domenica 7 luglio 2013

PENDOLARE SU DUE RUOTE, SUCCEDE IN SVIZZERA

Di Renat Kuenzi, swissinfo.ch
Andare al lavoro in bicicletta fa sempre più tendenza, in Svizzera come altrove. Ma Olivier Staub non è un pendolare come gli altri: ogni giorno deve percorrere 34 chilometri, poco importa se fuori splende il sole o c'è la neve. E sulla sua sella recita poesie ad alta voce.
La sveglia suona alle 4 e 30 del mattino. Olivier Staub si alza, mangia un birchermuesli con frutta fresca, riempie la borraccia, chiude la porta e inforca la  bicicletta, più o meno infagottato a seconda della stagione e della meteo. Accende il suo potente fanalino LED e si mette in moto. Sono le 5 e 15.
«In questo modo riesco ad approfittare del tragitto senza stress», spiega Olivier Staub, occhi azzurri e sguardo sveglio.
È attraverso una lunga serie di strade secondarie, che questo ingegnere  elettrotecnico di 43 anni, lascia Herrenschwanden – vicino a Berna – per recarsi a  Kriegstetten, nel canton Soletta. Il tutto in un'ora e un quarto. «È il momento migliore della giornata», racconta.
«Adoro questi tragitti, perché in giro non c'è praticamente nessuno», confessa Olivier Staub. Pedalare non è soltanto un'occasione per muoversi, ma anche per lasciar vagare i pensieri. I suoi volano alla moglie Petra e ai quattro bambini. Il maggiore ha 13 anni; il più piccolo sette e mezzo.
A volte ne approfitta per prepararsi ai colloqui che lo attendono in giornata. «Mi capita anche di recitare poesie, quelle di Paul Éluard ad esempio. È il mio poeta preferito». La bicicletta diventa così una specie di ponte tra due mondi, la famiglia e il lavoro.
Alle 6 e 30 arriva in ufficio. Una doccia veloce prima di mettersi all'opera, la mente libera e le idee in chiaro. Da undici anni, lavora come capo sviluppo in una società internazionale di telecontrollo.
Per lui, la bicicletta non è soltanto un mezzo di trasporto. In inverno, quando aprendo la finestra scopre il paesaggio imbiancato, ha il cuore che batte all'impazzata. «Il tragitto sulla neve che brilla sotto la luce dei fari è una semplicemente meraviglioso». In quel periodo però rimpiazza la sua bici da corsa con una mountain-bike, i cui pneumatici chiodati aderiscono meglio al terreno. «Se la strada è scivolosa o ghiacciata, è un po' pericoloso», riconosce Olivier Staub.
La sera, lascia il lavoro alle 17 e 30 e arriva a casa verso le 19, con 70 chilometri nelle gambe. Nelle giornate di bel tempo, allunga il percorso di qualche chilometro, per puro piacere.

Ogni giro in bicicletta è diverso dall'altro ed è proprio il fatto di non sapere mai cosa aspettarsi a sedurre Olivier Staub. «Il ritmo tranquillo permette di avere una maggiore consapevolezza del paesaggio e di poterne così approfittare. L'automobile, al contrario, è pratica ma noiosa».

E la bicicletta elettrica, Olivier Staub ci ha già pensato? No, perché sarebbe tecnicamente troppo semplice. In più guadagnerebbe soltanto mezz'oretta. «Andare al lavoro con la bici elettrica però sarebbe come scalare l'Everest con una maschera d'ossigeno!». 
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Renat Kuenzi, swissinfo.ch
(Traduzione dal tedesco, Stefania Summermatter)

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