venerdì 17 ottobre 2008

Napolitano: "Saviano non è solo"

Fonte: http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo430228.shtml

"Roberto Saviano è stato costretto ad una vita dura, una vita assurda: bisogna fargli sentire che non è solo". Questo il messaggio di Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. "Le minacce allo scrittore da parte del più feroce clan camorristico sono una sfida non solo alla cultura, ma alla coscienza civile del Paese", scrive Napolitano. Anche il padre del romanziere interviene: "Lo calunniano, ho paura per lui".
"Lo Stato devefare la sua parte come garante della sicurezza e della legalità - ha scritto Napolitano a Repubblica -. Ma tutti devono comprendere che sono in gioco valori basilari di libertà e di dignità nazionale, che à in gioco il prestigio dell'Italia democratica in Europa".
Accorato anche l'appello del padre di Saviano. In un'intervista a La Stampa, afferma che ''è più forte la rabbia'', quella contro le calunnie che vengono messe in circolazione sul conto del figlio e della sua famiglia ma che nonostante tutto ''ne è valsa la pena''. E lancia un messaggio al figlio che ''non si perdona il fatto di aver coinvolto la famiglia, ''gli voglio dire di stare tranquillo - dice il padre - perche' non avrei mai voluto che rinunciasse alla sua battaglia, alla sua arte''.
Riguardo all'annuncio di voler lasciare l'Italia fatto dal giovane scrittore, il padre aveva gia' capito che qualcosa non andava, che suo figlio stava attraversando un momento difficile ma aggiunge ''i Saviano sono gente tosta''. E sull'ipotesi della partenza risponde: ''Roberto all'estero? Non credo, forse una vacanza ma non certo una fuga, credo che rimarrà in Italia''.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Senza paura
"Penso di aver diritto a una pausa. Ho pensato che cedere alla tentazione di indietreggiare non fosse una gran buona idea, non fosse soprattutto intelligente. Ho creduto che fosse assai stupido – oltre che indecente – rinunciare a se stessi, lasciarsi piegare da uomini di niente, gente che disprezzi per quel che pensa, per come agisce, per come vive, per quel che è nella più intima delle fibre. Ma in questo momento non vedo alcuna ragione per ostinarmi a vivere così, come prigioniero di me stesso, del mio libro, del mio successo. 'Fanculo il successo. Voglio una vita, ecco. Voglio una casa. Voglio innamorarmi, bere una birra in pubblico, andare in libreria e scegliermi un libro leggendo la quarta di copertina. Voglio passeggiare, prendere il sole, camminare sotto la pioggia, incontrare mia madre senza paura e senza spaventarla. Cazzo, ho solo ventotto anni! E voglio ancora scrivere". Roberto Saviano, La Repubblica, 15 ottobre 2008 -

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