venerdì 29 giugno 2007

Storie di pattume e di portineria

Dopo Vallettopoli, Coronopoli, Sputtanopoli, mi sono detta: “Oggi è il Corona’s day”. Mi sono piazzata fino alle due di notte a seguire “Matrix”, la trasmissione di Canale 5 dove il cosiddetto re dei paparazzi (che poi paparazzo non è, ma pare abbia un’agenzia di paparazzi prezzolati per immortalare le bassezze di veline, calciatori e uomini di governo), e chissà quale mente eccelsa del crimine mi aspettavo. Invece, eccoti questo ragazzone che, mentre si atteggia a vittima di un sistema dove tutto fa schifo e che manderebbe alla forca i magistrati (Woodckoc in testa) rei di fare il loro dovere, scalpita per interrompere i discorsi dei Mentana, Di Pietro e Gramellini che sono lì per fargli domande sulla sua attività e su presunte responsabilità. E che urla. Troppo. Senza avere nemmeno la finezza mentale di stare ad ascoltare prima discorsi di senso compiuto. Come un bambino che è stato sgamato a rubare la marmellata e che fa le bizze per non essere punito…
Storie di sottobottega, dove un sottobosco di “artisti” che non sanno fare nulla vive una poco esaltante vita tra prestazioni sessuali al potente di turno e sniffate di coca nei privé di discoteche milanesi (e così la Yespica e la Ribas si rimpallano le accuse: “E’ lei che fa uso di coca”, “No, è lei”). Dove il transessuale Fabrizia decide -dietro congruo compenso- di parlare a Corona dei particolari piccanti della sua serata con Lapo Elkann, e poi si scopre che non era l’unico trans frequentato dal rampollo Fiat. Dove Flavia Vento, sempre convinta da Corona, rilascia, al solo scopo di farsi pubblicità, un’intervista sulla sua relazione con Totti. Dove Sircana viene colto nell’atto di guardare dalla sua auto un travestito ai bordi del marciapiede, e dove fa capolino la figlia di Berlusconi, in una foto in cui appare accompagnata da un tale, ma che di scandalistico hanno davvero poco. Dove Corona (ed anche Lele Mora) è un santo, vittima di una schifezza di società dove devi fregare prima di essere fregato, Corona che non ha ricattato nessuno per avere soldi e non pubblicare quei materiali compromettenti, ma che è stato spontaneamente contattato dalla Fiat e dagli agenti di sportivi e veline per comprare le foto incriminate. Un solo difetto: “Mi piacciono i soldi, e questo è un modo veloce e sicuro per farli”.
Il magistrato Di Pietro (notevole quel “tu” usato quasi subito rivolgendosi a Corona, quasi a rimarcare la distanza che corre tra inquisitore e inquisito), dice che di fronte a tanto “fecciume”, si “sente depresso”. Non più le grandi inchieste di Tangentopoli dove c’era da stanare criminali di altissimo profilo, ma robetta squallida come i personaggi che ne sono protagonisti. E Gramellini, mentre raccomanda a Corona di fare un po’ di “ecologia linguistica” (“perché se si parla bene si pensa anche meglio”), si rammarica con la sua categoria, quella dei giornalisti, per avere dato tanto risalto ai personaggi di questa vicenda, che non meritano il clamore e la notorietà che in questo modo hanno ricavato.

La rivoluzione di Ratzinger

Benedetto XVI, il papa tedesco, ripristina la messa in latino. Il che, mentre preserva la tradizione, anche linguistica, del Cattolicesimo, costituisce a detta degli osservatori una mirabile rivoluzione. Per due motivi. Il primo è che la religione cattolica ne recupera in autorevolezza. Il secondo è che non priva della libertà nessuno, anzi aumenta la libertà di scelta, perché ognuno potrà ascoltare la messa in italiano o in latino, come preferisce. Infine, terzo e fondamentale punto, tale decisione è frutto di una mente dotata di acume politico… In tempi nei quali l’identità, non solo religiosa, ma culturale, dell’Europa intera, è minata dal fondamentalismo, dall’estremismo, dall’integralismo di gruppi di popolazioni che a ondate vi si stanziano, non desiderando integrarsi ma volendo imporre la propria visione del mondo, il recupero della tradizione cattolica anche sul piano linguistico costituisce la risposta del Vaticano al rischio di lasciarci travolgere dal relativismo, perdendo così le basi della cultura plurimillenaria che caratterizza la civiltà cosiddetta europea.

Grazie Roma

Ricorderete che era il titolo di una famosa canzone di Antonello Venditti. Oggi se ne potrebbe fare un remake, ad opera delle migliaia di extracomunitari che affollano le vie della Capitale.
Grazie Roma, dicono le lucciole venute da ogni dove, perché ci permetti di sostare discinte sulle tue panchine a qualsiasi ora, dalla mattina alla sera, ed i turisti non ci fanno neppure caso perché i pullmann li dirottano in zone ad hoc in cui questo sconcio non esiste.
Grazie Roma, dicono i borseggiatori di borsette, soldi e telefonini venuti dall’Est, dall’Ovest, dal Sud e dal Nord, perché ci accogli nel tuo grembo materno e ci permetti di fare i nostri colpi indisturbati nella metro oppure sui famigerati pullmann di città 105 e 64.
Grazie Roma, affermano in coro gli studenti di colore e di altre religioni, perché a scuola siamo noi a dettare le regole del gioco, l’autorità di questi insegnanti che pretendono di insegnarci qualcosa è pura fantasia, noi facciamo quel che cavolo ci pare e non stiamo ad ascoltarli, e loro hanno anche paura di noi.
Grazie Roma, dicono gli allegri beoni di altre nazionalità che la notte fanno festa e frastuono in centro storico, tra il Granicolo ed il Colosseo, perché teniamo indisturbati l’incivile comportamento che teniamo, togliendo il sonno a gente che la mattina si alza per lavorare e perché al mattino lasciamo sulle strade un tappeto di bottiglie e di vetri rotti che si riformerà la notte dopo, dopo essere stato appena rimosso dagli spazzini.

lunedì 25 giugno 2007

Fiocco di neve

Avvistato e filmato in Val d’Aosta l’unico esemplare al mondo di stambecco bianco. Si tratta di un cucciolo totalmente albino, dagli occhi azzurri e corna molto chiare, che la madre non abbandona mai, tenendo un atteggiamento costantemente protettivo nei suoi confronti. Come fanno tutte le mamme del mondo verso i figli con qualche spiccata caratteristica di diversità nei confronti dei propri simili. Il cucciolo, nato in un monte che, guarda caso, si chiama Blanchet, vive ora nel vallone di Les Laures a Brissogne, esce poco perché il riverbero della neve lo infastidisce e forse presto verrà battezzato dagli uomini della Forestale e dai cacciatori. Da questi ultimi non teme nulla, perché tra i cacciatori circola un detto: “Chi spara ad un animale albino muore entro un anno”. E’ un cucciolo bellissimo, tenero, candido. Immaginiamo che da adulto la sua bellezza diventi fulgente e superba. E così si materializza nella realtà il sogno che Francesco Nuti, alias Romeo Casamonica, faceva nel film “Tutta colpa del Paradiso”, nel cui cast compariva anche Ornella Muti. Sognava di andare alla ricerca di uno stambecco bianco (che altro non era un caprone preso da qualche parte dalla produzione) che poi gli sfuggiva. Ora lo stambecco bianco esiste davvero e si trova sulle montagne italiane. Come gli uomini, anche gli animali hanno un proprio destino. Il tempo dirà quale sarà quello di questo candido cucciolo.

lunedì 18 giugno 2007

Una storia di successo

Taci e lavora. Così si fanno i soldi. Ed i magnati della finanza e dell’industria, si sa, sono personaggi sempre un po’ restii a concedere interviste ai giornali o a parlare troppo di sé. Non sfugge a questa regola il leader del gruppo Ferrero, la fabbrica albese nota in tutto il mondo per il suo cioccolato, per la Nutella, i Kinder, i Rocher eccetera eccetera. Michele Ferrero controlla il gruppo dalla base di Bruxelles ed il figlio Pietro, già consigliere della Ras, è da poco divenuto amministratore delegato del gruppo di famiglia. Come il papà ed il fratello Giovanni (appassionato scrittore) non ama le luci della ribalta. Di lui si sa che è sposato con una gentile signora di Bra, con la quale vive tra Alba e Lussemburgo, vacanze a Saint Moritz ed in Costa Azzurra, poche frequentazioni salottiere ed un premio ricevuto nel 2003 da Carlo Azeglio Ciampi per l’innovazione nel settore alimentare. Amante delle passeggiate in bicicletta, magari in compagnia dell’amico Guido Barilla. Ed uno stile di vita improntato alla riservatezza, in linea con il modus vivendi piemontese.


Il deserto che avanza

E già. Nelle assolate terre del Sud Italia rimarrà il sole a riscaldare le lande desolate che si prospettano nei prossimi trent’anni. L’ultimo rapporto Onu sull’ambiente parla chiaro: a rischio di desertificazione sono cinque regioni. Per la precisione Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna. Terre dove non resteranno nemmeno gli occhi per piangere.
I vari governi succedutisi alla guida del nostro Paese non hanno saputo fornire risposte concrete al problema della disoccupazione, che attanaglia queste regioni, per cui si assiste ad una massiccia emigrazione di ritorno. Forse è retorico, sicuramente non scopriamo nulla di nuovo, ma è così. I dati Istat lo confermano: il 22 per cento della popolazione meridionale vive sotto la soglia della povertà. E’ un mix esplosivo di precarietà, disagio psicologico, giri clientelari, ricatti malavitosi, scarsa cultura amministrativa, rassegnazione della gente per bene. Ma i giovani non ci stanno. E a ondate se ne vanno via dai luoghi d’origine, dalle lande assolate e desolate. Senza rimpianti né nostalgie. L’alternativa è una vita di lavori precari e di umiliazioni. Ma nessuno ha più voglia di fare il martire o il disperato.

venerdì 15 giugno 2007

Il caso Selva e...

E’ stato formalmente inquisito il senatore alleatino Gustavo Selva, classe 1926, che pochi giorni or sono, durante la visita di Bush a Roma, ha forzato il blocco stradale per giungere in tempo presso gli studi televisivi di La7. Fingendo un malore si era fatto trasportare in tv a bordo di un’autoambulanza. Ne era scaturito un vivace battibecco con gli infermieri. Il senatore aveva minacciato il licenziamento per uno di loro se non lo avessero scortato in fretta presso lo studio del cardiologo di fiducia. Lo stesso senatore aveva poi rivelato in diretta di essere ricorso ad “un trucco da vecchio cronista” per giungere in tempo agli studi televisivi. Criticato da più parti il senatore si è visto costretto a rassegnare le dimissioni. L’accaduto la dice lunga sulla vita di certi personaggi politici, abituati da sempre a sgomitare per avere un posto in prima fila. Nonché sulla smania di fare passerella. Ma non voglio giudicare i politici e la loro etica. Mi viene da pensare a quando siamo in strada al volante: i più accaniti nel volervi sorpassare o nel fare manovre azzardate sono proprio gli uomini anziani di una certa età. Fateci caso. Hanno sempre fretta di arrivare prima degli altri. Si vede che ne sono affetti gli uomini nella fascia senile. La dose di prepotenza è direttamente proporzionale al calo degenerativo dell’età.

martedì 12 giugno 2007

Proposta per risollevare l'economia nazionale

La tranquilla signora milanese che vive da sola in città, posto fisso, indipendente, un discreto numero di relazioni, vacanze nel verde per rilassarsi. Il giovane e brillante studente universitario che aspira ad un impiego presso lo studio legale di grido. Il tranquillo impiegato di banca, impeccabile e preciso sul lavoro, che non si alza dalla sua sedia nemmeno per fare pipì. Il deputato del Parlamento che ti ha sfornato progetti di legge su chissà quante e quali tematiche sociali. L’analista di laboratorio, che passa il tempo tra provette e tamponi, tamponi e provette… Un unico pensiero, magari a fine serata, dopo una buona cenetta in compagnia: tirare fuori le canne ed aspirare per rilassarsi e sentirsi bene. Magari anche un po’ euforici…
Dopo la grande scoperta del CNR -nell’aria di Roma ci sono tracce di sostanze stupefacenti-, ora un rapporto di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, rivela che gli assuntori di tali sostanze sono tra noi. Sono i Mario Rossi della situazione, persone insospettabili che stanno lì a tirare su per il naso, fumare, iniettare, farsi di qualcosa, purché dia lo sballo. L’ultima moda è la colla che protegge le corde di violino. Ma in cima alle preferenze resta l’eroina. Seguita dalla cocaina e dai cannabinoidi. Il rapporto descrive una situazione spaventosa in cui i signor Rossi della situazione oltre ad essere gli abituali assuntori di tali sostanze ne sono anche gli spacciatori (per arrivare a fine mese). Regione per regione vi è la fotografia di quelli che si rivolgono ai Servizi pubblici per le tossicodipendenze e dei decessi. I furbi e gli ingenui sono avvertiti: per mettere da parte fette consistenti dei vostri guadagni una strada maestra è abolire gli stupefacenti dalla propria vita. L’economia nazionale si potrà risollevare se a tirare su per il naso si resterà in dieci. Utopia? E allora non vi lamentate se il vostro portafogli piange!

mercoledì 6 giugno 2007

Il femminismo 40 anni dopo

In una grande mostra attualmente in corso nel cuore di Roma delle artiste arabe per la prima volta hanno dato voce a quello che nella loro cultura è il sottaciuto mondo dei sentimenti femminili. L’hanno materializzato in forme, colori, materiali. Con questo mezzo lo hanno denunciato, reso vivo e presente anche alla componente maschile araba che per millenni lo ha negato o ha fatto finta di non vederlo. La rivoluzione femminista in Europa iniziò negli anni ’60 a partire dalla riflessione sul proprio corpo, sulla differenza sessuale (oggi si direbbe “di genere”). La classe dirigente, manco a dirlo, esclusivamente maschile, ne rimase spiazzata, destabilizzata, perché di tutto si sarebbe potuto immaginare, meno che le donne avessero capito che il cuore del problema stesse nella presunta inferiorità biologica da secoli sfruttata dalla componente maschile della società per appropriarsi del potere politico. Ma quelli erano gli anni Sessanta: si parlava di rivoluzione, di lotta di classe, di schieramenti politici di destra e di sinistra. Era questa la roba di cui si occupavano gli uomini. Le donne affrontarono lo spinoso problema dell’emancipazione e dei diritti su di un terreno nel quale gli uomini non avevano competenza: la conoscenza di sé stesse. “Il corpo è mio e me lo gestisco io”. Di lì partì tutto. Da lì si arrivò alla conquista di diritti sociali e politici. Quarant’anni dopo, nella parte del mondo dove l’altra metà del cielo dove questi diritti non esistono ancora, la rivoluzione si fa con mezzi più raffinati. Senza cortei né striscioni. Con le tele, i pennelli, le pietre, il legno, i colori. L’insostenibile leggerezza dell’essere.

lunedì 4 giugno 2007

Claudia, l'esperienza di Dio

Ho letto con interesse l’intervista rilasciata dall’attrice Claudia Koll ad un settimanale nazionale. Mi ha sempre affascinato la storia di questa donna toccata dalla grazia di Dio e rinata a nuova vita in seguito all’incontro con Gesù. Tutti sanno che l’attrice (di successo) ha iniziato la carriera artistica recitando nei film scandalo di Tinto Brass. Poi, sei anni fa, dopo esperienze di grande dolore sulle quali la Koll mantiene un comprensibile riserbo, e dopo aver sperimentato l’amore per vari uomini senza trovare mai la completa felicità, l’incontro con il Signore e la scelta di abbracciare una vita di testimonianza e di amore per il prossimo. La parola di Dio, portate in tutte le trasmissioni televisive. La costruzione di opere in Africa.
Una volta ho incontrato l’attrice dal vivo in una serata in onore di Padre Pio e l’ho salutata ringraziandola per le toccanti parole che aveva rivolto alla platea. Ricordo il suo sguardo sereno e la voce pacata. Ricordo anche la serenità che traspariva dal volto di questa donna che deve aver superato abissi di sconforto e prove durissime. Infatti nell’intervista l’attrice parla di un evento drammatico che le ha sconvolto la vita: è stata attaccata dagli spiriti del Male che la incitavano ad odiare. Lei allora ha cercato l’aiuto di Dio e la risposta alle tentazioni maligne è stata l’amore. Ed oggi si sente infiammata di amore per il prossimo. Un dono raro in un mondo competitivo e poco buonista come quello dello spettacolo.Una bella storia che dimostra come l’esistenza di una persona si può trasformare completamente e che dovrebbe farci riflettere sul significato vero dell’esistenza.

La politica? Roba da anziani

Numerosi studi pongono in luce che in Italia, dalla politica alle professioni quali l’insegnamento, vige una palese gerontocrazia. I numeri parlano chiaro. Alla Camera dei Deputati l’età media è di 51 anni e 6 mesi (52 anni e 6 mesi per gli uomini, 50 e 6 mesi per le donne). E’ la rappresentanza più anziana d’Europa. L’età media dei docenti è di 52 anni, dei rettori 62, dei generali e magistrati 58.
Per il premier Prodi in politica, come in tutte le cose, si affermano coloro che resistono ad una dura selezione. Se i giovani sono pochi è colpa loro. Esiste una meritocrazia.
Contro questa affermazione si leva la ministra Stefania Prestigiacomo, che, com’è noto, è stata tra le più giovani d’Italia. Essa afferma che è proprio in politica che la meritocrazia non esiste e descrive il panorama desolante di “vecchi incollati alla poltrona” che non sanno nemmeno che cos’è “youtube” e pensano ad attuare una politica solo per i propri figli e nipoti.Non sarà per questo difetto di recepire i modelli comunicativi moderni che la politica di casa nostra puzza di stantio? Che è priva di energia? Che sembra rannicchiata su sé stessa ed il dibattito che ne scaturisce è così scadente da non interessare i giovani i quali si interessano di altre cose? Al punto che decidono di optare per campi in cui esista ancora un minimo di meritocrazia e dove possano realmente confrontarsi. Lasciando perdere una politica che spesso non è di servizio. La storia si ripete. Oggi come ieri.

Risvegli

Gli studiosi di fenomeni sociali affermano che il “mutamento sociale” riguarda sempre i governi, le norme, gli status ed i ruoli. Per lo più è frutto di un processo graduale, raramente di rivoluzioni. Lo viviamo in quanto immersi nella società e pian piano ci abituiamo ad esso. Ma se ci coglie improvviso può procurarci sbandamento. E non è solo roba da film, ma pura realtà. Risvegliarsi dopo 19 anni di coma e trovare il proprio Paese cambiato sotto ogni profilo è stata un’esperienza destabilizzante per un ferroviere polacco che l’ha vissuta sulla propria pelle. La cosa più evidente relativa all'azione dei vari regimi o governi sta nelle restrizioni o nella libertà che essi danno ai cittadini. Sta anche nella minore o maggiore libertà di movimento che le persone hanno. Per il ferroviere destabilizzante non è stato trovare intorno a sé undici nipoti sfornati nel frattempo dai quattro figli, ma vedere che il regime comunista non c’è più. Non trovare più bandiere rosse o barbuti e canuti profeti della rivoluzione, ma gente che cammina per strada griffata, abbondanza di merci nei negozi e cellulari dappertutto. Non più cibo razionato, ma benessere che “fa girare la testa”. Il segno esteriore dei cambiamenti di regime sta proprio nelle mode e nei gusti delle persone. Abbattute le frontiere è stato uno sciamare di polacchi verso altre destinazioni europee, in cerca di una vita migliore. Non avendo avuto il tempo per abituarsi al cambiamento il nostro ferroviere appena ripresa coscienza si è chiesto ed ha chiesto che fine avesse fatto il comunismo. Quando la realtà supera la fantasia.

sabato 2 giugno 2007

Recuperare la pazienza

Le persone di successo hanno un segreto. Sono quelle che di fronte agli ostacoli della vita hanno saputo resistere. Hanno tenuto duro. Hanno avuto la pazienza di perseverare nei loro obiettivi. Le delusioni e le difficoltà le hanno temprate. La fede -qualunque essa sia stata- le ha sorrette. Ogni ostacolo le ha fortificate. Un lungo esercizio di tenacia e pazienza le ha rese migliori. Ovviamente parliamo di un successo non regalato, ma duraturo perché conquistato. Queste persone sono tra noi. Ognuno ne conosce almeno qualcuna. E’ però anche vero che la follia che trasuda in questi giorni dalle pagine di cronaca ci parla di un mondo che ha smarrito il grande dono della pazienza. Dal marito fallito dal punto di vista esistenziale che ha liquidato brutalmente la madre dei suoi figli, alla madre che ha accoltellato la figlia di sei anni. Dagli scialbi ragazzetti delle scuole superiori che si sono sentiti qualcuno facendo sesso orale in classe e mettendo i video su Internet, agli orrori di preti pedofili smascherati dalla BBC e da Santoro, fino all’altro orrore consumatosi in una scuola elementare vicino Roma. Sembra di assistere ad un delirio collettivo e ad una degenerazione di umanità, priva di qualunque luce di grazia e degradata in una condizione vicina a quella dei gironi infernali di dantesca memoria. Un mondo che vuole tutto e subito, che si danna per il proibito, che freme per soddisfare gli impulsi più bassi ed oscuri nascondi nei più oscuri meandri dell’anima. Una perdita di controllo generale degli “istinti di base”, o per dirla col filosofo, un grande ammasso di monadi che tendono alla materia bruta invece di elevarsi al divino con la propria vita. Nel mondo in cui tutto corre veloce e ci si sente “connessi” solo al cellulare o dietro lo schermo di un pc, in questo mondo che non sa aspettare, che non ha la pazienza di ascoltare, che tutto pretende e che tutto afferra con la voracità di una mantide, le persone oneste e perbene, che sono tante, si chiedono se è rimasta la speranza. Ed i giovani vogliono risposte che ormai rari maestri possono dar loro. La storia, gran maestra di vita, al solito ci fornisce le risposte chiarificatrici sul significato dell’esistenza. Ne possiamo far tesoro. Primo: non tradire, mai, la propria reale vocazione, per non tradire sé stessi. Secondo: tenere duro e piantare bene i piedi a terra. Terzo: sforzarsi, sudare, sudare moltissimo e soffrire per raggiungere quello che si vuole, e per diventare uomini. Ma soprattutto addestrare la mente ed il cuore all’esercizio spesso ingrato, ma fruttuoso, della pazienza. “Quando avrai le vene e i polsi che ti tremeranno e non avrai nient’altro dentro di te, se non la volontà che dice loro: “Resistete!”, tua sarà la terra, e tutto ciò che è in essa. E soprattutto sarai un uomo, figlio mio” (Kipling).

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