lunedì 1 dicembre 2008

SIATE VIGILANTI

Uno dei motivi per cui, a mio parere, la Chiesa perde terreno tra le coscienze italiane, è il suo ostinarsi a volere far leva sui sensi di colpa che fanno parte dell’ancestrale natura umana. Neanche la più spaventata massaia di casa vicino alla parrocchia o la più bigotta delle donne, crederebbe ormai all’autopunizione ed al sacrificio come mezzo di espiazione e di acquisto del Paradiso.
I sacerdoti più lungimiranti ed impegnati nel sociale hanno ormai capito che va cambiato il registro della predica ed il modo stesso di stare tra la gente.
Uno dei parroci italiani più carismatici è un piemontese, si chiama don Valentino Vaccaneo. E’ un omone di 74 anni, con cinquanta di sacerdozio alle spalle. Ha al suo attivo realizzazioni importanti, come appartamenti per donne in difficoltà (bambini compresi), una comunità per il recupero dei tossicodipendenti, una casa per soggiorni estivi ed un’altra per incontri, nonché una sala per spettacoli e proiezioni cinematografiche ed un’altra sala per i giovani.
La sua predica sul “siate vigilanti, andate incontro allo sposo” sarebbe più convincente di tutte le esortazioni del ministro Brunetta per migliorare la produttività sui posti di lavoro. Con la sua stazza imponente, con il suo grande carisma don Valentino si muove ai piedi dell’altare e parla alla folla:
“Cosa significa andare incontro allo sposo? Significa attendere l’incontro con Gesù, essere vigilanti e prepararsi a questo grande evento. L’attesa non è certo quella di cui sentiamo parlare in questi tempi: attesa di attacchi terroristici, attesa di momenti di crisi. Non è certo questa l’attesa di cui parla Nostro Signore.
Immaginate – continua don Valentino – una sposa che debba andare incontro al suo sposo. Che fa? Si trucca, si aggiusta i capelli, indossa l’abito per la festa. Attende il suo momento di gioia. Se andasse trascurata e con i capelli rovinati significherebbe che non ha fatto quello che l’attesa le richiedeva: farsi bella per il suo sposo.
Allora, tutte le volte che incontriamo il nostro prossimo, incontriamo lo sposo. E tutte le volte dobbiamo chiederci cos’è quello che possiamo fare e se quello che abbiamo fatto era davvero tutto quello che potevamo fare: nel sociale, nel lavoro, in un impegno, in un rapporto con il prossimo. Essere vigilanti significa fare tutto quello che ci è possibile. Ricordarci che stiamo andando incontro allo sposo e che dobbiamo prepararci per vivere questo momento di festa”.
In queste parola la visione più luminosa del Cristianesimo, non religione del quietismo e della rassegnazione, del sacrificio e della mortificazione (come è stato interpretato da alcune filosofie), ma religione dell’impegno e dell’attivismo, della trasformazione positiva della realtà “perché – è sempre don Valentino che parla – Dio ha bisogno dell’impegno di ciascuno di noi”.

Nessun commento:

Lettori fissi