martedì 16 luglio 2013

STASERA MI RUTTO

Nella frase «Calderoli dà dell’orango alla ministra Kyenge», la parola più nauseante è Calderoli: per la sua recidività. Sono vent’anni che l’Italia si deve occupare delle bizze razziste dei leghisti da bar, vent’anni che molti cittadini non ancora del tutto imbarbariti schiumano d’indignazione, vent’anni che viene loro risposto che si tratta di battute innocenti e che chi non ride a crepapelle è un buonista o un ipocrita. Vent’anni, un surplace infinito, fatto di canottiere, ombrelli, diti medi, deodoranti spruzzati sui treni, tricolori umiliati, incitazioni allo stupro. Non c’è mai un orlo in questo bicchiere che continua imperterrito a ingoiare porcate. Ogni volta ci si stupisce come se fosse la prima, ogni volta la si rimuove come se fosse l’ultima. E invece tornerà, perché torna sempre, e fra un mese o un anno ci sarà un altro orango, un’altra canottiera, un altro rutto mediatico per il quale indignarsi invano.  
Ci fu un tempo in cui questi spregiatori indefessi del buongusto avevano i voti. Ora nemmeno quelli. Solo una manciata di nostalgici e un potere spropositato: la presidenza delle tre regioni più grandi del Nord. Ma non sanno che farsene, perché su una cosa i padani sono identici al popolo con cui confinano (gli italiani): nel coltivare il demone dell’immobilismo e dell’impotenza. Vent’anni ed eccoci ancora qui a parlare di oranghi. Per tacere dei giaguari. 
P.S. Il 16 luglio 2007 cinque operai morirono nell’esplosione del Molino del Cordero, a Fossano. Si chiamavano Valerio Anchino, Marino Barale, Antonio Cavicchioli. Massimiliano Manuello e Mario Ricca. Hanno lasciato undici orfani. Il Buongiorno di oggi è dedicato a loro. 

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