Dopo le parole del professor Meluzzi mi sono documentata. Ebbene sì: nelle grandi città ed in quelle medio piccole la gente passa il tempo ai centri commerciali, deputati a nuovo luogo di riunione del XXI secolo.
Ogni epoca ha le sue mode e la nostra era consumistica ha fatto del centro commerciale il suo simbolo.
Ma ci pensate?
Nell'antica Grecia era l'agorà. A Roma le terme. Nel Medioevo i monasteri. Nel Rinascimento le corti e le accademie. Nell'Illuminismo i caffè (stupenda invenzione a cui la nostra epoca deve moltissimo).
Ed ora il centro commerciale. Dove si va per spendere e per passare il tempo senza fare nulla di eroico, nulla di culturale e nulla di ammantato di alta idealità. Solo affari. Business to business.
Propongo qualcosa per svecchiare i centri commerciali. Se proprio la gente deve riunirsi lì metteteci pure un museo, una galleria d'arte, un salotto letterario ed un angolo per leggere i giornali, un centro benessere e baby parking, nonché una sala per le conferenze ed una per le feste dei teen agers. Metteteci una sala video, una per ascoltare musica e magari un'altra per studiare.
Vuoi vedere che arriveremo anche a questo?
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6 commenti:
L'agorà, le terme, i monasteri, le corti accademiche, i caffè erano tutti ambienti "di elite", non per la massa. Per la massa c'erano i giochi olimpici dei Greci, i circhi e il Colosseo di Roma, le giostre del medioevo, le carnevalate e il teatro nell'era dei lumi. Oggi la TV e i centri commerciali. Non abbiamo inventato nulla: ogni epoca ha le sue elite e le sue "armi di distrazione di massa" che siano strumento di potere o gozzoviglia desiderata dalla gente poco importa. Non sono classista, ma è una realtà che sono sempre le minoranze particolarmente operose che hanno cambiato veramente il mondo e fatto la storia: nel bene come nel male; la maggior parte della massa ha sempre voluto mangiare, bere, divertirsi, al massimo andar dietro agli "ideali" che altri proponevano come minoranze. La società umana è fatta così, da sempre: non è un bene ne un male: è la nostra natura di uomini. C'è chi guida e chi si lascia guidare, e i primi sono molto meno numerosi dei secondi. Le liberal-democrazie moderne hanno un po' bilanciato e reso meno ingiusta questa distanza, ma non hanno cambiato il meccanismo.
Quello che oggi veramente inquieta ed è deprimente è che non si capisce "dove" siano le elite dominanti: nascosti nei palazzi? Che nome hanno? E soprattuto cosa vogliono e perché? Dove vogliono portarci? Questo non si capisce. Questo è il vero pericolo di oggi. Dobbiamo ridare un volto alle nostre elite: che abbiano un nome, un luogo, un contesto, un progetto, una visione.
Conosco un solo tipo di elite che nella storia continua sempre ad avere lo stesso volto, lo stesso luogo, a proporre lo stesso messaggio e la stessa visione, anche se in modi sempre diversi: segno almeno che risponde sempre a una domanda cogente. Tutte le altre sono passate, trasformate, morte, rinate.
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