martedì 2 giugno 2015

NEL 1946 GIULIA FERRERO DIVENTA LA PRIMA FUNZIONARIA D'ITALIA

(Il Torinese) - COSA SUCCESSE IN CITTA’ 
 
Secondo una ricerca condotta presso l’ University College di Londra dalla neuroscienziata Eleanor Maguire, il passato è strettamente connesso al futuro, tanto che chi soffre di amnesia e quindi dimentica il passato, non riesce più nemmeno ad immaginare e a prospettarsi un futuro. Ebbene, forse per attenerci un po’ alle recenti scoperte, o forse perché in fondo il mondo e nello specifico la città in cui viviamo è fatta di storia e di aneddoti passati, che da questo mese dedicheremo una “rubrica” a Torino e agli avvenimenti più curiosi e che più l’hanno segnata nel corso degli anni, se non addirittura dei secoli precedenti

Era il 19 maggio del 1947 ed erano passate da poco le h. 18.00 quando, durante un violento nubifragio abbattutosi sulla città di Torino, un filmine colpì la vettura tramviaria 2572 mentre si trovava in via Garibaldi all’angolo con C.so Valdocco. Per un attimo il tram venne avvolto in un gran bagliore di fiamme che si trasformò qualche secondo dopo in una nuvola di fumo. Immediatamente i passeggeri all’interno della vettura cominciarono a schiantare i finestrini e le portiere bloccate dal cortocircuito, riuscendo a precipitarsi fuori dal tram. Solo il manovratore fu investito dalla fiammata; fortunatamente ne uscì illeso e con i soli pantaloni bruciacchiati. Tuttavia una quindicina di persone, vittime del panico, rimasero ferite nel tentativo di uscire dalla vettura. [ Gazzetta del Popolo ]

Era il 24 maggio sempre del 1947 quando si ebbe finalmente l’epilogo della tragedia di C.so Vercelli che ebbe come spietato protagonista Ugo Tiengo e che segnò nel profondo l’opinione pubblica torinese. Qualche mese prima, esattamente la sera del 30 dicembre 1946, Ugo Tiengo andò a trovare la moglie Maria Greggio (che nei mesi precedenti aveva più volte manifestato la volontà di volersi separare e rifarsi una vita con un altro uomo), nell’abitazione di C.so Vercelli 88, dove la donna viveva con i loro tre figli. Il Tiengo, dopo un primo tentativo fallito di convincere la moglie a tornare con lui, estrasse la rivoltella, la puntò contro il volto della giovane donna e poi sparò un colpo uccidendola. La stessa sorte toccò allo zio di Maria, Carlo Maistardi e al nuovo compagno di lei, Giustavo Nibale che in quel momento si trovavano nell’abitazione di Maria. Il tragico delitto si svolse davanti agli occhi innocenti e terrorizzati dei tre bambini Marisa, Franco e Sergio. Il 24 maggio 1947, dopo un difficile processo (soprattutto per la bambina più grande che dovette anche testimoniare l’accaduto) la Corte d’Assiseritenne l’uomo colpevole di omicidio continuato, condannandolo definitivamente ad una pena di 26 anni di carcere. [Gazzetta del Popolo]

Era il 4 maggio 1949 quando un drammatico fatto sconvolse la città di Torino e l’Italia intera. Quel pomeriggio si attendava, sul campo dell’Aeritalia, l’aereo con a bordo la squadra di calcio del Torino che era reduce dal Portogallo perché lì aveva sostenuto un incontro con il Benfica. Nonostante le condizioni di mal tempo presenti a Torino quel giorno (raffiche di vento, pioggia e fitta nebbia), si decise ugualmente di far partire l’aereo e di farlo giungere a Torino. Fu un attimo, il tempo di un secondo ed avvenne la catastrofe: l’aereo con a bordo 18 calciatori, dirigenti, giornalisti e tre membri dell’equipaggio, si schiantò tragicamente sul colle di Superga, proprio dietro alla Basilica. Poco dopo le h.17.00 un imponente boato e nuvoloni di fumo e fiamme invasero la collina torinese lasciando la città completamente senza fiato. Subito dopo il forte impatto non si sapeva ancora né cosa fosse successo né di chi fosse l’aereo; quando giunsero i primi soccorsi trovarono accanto ad alcuni corpi delle maglie granata con inciso sopra lo scudetto tricolore. In quel momento si ebbe la conferma che l’aereo coinvolto nel tragico incidente era proprio quello del Torino. Si ipotizzò che la fitta nebbia e le pessime condizioni atmosferiche avessero impedito al pilota di scorgere e quindi di conseguenza evitare il colle della Basilica. [La Stampa]

Era il 2 maggio 1966 quando la torinese Fulvia Ferrero, di 23 anni, laureata in legge alla Facoltà di Giurisprudenza di Torino, divenne la prima donna-funzionario d’Italia. Dopo aver vinto un concorso al quale parteciparono 900 candidati, la Dott.ssa Ferrero si aggiudicò il ruolo di “funzionario” all’interno della Prefettura di Torino, ruolo fino ad allora ricoperto esclusivamente da persone di sesso maschile. Questo evento rappresentò un importante e significativo passo all’interno della lunga battaglia per la parità dei diritti tra donne e uomini. [Gazzetta del Popolo]

L’ 8 maggio sempre del 1966 il “reuccio della canzone italiana”, Claudio Villa,si recò nella città di Torino per eseguire il “Padre Nostro” di Tortorella, durante la Messa in San Francesco D’Assisi. Chiamato dagli universitari della Conferenza di San Vincenzo, Villa cantò il “Padre Nostro” durante la Messa delle h. 11.00 nella Chiesa di San Francesco da Paola, situata in via Po. Un’ora prima della funzione la Chiesa era già gremita di persone e quando l’amato cantante (al termine della Messa) uscì da una porta laterale, i numerosi “fans” si scatenarono bloccando il traffico in via Po e cercando di scavalcare con irruenza il cordone teso dalla polizia. Furono tre quarti d’ora di tensione tra urli, strilli e qualche ferito. [Gazzetta del Popolo]

Il 3 maggio 1980 venne ritrovata Adriana Tromboni, la bambina torinese di 10 anni che il 30 aprile, dopo essere uscita per giocare con gli amichetti, non aveva più fatto ritorno a casa. La bambina venne ritrovata (dopo tre giorni di completo silenzio) in Calabria, a quasi 1000 km di distanza dalla sua città. Quello che la bambina raccontò appena venne ritrovata dalla polizia, fu che un uomo molto più grande di lei l’aveva rapita e costretta a prendere un treno con lui e che lei, qualche giorno dopo, approfittando di un momento di distrazione dell’uomo, era riuscita a scappare da lui. La polizia si mise subito sulle tracce del presunto maniaco ma qualche ora dopo, appena la bimba rivide la sua mamma (precipitatasi in Calabria), scoppiò in un pianto liberatorio e confessò di essersi inventata tutto. Raccontò di essersi allontanata da casa per paura di essere sgridata poichè non aveva rispettato l’orario di rientro e che, dopo essere giunta a Porta Nuova, decise di prendere il primo treno che le era capitato: quello per la Calabria. Una volta giunta in Calabria era rimasta all’interno della stazione del comune di Paola finché la polizia non riuscì a trovarla. Nicoletta Tromboni, mamma della bambina, si scusò a nome di sua figlia e fece ritorno a Torino insieme alla piccola Adriana che, capita la gravità dell’accaduto, promise di non scappare più e di non dire bugie. [La Stampa]

 (Foto: mepiemont.net – il Torinese)
Simona Pili Stella

Nessun commento:

Lettori fissi