Dal libro di LILLI GRUBER “Streghe” – Rizzoli 2008, pagg. 237-38
Alle 18 dell’11 giugno la segreteria del ministero per le Pari opportunità annulla l’appuntamento. Può capitare, mi dico. La mia assistente Alessandra si riattacca alla cornetta ma trovare la data giusta non è facile. Ottengo infine l’ambìto appuntamento, il 10 luglio alle tre del pomeriggio. Il giorno prima mi arriva la fatidica telefonata del ministero: Mara Carfagna è stata dirottata su improrogabili impegni istituzionali. Mi rendo conto. Un po’ nervosa, decido di impiegare utilmente le ore che avrei passato con lei. Ormai che sono rientrata da Strasburgo, alle tre vado dal parrucchiere.
E mentre mi asciugano i capelli, nel salone entra Mara Carfagna.
Il mio parrucchiere, Roberto D’Antonio, è molto quotato. Lo frequentano personaggi del cinema e della televisione, del giornalismo e naturalmente anche della politica. Ma che sia diventato un impegno istituzionale mi colpisce davvero. Aumenterà anche i prezzi?
Saluto con educazione la ministra. Non mi trattengo dal farle notare, però, che raramente ho avuto tante difficoltà a ottenere un’intervista. Personaggi come Al Gore o il ministro degli Interni dell’Arabia Saudita sono stati una passeggiata, al confronto. Imbarazzata, mi spiega confusamente che stanno ancora rodando l’ufficio. Cioè, suppongo, non ha ancora spiegato a chi le prende gli appuntamenti il significato della parola «istituzionale». Un ministero senza portafoglio, e anche senza vocabolario. Mara Carfagna, dopo mille scuse, mi promette che la sua segretaria richiamerà per fissare una nuova data.
Alle 18 dell’11 giugno la segreteria del ministero per le Pari opportunità annulla l’appuntamento. Può capitare, mi dico. La mia assistente Alessandra si riattacca alla cornetta ma trovare la data giusta non è facile. Ottengo infine l’ambìto appuntamento, il 10 luglio alle tre del pomeriggio. Il giorno prima mi arriva la fatidica telefonata del ministero: Mara Carfagna è stata dirottata su improrogabili impegni istituzionali. Mi rendo conto. Un po’ nervosa, decido di impiegare utilmente le ore che avrei passato con lei. Ormai che sono rientrata da Strasburgo, alle tre vado dal parrucchiere.
E mentre mi asciugano i capelli, nel salone entra Mara Carfagna.
Il mio parrucchiere, Roberto D’Antonio, è molto quotato. Lo frequentano personaggi del cinema e della televisione, del giornalismo e naturalmente anche della politica. Ma che sia diventato un impegno istituzionale mi colpisce davvero. Aumenterà anche i prezzi?
Saluto con educazione la ministra. Non mi trattengo dal farle notare, però, che raramente ho avuto tante difficoltà a ottenere un’intervista. Personaggi come Al Gore o il ministro degli Interni dell’Arabia Saudita sono stati una passeggiata, al confronto. Imbarazzata, mi spiega confusamente che stanno ancora rodando l’ufficio. Cioè, suppongo, non ha ancora spiegato a chi le prende gli appuntamenti il significato della parola «istituzionale». Un ministero senza portafoglio, e anche senza vocabolario. Mara Carfagna, dopo mille scuse, mi promette che la sua segretaria richiamerà per fissare una nuova data.
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