(Foto e dichiarazione tratte da La Stampa)
«Qui al festival chiamato Collisioni sono stato nel 2010, con il mio
amico e poeta Vincenzo Costantino “Cinaski” e con Dan Fante, il
primogenito di John Fante. Ho il ricordo di una specie di Woodstock
della letteratura, molti reading, moltissima gioventù, e le magnifiche
mammelle vinose delle colline lì intorno. Insomma, mi è sembrato lo
scenario giusto per proporre uno spettacolo chiamato “Ballate”, per di
più oggi, nel giorno del centenario di un grande autore di ballate. Le
ballate sono un genere antico, un modo
epico di narrare: “La ballata del carcere di Reading” di Oscar Wilde,
oppure la «Ballata del vecchio marinaio» di Coleridge. E “Le rime” di
Michelangelo, le ballate popolari, quelle che vengono dal medioevo, dai
trovatori, le ballate del folclore. Vicende umane che diventano saghe,
soprattutto episodi di vita che diventano ballate, vita che si
trasferisce nell’epica. Dignità, coscienza e orgoglio.
E le
collisioni - riflette Capossela - sono scontri tra diversità, e sono
spesso l’occasione per conoscere il diverso senza prefiggersi di
abbatterlo».
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