Ivana Kobilca 1861-1926
Ivana Kobilca e la sua intramontabile "estate"
Fu a Podbrezje che nell'estate del 1889 Ivana iniziò a lavorare a un dipinto intitolato »Estate «. Fino ad oggi il dipinto rimane una delle opere d'arte slovene più riconosciute.
In un'epoca in cui le artiste erano rare Ivana Kobilca, si è fatta un nome come una delle migliori artiste del paese.
“Summer” ritrae Fani, la sorella minore di Ivana, che fa una ghirlanda di fiori in un bel pomeriggio estivo. I due bambini accanto a lei sono i suoi cugini Janezek e Katica. Dietro due ragazzi sorridenti del villaggio, stanno scavalcando la staccionata, per raggiungerli.
Il dipinto pieno di pace, grazia e felicità è stato completato in uno studio un anno dopo con l'aiuto di una foto. Questo ha portato Kobilca in una prestigiosa mostra a Parigi e alla fine è stata esposta in importanti centri d'arte in tutta Europa. Anche la nota stampa francese ha dato a »Summer» recensioni entusiastiche e Kobilca si è trasferita a Parigi, dove ha ricevuto una formazione aggiuntiva.
"Summer" è un caloroso ritratto di una famiglia che sta giocando. Ivana aveva 28 anni quando lo dipinse e le portò un successo internazionale.
Gli ultimi giorni d'estate stanno passando. Ma il desiderio che duri ancora un po' è presente nell'odore dei fiori, nell'erba verde della campagna e nei rami degli alberi. Il relax giace sul viso di una giovane donna, nessuna agitazione, niente potrebbe rovinare questo momento perfetto.
Ma chi o cosa ha portato un misterioso sorriso sulle labbra della donna?
Possiamo solo immaginarlo.
L'innocenza dell'idillio estivo e l'immortalità di un momento estivo di cento anni fa incantano ancora tutti.
(Le Signore dell'Arte) - Ivana Kobilca è la più importante pittrice slovena di tutti i tempi, donna cosmopolita e libera. Non è facile per una artista affermarsi a fine Ottocento, in un contesto culturale ancora dominato da preconcetti e preclusioni alle donne, ma Ivana Kobilca ci riesce. Dotata di un talento che coltiva sin dalla scuola elementare e di grande apertura mentale, viaggia, studia, dipinge e si afferma nel panorama artistico e culturale a cavallo tra XIX e XX secolo. Pittrice realista, incontra e si confronta con i più grandi pittori uomini della sua epoca, tesse sodalizi con altre artiste, si forma presso varie scuole, evolve nella sua ricerca artistica e fa parlare di sé in mezza Europa. Non ha ancora 30 anni quando il suo talento è ufficialmente riconosciuto ed Ivana diventa rapidamente una figura chiave dello sviluppo artistico e culturale del proprio Paese.
Lubiana, la città in cui nasce, era allora il capoluogo della Carniola, una delle regioni dell’immenso Impero asburgico che si estendeva dal mare Adriatico alle steppe caucasiche. Era un centro commerciale e amministrativo molto dinamico, anche culturalmente. Ivana nasce in una famiglia di ricchi artigiani, che vogliono quindi offrire alla figlia una educazione all’altezza della loro posizione sociale. La giovane frequenta le scuole elementare e media presso le Orsoline ed impara due delle lingue più culturalmente rilevanti per l’epoca; italiano e francese, ed anche il disegno la sua insegnante era Ida Künl. Ma la scoperta dell’arte avviene grazie ad un viaggio a Vienna, con il padre, all’età di sedici anni. dove vide i dipinti di vecchi maestri che la ispirarono. La formazione di Ivana Kobilca 1861-1926 come pittrice ha avuto luogo negli ultimi due decenni del XIX secolo, quando il realismo in Europa divenne accettabile per la crescente classe media che, attraverso la politica e l'ideologia, controllava l'intera produzione artistica. Ha trascorso gran parte della sua vita adulta nelle capitali straniere: dopo Vienna ha studiato a Monaco, ha vissuto a Parigi, Sarajevo e Berlino, poi è tornata a Lubiana (sua città natale) solo all'inizio della prima guerra mondiale. Durante il suo turbolento soggiorno a Parigi e gli anni quasi idilliaci a Sarajevo, dipinge anche all'aperto, e successivamente a Berlino e Lubiana si dedica alle nature morte.
Nei quarantasei anni della sua vita creativa Ivana Kobilca ha lavorato in centri d'arte mondiali dove ha modellato il suo linguaggio sui più grandi pittori naturalisti e simbolisti europei. È stata membro associato della Société nationale des beaux-arts francese ed è stata presentata tre volte al loro Salon. Ha esposto in tutta Europa ed è stata l'unica artista slovena a seguire regolarmente e direttamente le mostre di tre principali Secessioni (Vienna, Monaco, Berlino). Ha svolto prestigiose commissioni per la Chiesa e le autorità laiche nella sua patria e in Bosnia, e, essendo abile nello stabilire contatti sociali, è riuscita a ritrarre persone di tutti gli strati sociali e di tutte le età - da milionari di Berlino, politici, borghesia. dame e bambini a originali personaggi rustici dell'Alta Carniola.
La mancanza di formazione accademica, salute delicata, suscettibilità alle critiche e occasionale eccessiva fretta non la fermarono. Kobilca ha messo alla prova tutto ciò che poteva: dallo stile di vita bohémien nietzscheano al vegetarianismo e alla scherma e insieme alle sue amiche e conoscenti apparteneva alle prime donne dell'era moderna a riuscire ad ottenere riconoscimenti nella professione esclusivamente maschile. Artisticamente parlando, il suo lavoro è principalmente realista, anche se si è spostata verso l'impressionismo più avanti nella sua carriera. Le opere di Ivana. Kobilca sono in gran parte dipinti ad olio e pastelli. La sua più grande influenza nel mondo dell'arte si vede nella pittura figurale, in particolare la sua attenzione ai ritratti di vita in contesti urbani e rurali insieme ai suoi dipinti di nature morte floreali.
Gli argomenti dipinti da Kobilca consistevano principalmente in ritratti, scene religiose, nature morte e attività quotidiane di persone normali, sia in contesti rurali che urbani. I suoi dipinti sono caratterizzati da colori marroni con elementi rosati, anche se le opere successive hanno mostrato blu e pastelli tipici dei tempi dell'influenza di Parigi. La scelta degli argomenti di pittura di Kobilca hanno suscitato alcune controversie a causa del fatto che ha implementato stili che non erano stati sviluppati nel suo paese d'origine.
La sua importanza in Slovenia è di così grande portata che è stata raffigurata su una delle banconote in valuta nazionale slovena fino all'introduzione dell'euro nel 2007.
Disegnare un corpo umano nudo era proibito alle donne a causa della morale del tempo, e questo era anche il motivo per il quale non era loro consentito frequentare accademie di Stato! Erdelt insegna la pittura alla maniera dei pittori olandesi del XVII secolo, sottolineando l’importanza di ogni piccolo dettaglio: Ivana diventa così una grande ritrattista e comincia a vivere grazie a commissioni da parte di funzionari e di ricchi borghesi.
In occasione della prima mostra collettiva a cui partecipa con un paio di opere nel 1888, viene notata da Richard Muther, uno dei maggiori critici d’arte del tempo, e l’anno seguente, nella sua Lubiana, realizza la prima mostra personale. A causa del clamore sollevato per il ritratto di sua sorella Fanny a spalle scoperte, deve per un po’ piegarsi alla “moralità” ancora molto rigida nel suo Paese, ma le sue sperimentazioni continuano.
Nella prima fase della sua produzione le palette scure e terrose predominano: all’interno di una concezione di arte essa stessa in evoluzione, che inizia ad accogliere eventi di vita reale e quotidianità, Ivana Kobilca ritrae in particolare figure femminili, come la celebre Kofetarica (La bevitrice di caffè) (1888). È uno dei suoi ritratti più ammirati, conservato nella Galleria Nazionale della Slovenia, a Lubiana, che accoglie molte opere della sua pittrice: ritratti di familiari e membri della società borghese dell’epoca, ma anche scene di vita quotidiana, fiori e nature morte.
La svolta e la consacrazione definitiva di Kobilca arrivano con il trasferimento a Parigi, cuore pulsante della vita culturale e artistica di fine secolo. Qui l’artista continua a studiare, presso la scuola di Henri Gervex, uno dei più apprezzati pittori del periodo e amico, tra gli altri, di Rodin e Monet. Espone ben tre volte nel prestigioso Salon des Arts (1891, 1892 e 1897) e diventa membro onorario della Société Nationale des Beaux-Arts. Gli anni del soggiorno parigino sono i più fertili: la capitale francese è socialmente molto stratificata e Ivana sceglie per i suoi quadri i soggetti più disparati: dalle venditrici del mercato alle borghesi raffinatamente vestite. Vive in una specie di Comune bohémienne insieme anche ad altre donne artiste, tra cui Rosa Pfäffinger. A seguito di un clima sociale poco sereno Ivana si ritira con altre artiste ed altri artisti a Barbizon – a sud della capitale, ai margini della foresta di Fontainebleau – nell’immediata periferia di Parigi e comincia a dipingere en plein air ma non alla maniera impressionista. Qui le nuove tendenze e l’arte francese influenzano il suo stile e l’uso di alcuni colori, come l’inserimento della palette del blu e del verde.
Qualche anno dopo la troviamo in Italia, a Firenze, per un soggiorno studio e nel 1897 è la prima donna slovena ad esporre alla Biennale di Venezia con tre opere. Lo stesso anno si trasferisce a Sarajevo, dove vive agiatamente realizzando numerosi ritratti su commissione. Insieme ad un gruppo di artisti ed artiste di lingua tedesca fonda il Gruppo dei Pittori di Sarajevo e la rivista “Nada”. A questo periodo appartengono i numerosi autoritratti, che realizza anche attraverso l’uso di modelli fotografici.
Berlino è l’ultima capitale in cui soggiorna, prima di rientrare definitivamente a Lubiana allo scoppio della Prima guerra mondiale. Anche questa città “lascia un segno” nell’opera della pittrice, con l’inserimento dell’utilizzo del bianco e la realizzazione di nature morte.
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