Quella
che io avevo creduto intelligenza non era stata altro. Dunque, se non una buona
cultura musicale e letteraria. Incapace oggi ancora di farle intendere come la
sua città stesse già soccombendo a tutti i punti di vista da quando aveva la “fortuna”
di appartenere al regno d’Italia. Naturalmente, non sollevai nessun problema
del genere, nemmeno quello, vergognoso, del razzismo fascista contro gli
sloveni, tanto non avrebbe capito, o, peggio ancora, non mi avrebbe creduta; e
il mio soggiorno a Malborghetto fu piacevole, il clima di mezza montagna mi
aveva presto guarita e con me la zia era gentile e affettuosa.
Le quattro ragazze Wieselberger, Club degli Editori, Milano 1976, pp. 219-220.
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