000 euro si vive da re”.
Peccato che è saltata la notizia (questa sì vera), che a Calitri quasi tutti i vecchi, non essendo avvezzi a vivere da “re”, stanno rifiutando le pensioni che superano i 500 euro.
Più seriamente: poiché anche a cercarli non si trovano strutture (centri sociali, ricreativi o sanitari adatti a persone anziane), non si capisce bene (o fin troppo) come ci abbiano regalato un tal primato internazionale. Se non fosse per la solita vanagloria, tipica delle piccole comunità, dopo i ringraziamenti, la qualifica andrebbe declinata, quantomeno per rispetto dei tantissimi centri che davvero la potrebbero meritare.
Il Mattino – 17/3/2010, pag. 23
Caro Direttore,
sulla promozione di Calitri - da parte del e-magazine «International Living» - a ‘capitale’ dei pensionati, se ne sono lette, sentite e viste tante (come ieri sera al Tg1 e prima ancora all’avellinese Itv), da farne anche la capitale delle bufale. Ho condiviso sostanzialmente solo quanto ha scritto Franco Arminio, pur non entrando nel merito della questione. Ed è ciò che intendo fare io, come calitrano, se me lo permette.
Dunque: perché Calitri?! Per essere preso a campione mondiale dovrebbe avere non le stesse qualità degli altri Comuni, ma qualcosa di speciale, fuori dal comune, appunto! Ed è qui che cascano, oltre alla graduatoria, gli asini. È mai possibile che abbia potuto scavalcare paesi davvero all’avanguardia nell’assistenza gerontologica? Insuperabili restano quelli emiliani o romagnoli. Senza dire delle molto più civili e accoglienti cittadine interne della penisola. Ma tant’è! I parametri di giudizio seguiti dal britannico e-magazine sarebbero stati il mercato immobiliare, la quantità di imposte sul reddito, e l’indispensabile assistenza sanitaria.
Ebbene, Calitri un mercato immobiliare rapportato al medio reddito pro capite non l’ha mai avuto. È sempre stato esagerato. Tant’è che finanche Tecnocasa s’è fermata a Lioni, perché il nostro ambiente era considerato troppo ‘selvaggio’ o irregolare. E lo è tuttora, sempre in balìa di speculazioni varie. Il parametro certo non lo può fornire il Centro storico. Dopo aver speso decine di miliardi (di lire) per ‘sistemarlo’ (con lifting edilizi o estetiche riverniciature), è ora quasi del tutto abbandonato. I residenti hanno preferito lasciare quelle case, oltre che per scadenze esistenziali, perché prive delle moderne comodità (difficoltà di accesso, strutture sanitarie inadeguate, spazi abitativi spesso angusti, ecc.). Da qui i prezzi ‘bassi’. Certo, è pur sempre un patrimonio immobiliare di rilevante bellezza, un’antropologica testimonianza di un mondo e di una convivenza sociale ormai quasi inesistente. Qualcosa che richiama nostalgie di vite e di tempi meno frenetici. E sarà il fascino dell’antico, del budello medievale, ovvero la seducente variegata percorrenza di viscere sinuose e pietrose, ma resta il fatto che quel modello di vita, almeno attualmente, nel Centro storico non è più sostenibile, se non per brevi permanenze.
Senza un reale federalismo fiscale, poi, di quali tasse basse parliamo? Sono quelle comuni a tutti i Comuni. L’unico criterio affidabile sarebbero, per contrappeso, i servizi offerti. E qui siamo davvero scarsi. Come in quasi tutti i Comuni irpini, invalidati e appesantiti da burocrazie e clientelismi. Avessimo almeno qualche centro ricreativo per anziani. Macché! C’è qualche sottano per giocare a carte, o il muretto del corso dove appollaiarsi a mò di rondoni per fare quattro chiacchiere. Ci fosse almeno un campetto di bocce o un cinema. Manca una piscina comunale e di una permanente sala da ballo non c’è l’usanza.
Anche il costo della vita a Calitri è sempre stato alterato, tant’è che molto si acquista altrove. Si salvano forse i fitti delle case per uno sfasato rapporto fra immobili esistenti e popolazione residente (tre a uno), ma tutto il resto è adeguato, giacché imposto, alle tariffe nazionali. Una normale pensione, insomma, qui potrebbe anche bastare ma soltanto se si possiede un alloggio e si fa una vita parsimoniosa. La barzelletta del “vivere da re”...è davvero del paese dei sogni, ed è meglio lasciare lo spot a chi di cialtronate se ne intende.
Scarsa è finanche l’assistenza sanitaria (che ovviamente è gratuita non soltanto a Calitri!). L’Asl locale si caratterizza più per le pratiche burocratiche che per le visite specialistiche, ed è comunque a rischio chiusura. Dell’ospedale di Bisaccia, esautorato per le malattie più serie, non si riesce a decidere neppure se trasformarlo in ospizio o chiuderlo del tutto. Solo al Criscuoli di Sant’Angelo dei Lombardi va un po’ meglio. Per il resto, resta Avellino o altri grossi centri, Napoli o Potenza. Come 40-50 anni fa. Rispetto ad Andreatta, Fontanarosa o altre comunità, non abbiamo neppure una casa di riposo per anziani, salvo i limitati ricoveri dalle suore. Come secoli fa.
E allora su cosa si basa questa qualità della vita? Sull’aria? Già, come quella di tutta la (ex) verde Irpinia. Sulla quiete? Allora meglio Cairano, ancora più tranquillo. Sulla genuinità dei prodotti alimentari? Quali?...se sono i medesimi dappertutto. Vero è che ci sono quelli nostrani, autoctoni, che poi sono sempre quei pochi circoscritti al caseario o al salumificio, più o meno casalingo.
E per essere onesti fino in fondo, siamo anche gente forse senza cattiveria, ma con troppa atavica superbia o supponenza (rilevata anche dal De Sanctis ) per essere davvero ospitali.
Insomma, non c’è nulla, o molto poco, per meritarci l’onore di una mondiale selezione e qualificazione. E allora da cosa nasce quella graduatoria? Che vi sia lo zampino di qualche britannico buontempone, nonché acquirente di modesto ed economico locale calitrano? Non è da escludere. Certo è che noi, nati o residenti a Calitri da una vita, non ce ne eravamo mai accorti.
Non si vuole essere anticalitrano per spirito contraddittorio, ma solo per rispetto di quella realtà o verità che la politica spesso calpesta pur di vendere spot pubblicitari, credendo in un ritorno elettoralistico. Per un simile riconoscimento, proprio perché sostanzialmente falso, non credo ci sia da inorgoglirsi. Oltre a creare discriminazione etnica fra altre comunità irpine (per non dire nazionali) che offrono di meglio, si finisce per concretizzare, di Calitri, sempre più l’immagine di UN PAESE DI VECCHI, più di quanto già non lo sia, con tutti i problemi, anche economici e sociali che ciò comporta.
Questo non significa chiudere le porte al turismo. Ci mancherebbe. È che sarebbe meglio, non solo per noi, ma per l’Irpinia tutta, una politica più seria, che pensasse ad arrestare soprattutto le ondate migratorie di centinaia di famiglie, per giunta giovani. A farla breve: hanno promosso Calitri a Eden per vecchi. Ma è preferibile che rimanga l’inferno dei giovani. Quantomeno per non perdere la speranza di futuro.
13 commenti:
International Living's Quality of Life Index 2010:
Where the Numbers Come From
To produce the Quality of Life Index we consider 194 countries in nine categories:
1.Cost of Living
2.Culture and Leisure
3.Economy
4.Environment
5.Freedom
6.Health
7.Infrastructure
8.Safety and Risk
9.Climate
This involves number crunching thousands of pieces of data from official government sources, the World Health Organization, The Economist, and many other journals, tables, and records (see the full list of sources below)
But, we realize, you can’t quantify quality of life by numbers alone. Quality of life relates to something broader. Opening your front door in the morning and being able to wiggle your toes in the sand may be more important to you than cost of living. You may rate good neighbors and good doctors above infrastructure in a country. Perhaps the state of the economy means less to you than the pleasure derived from watching a perfectly executed tango. It is for these reasons that, as well as using statistical data in our Quality of Life Index, we ask our far-flung editors and readers to tell us about their quality of life in the countries in which they have chosen to live.
Where the Numbers Come From
To calculate the final scores in this year’s Quality of Life Index, we weight each category according to the percentages given below.
Cost of Living (15% of the final ranking). This is a guide to how much it will cost you to live in a style comparable to—or better than—the standard of living you’re likely enjoying in the U.S. Our primary source in this category is the U.S. State Department’s Index of Overseas Living Costs, used to compute cost-of-living allowances for a Western-style of living in various countries. We also consider each country’s income tax rates and national debt.
Culture and Leisure (10%). To calculate this score, we look at literacy rate, newspaper circulation, primary and secondary school enrollment ratios, number of people per museum, and a subjective rating of the variety of cultural and recreational offerings.
Economy (15%). We consider interest rates, GDP, GDP growth rate, GDP per capita, the inflation rate, and GNP per capita to determine each country’s Economy score.
Environment (10%). To figure a country’s score in this category, we look at population density per square kilometer, population growth rate, greenhouse emissions per capita, and the percentage of total land that is protected.
Freedom (10%). Freedom House’s survey is the main source for these scores, with an emphasis on a citizen’s political rights and civil liberties.
Health (10%). In this category, we look at calorie consumption as a percentage of daily requirements, the number of people per doctor, the number of hospital beds per 1,000 people, the percentage of the population with access to safe water, the infant mortality rate, life expectancy, and public health expenditure as a percentage of a country’s GDP.
Infrastructure (10%). To calculate a country’s Infrastructure score, we look at the length of railways, paved highways, and navigable waterways in each country, and equated these things to each country’s population and size. We also consider the number of airports, motor vehicles, telephones, Internet service providers, and cell phones per capita.
Safety and Risk (10%). For this category, we use the U.S. Department of State’s hardship differentials and danger allowances, which are based on extraordinarily difficult, notably unhealthy, or dangerous living conditions.
Climate (10%). When deciding on a score for each country’s climate, we look at its average annual rainfall and average temperature…and consider its risk for natural disasters.
Eccellente articolo, quello di Lucia Gangale, a mio avviso!
Ho riflettuto a lungo su alcune parole- "A farla breve: hanno promosso Calitri a Eden per vecchi. Ma è preferibile che rimanga l’inferno dei giovani.", ritrovandomi nella stessa linea d'onda della giornalista, e vorrei esprimere la mia OPINIONE a riguardo, e dico OPINIONE(a scanso di equivoci).
Pubblicizzando un paese di vecchi pinguini sfaticati non si fa che regredire: a loro bastano le panchine e i bar che già abbondano in questo paese. Io proporrei scuole buone, biblioteche decenti e BEN GESTITE, un cinema, magari un bel ospedale e altri centri per migliorare "the quality of life", e più precisamente la cultura, la vita dei giovani, che siamo noi, senza dei quali col tempo questo paese si inghiottirà! Più vita. Più giovani. Più menti. Più idee. Ancora più vita, più giovani, più menti, più idee e così fino a popolare una terra pura e genuina: non sarebbe stupendo?
Allora sì che oserei collocare Calitri tra i paesi da sostenere: meno rottami, edifici putrefatti e persino ingombranti, strade murate e inaccessibili, discariche abusive, zone trascurate o, al contrario, troppo "viziate" (un giardino pubblico ristrutturato almeno 3 volte in 18 anni che conosco Calitri e più di 100.000 euro buttati per l'ultima ristrutturazione)!
Ho visto il borgo castello. Nuovo, ma non ancora finito (mancano locali, forse case e negozietti vari), o almeno così si dice. Stupendo. All'aria aperta, con delle viste meravigliose, bagni pubblici, muretti per sedersi,ecc. Peccato che il suo ingresso sia a (problematica) prenotazione e pagamento e che i suoi guardiani scaccino scortesemente i curiosi...
I vecchi abbondano, ma questo è normale! Si vive bene, per chi si accontenta di respirare l'aria pulita e fresca. Si mangia bene...
Mi piace Calitri da questo punto di vista, ma nonostante ciò me ne vado, perchè quì le aspiranti interpreti non servono.
In un sogno avrei scoperto il marcio che c'è quì dentro...
Mi sarei inoltrata in quei sentieri ricoperti da erbacce e "monnezza", li avrei ripuliti e ci avrei costruito un bel edificio: grandi e lunghi tavoli, sedie, delle ampie librerie, un po' di scrivanie con dei pc, uno schermo col proiettore e delle comode poltrone e ampissime vetrate che danno al panorama circostante! L'edificio l'avrei chiamato videoteca/biblioteca/internet point/cinema: CENTRO STUDENTI.
Oppure, in un sogno folle, avrei realizzato una spiaggia artificiale lungo il fiume Ofanto, a mò di "Las Playas" di Zaragoza...
...Folle sognatrice che si diverte a costruire castelli sulle nuvole...
Tanti castelli sulle nuvole...
Ci vorrebbero menti folli, sagge e altruiste per realizzare simili progetti, menti che non pensano al futuro di futuri "ex politici" (scusate il gioco di parole) che campano di rendita...
Vorrei che le elezioni fossero tutti i mesi, così i candidati verrebbero tutti i giorni ad asfaltare le strade e coprire le ferite di un paese stanco di bleffe e ipocrisia. Fingerei di averli votati tutti e mi ricambierebbero il favore in un altro modo! E' così che funziona per noi figli di nessuno, sapevate?
Questo è un paese per bambini e vecchi. Ci ho trascorso parte della mia infanzia.
Da oggi studierò in un luogo che mi permetta di respirare cultura a polmoni aperti e, magari, un giorno, tornerò, da vecchietta realizzata...
Per ora, è tutto un contrasto di delusioni e illusioni..
Pubblicizzando un paese di vecchi pinguini sfaticati non si fa che regredire: a loro bastano le panchine e i bar che già abbondano in questo paese. Io proporrei scuole buone, biblioteche decenti e BEN GESTITE, un cinema, magari un bel ospedale e altri centri per migliorare "the quality of life", e più precisamente la cultura, la vita dei giovani, che siamo noi, senza dei quali col tempo questo paese si inghiottirà! Più vita. Più giovani. Più menti. Più idee. Ancora più vita, più giovani, più menti, più idee e così fino a popolare una terra pura e genuina: non sarebbe stupendo?
Allora sì che oserei collocare Calitri tra i paesi da sostenere: meno rottami, edifici putrefatti e persino ingombranti, strade murate e inaccessibili, discariche abusive, zone trascurate o, al contrario, troppo "viziate" (un giardino pubblico ristrutturato almeno 3 volte in 18 anni che conosco Calitri e più di 100.000 euro buttati per l'ultima ristrutturazione)!
Cara Messina,
l'articolo non è mio ma mi è stato inviato da un giornalista di Calitri, che da anni indaga la realtà di quei posti, una realtà che è un po' comune a quella di tutte le realtà del Sud, e soprattutto di dimenticati paesini dell'entroterra del Sud Italia.
Grazie per l'intervento su queste pagine. Abbiamo bisogno i giovani pensanti, volenterosi, attivi. Anche incazzati, se serve, ma arrabbiati in maniera positiva, pronti a plasmare il mondo per renderlo, come dici tu, più pulito e vivibile. Ne abbiamo tutti bisogno quasi come dell'aria che respiriamo. Siete voi, con la vostra voglia di purezza e di novità, quell'aria buona che è migliore di quella che c'è in tutti i paesini collinari o di montagna, dove però si respira la stantìa aria di vecchio, decrepito e grettamente affaristico.
Grazie di cuore per queste tue note.
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