domenica 16 dicembre 2012

L'AMORE E' IL PERCHE' (SIMPOSIO)

MASSIMO GRAMELLINI

Ci siamo, è tempo di mettersi in marcia. Ho la valigia piena di storie, le vostre, e di parole come amicizia, libertà, convinzione, accettazione, risveglio. Ma devo trovare assolutamente spazio ancora per una che le comprende tutte Eros - e per un libro, il mio adorato Simposio. È lì che ho imparato che l’amore non ha un perché, l’amore è il perché. È l’energia che collega e ispira ogni manifestazione della vita. Se poi in valigia ci fosse posto soltanto per una pagina, strapperei dal libro quella in cui Platone descrive la Scala dell’Amore: «Procedere dalle cose belle di quaggiù e salire sempre di più, come per gradini, da un solo corpo bello a due, e da due a tutti i corpi belli, e da tutti i corpi belli alle belle attività umane, e da queste alle belle conoscenze, e dalle conoscenze ancora più su, finché non si pervenga a quella conoscenza che è conoscenza di null’altro se non del Bello. E così, giungendo al termine, conoscere ciò che è il Bello in sé.»
Ma chi ha osato definire l’amore platonico un sentimento virtuale? È quanto di più erotico si possa immaginare. Platone ci spiega che l’amore consiste nel desiderio di generare e partorire il bello, al fine di garantirsi l’immortalità. Attraverso l’energia dell’amore si può generare un figlio, una legge, un’opera d’arte. Tante sono le creazioni possibili e tutte meritevoli. L’essenziale è che durante l’atto creativo l’uomo si lasci impossessare dalla passione. È la passione che lo mette in sintonia con l’energia dell’universo che gli consente di creare. Nella visione poetica di Platone, questa energia assume la forma di un dio chiamato Eros che invade chiunque sia innamorato di qualcuno o di qualcosa. Eros non è l’amato, ma l’amante.
Ecco il messaggio più profondo del libro. Come tutti gli orfani, ho passato la prima parte della mia vita a credere che la felicità consistesse nell’essere amati. Eppure ogni volta che ero amato non mi sentivo felice. Perché la felicità non viene dall’essere amati, ma dall’amare. Era già scritto lì, in quella pagina di duemila e cinquecento anni fa che ho appena infilato in valigia. Ora sì che si può davvero partire.

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