La Stampa - Ci
dobbiamo occupare ancora una volta di una brutta storia. T., bambino di
nove anni iscritto alla scuola elementare «Don Orione» di Milano, va
matto per i congiuntivi e i compagni di classe lo isolano dal gruppo,
riempiendo la lavagna di battutacce contro di lui. Quando ho letto la
notizia nel blog di Flavia Amabile sul
sito, ho trattenuto a stento la mia indignazione. Un bambino che ama i
congiuntivi! Quanto imbarazzo, quanta vergogna. Quale futuro potrà mai
avere un bimbo che, cito ancora dal blog, «è affascinato dalle parole,
ne chiede il significato e poi le usa a proposito»?
Se per disgrazia il problema dovesse protrarsi fino all’età adulta, gli sarebbero precluse moltissime attività, a cominciare da quella politica. Avrebbe serie difficoltà anche in televisione e nei giornali. Il congiuntivo non è solo una brutta malattia degli occhi, ma un modo sbagliato di affrontare la vita. Se incominci a parlare bene, poi desideri pensare bene. E magari - orrore - agire bene. Funziona così, purtroppo. Per fortuna i compagni del piccolo mostro stanno cercando di riportarlo sulla retta via con un sistema quasi infallibile: la legge del branco, che tutti conforma e appiattisce al livello più basso e rassicurante. Pare però che il diavoletto cocciuto persista nell’errore. Di questo passo imparerà a memoria i primi dodici articoli della Costituzione e allora per rieducarlo non basteranno più nemmeno i compagni: bisognerà chiamare direttamente il Trota.
MASSIMO GRAMELLINI
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