Confesso di avere un debole per la presidente della Provincia dell’Aquila. Quella signora piccola piccola che vedete sgusciare nei telegiornali inamidati del G8, una volta accanto a Obama e un’altra accanto a Clooney. Più che accanto, sotto. Non so di che partito sia e preferisco non saperlo, per poterla iscrivere di diritto a quello della felicità minima garantita. Stefania Pezzopane, con quel cognome che è un programma esistenziale, mi sta insegnando a estrarre meraviglia da una tragedia. Senza imbarazzo né sensi di colpa. Il destino l’ha messa a capo di una provincia terremotata e lei ha pianto tutte le sue lacrime, finché ne ha avute. Poi ha ricominciato a sorridere. E adesso, diciamocela tutta, se la gode.Clooney non sapeva più come seminarla, neanche fosse una di quelle ragazze che lo molestano davanti alla macchinetta del caffè. Quanto a Obama, il giorno prima se l’era vista sgusciare da sotto un’ascella. Lei non conosceva abbastanza inglese per esprimergli la sua gioia e così ha urlato: «We are the champion», senza la esse finale. Non c’entrava niente, ma converrete che è la frase più bella che un’italiana potesse pronunciare in mezzo alle macerie, accanto all'uomo più potente del mondo, anzi sotto. We are the champion, senza la esse, ma con un cuore che fa a spallate con la vita e accoglie tutto, la vittoria e la sconfitta, trattando «questi due impostori», direbbe Kipling, allo stesso modo. Al posto di Silvio non avrei dubbi: Pezzopane first lady in rappresentanza delle indomite donne d’Italia: con una così accanto, anche lui potrebbe finalmente togliersi i tacchi.
MASSIMO GRAMELLINI
MASSIMO GRAMELLINI
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