Lo relegheranno a caso di ordinaria follia.
Un vigile urbano avanti con gli anni che viene accusato di timbrare il
cartellino anche per i colleghi. Il processo, la condanna, la
destituzione dall’incarico. E intanto il virus nazionale del vittimismo
che gli monta dentro, fino a catalizzarsi intorno a un bersaglio in
carne e ossa: la sindaca di un paese del Varesotto, teatro di tutta
vicenda. Per trasformarla in tragedia manca l’ultimo requisito: il porto
d’armi che consente a quest’uomo di mantenere un arsenale di carabine e
fucili a pompa. Giuseppe Pegoraro si presenta in Comune, spara al primo
cittadino, ferisce anche il secondo, e quando viene infine messo nelle
condizioni di non nuocere, le sue prime parole sono quelle di un
giustiziere della notte cresciuto a rancore e telefilm: «Adesso ho
regolato i miei conti».

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