Ore
6.20 di un tiepido mercoledì d'agosto. Reduce dal turno di notte mi reco
in un bar albese per la classica colazione. Mentre aspetto il caffè la
mia attenzione si sposta su un signore, in tenuta da lavoro,
probabilmente un decoratore, come è costume chiamare oggi gli
imbianchini. Età approssimativa: 50 anni. Segni particolari: una
passione smodata per una mangiasoldi sberluccicante e ululante posizionata
nel bar, proprio in faccia al bancone. Osservo e conto, alle 6.25
l'uomo ha già mandato in fumo 21 euro, alle 6.30 sono 37. Leggo il
giornale, ma sottecchi decido di continuare a guardare. Nella
mangiasoldi finiscono altri 45 euro. Sono le 6.35, il sole è appena
sorto e un uomo in un bar di Alba si è già sputtanato oltre 100
euro…quello che provo è un misto di rabbia e commiserazione. Alle 6.38
l'uomo guarda il portafogli, cerca, cerca di nuovo senza trovare altro
che non siano scontrini o bottoni. E' fuori di sé, in preda al panico, ha
uno sguardo allucinato. Si dirige verso la porta barcollando, si gira
di scatto e per la prima volta i suoi occhi incontrano i miei. Cerco di
trasmettergli qualcosa, di provare a fargli capire che non è solo e
soprattutto che non è perso, che c'è sempre un'altra possibilità, ma non
serve a niente, sale sul camion e sfreccia via. Mi restano quegli occhi
tristi, simbolo di un paese alla deriva, di uno Stato in mano alle
mafie che deruba i propri cittadini e depreda le proprie ricchezze…un
paese che non può essere quello per cui è morto mio nonno o si è
spezzata la schiena mia nonna, un paese che obbliga i propri cittadini a
versare il 50% di tutto quel che guadagnano in tasse e non pago li
illude di poter trovare una scappatoia nel gioco d’azzardo per poter
fottere anche quel poco che resta. No, questo è un paese che non può
essere il mio…
MARCELLO PASQUERO
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