giovedì 12 novembre 2009

L'OMBRA DI VALENTINO

A uno come Valentino Rossi si può perdonare tutto, persino la scarsa propensione a pagare le tasse nel suo Paese d'origine. Tutto tranne l'ultimatum posto alla Yamaha: o me o Lorenzo. Lorenzo è un giovane spagnolo, suo compagno di squadra ed erede designato. Ma in un afflato di insicurezza che mai avremmo creduto possibile, Valentino l'anarchico incolla il sedere al sellino come il peggiore degli uomini di apparato e pretende, ohibò, che nessuno gli faccia ombra.
E' il morbo della mediocrità e lo vediamo all'opera ogni giorno, in ogni consesso umano. Ne sono vittima quei capi che tendono a circondarsi di collaboratori poco dotati, privilegiando la fedeltà al talento, lo spirito di clan alla collaborazione compeitiva. Tutti lo fanno e tutti lo pagano, amaramente. Eppure continuano a farlo. Ad Austerlitz, Napoleone fu salvato da un generale estroso che contravvenendo ai suoi ordini giunse sul campo di battaglia al momento sbagliato, cioè giusto, rovesciandone l'esito. Dopo la vittoria l'Imperatore lo rimpiazzò con uno yesman. E fu Waterloo. "Ma Ben, quello è un cretino!", disse Arpinati a Mussolini, che lo aveva appena destituito da segretario del fascio per metterci l'atletico Starace. "Lo so" rispose il Duce, "ma un cretino obbediente". E finì a piazzale Loreto. E' che a un certo punto anche chi si ritiene un fenomeno perde la voglia di misurarsi con chi è bravo come lui e, per paura di essere sorpassato, preferisce lasciarsi portare alla rovina dalla bava dei servi che saranno i primi a tradirlo.


MASSIMO GRAMELLINI, La Stampa, 11 novembre 2009

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