venerdì 20 aprile 2012
IL BAMBINO E IL CONGIUNTIVO
La Stampa - Ci
dobbiamo occupare ancora una volta di una brutta storia. T., bambino di
nove anni iscritto alla scuola elementare «Don Orione» di Milano, va
matto per i congiuntivi e i compagni di classe lo isolano dal gruppo,
riempiendo la lavagna di battutacce contro di lui. Quando ho letto la
notizia nel blog di Flavia Amabile sul
sito, ho trattenuto a stento la mia indignazione. Un bambino che ama i
congiuntivi! Quanto imbarazzo, quanta vergogna. Quale futuro potrà mai
avere un bimbo che, cito ancora dal blog, «è affascinato dalle parole,
ne chiede il significato e poi le usa a proposito»?
Se per disgrazia il problema dovesse protrarsi fino all’età adulta, gli sarebbero precluse moltissime attività, a cominciare da quella politica. Avrebbe serie difficoltà anche in televisione e nei giornali. Il congiuntivo non è solo una brutta malattia degli occhi, ma un modo sbagliato di affrontare la vita. Se incominci a parlare bene, poi desideri pensare bene. E magari - orrore - agire bene. Funziona così, purtroppo. Per fortuna i compagni del piccolo mostro stanno cercando di riportarlo sulla retta via con un sistema quasi infallibile: la legge del branco, che tutti conforma e appiattisce al livello più basso e rassicurante. Pare però che il diavoletto cocciuto persista nell’errore. Di questo passo imparerà a memoria i primi dodici articoli della Costituzione e allora per rieducarlo non basteranno più nemmeno i compagni: bisognerà chiamare direttamente il Trota.
MASSIMO GRAMELLINI
| |
ANCHE GESU'
Sugli altri collaboratori sbagliati preferirei tacere, avendo già parlato la magistratura. Aggiungo solo che la cifra del tradimento di Giuda, trenta denari, anche al netto dell’inflazione risulta di gran lunga inferiore a quelle che danzano nel cielo sopra Milano per sfamare gli appetiti dei notabili e delle lobby che li sostengono. (Lobby? Ho detto lobby? Scusate, mi ero scordato che, grazie al finanziamento pubblico dei partiti, viaggiano lontane anni luce dal mondo della politica).
mercoledì 18 aprile 2012
ELIANE MǛLLER, GIOVANE STUDENTESSA SVIZZERA
Ein grosses Lied hat sich Eliane Müller ausgesucht: «Run» von Leona Lewis. Die 21-jährige Luzernerin, die sich selbst am Flügel begleitet, meistert die Herausforderung glänzend. Mit viel Gefühl und einem Streichquartett im Hintergrund verzaubert sie Jury und Publikum in der Bodensee-Arena gleichermassen und erhält Standing Ovation. «Ich bin sprachlos, überwältigt, es ist ein wunderbares Gefühl», meint Christa unter Tränen, «Ich möchte gerne gleich nochmals heiraten, um dich in der Kirche wieder zu hören». Roman ist ähnlich bezaubert «Ich hoffte, dass es endlos weitergeht, so wie früher beim Slowdance an der Fez.» Und der Juror droht im Scherz: «Ich schwöre: Wenn du nicht in den Final kommst, komme ich auch nicht.» BoBo sieht Eliane schon im Finale: «Wer das grösste Schweizer Talent werden will, muss gegen dich gewinnen. Du bist parat für eine ganz grosse Karriere – Willkommen im Finale!»
sabato 14 aprile 2012
BELLA TROTA
MASSIMO GRAMELLINI | |
(La Stampa) - Dopo alcuni minuti di inopinato silenzio, Daniela Santanchè è tornata per esporci il risultato delle sue meditazioni. Sorvolerei sul paragone fra Nilde Iotti e Nicole Minetti e non solo perché la prima ha fatto la Resistenza e la seconda al massimo la lap dance. Nel Pci bigotto del dopoguerra la carriera di Iotti fu penalizzata dalla storia d'amore con Togliatti, mentre gli incontri ravvicinati con B non hanno ostacolato le ambizioni della statista dell'Olgettina. Veniamo piuttosto al cuore della riflessione santancoide: il familismo degli italiani. Per la filosofa di Cuneo, che la mamma del Trota abbia brigato per piazzare il Trota al posto del Pesce Pilota non è un male in sé. Lo diventa perché il Trota «è un pirla». Il trucco starebbe dunque nel raccomandare parenti che non siano pirla. Come la nipote di Santanchè, da lei raccomandata a cuor leggero presso il presidente della Provincia di Milano in quanto «brava e bella». Ancorché cinico per un patetico moralista del mio stampo, il ragionamento ha una sua coerenza. Però presenta un punto debole: chi decide se un parente è bravo e bello oppure pirla? Interrogata al riguardo, scommetto che la mamma del Trota definirebbe «bravo e bello» il Trota e «pirla» la nipote di Santanchè. Si capisce quindi quanto sia urgente la creazione di un'Authority delle Raccomandazioni in grado di distinguere una volta per tutte il parente bravo da quello pirla. Per la presidenza di detta Authority mi permetto di segnalare un mio consanguineo: bello e bravo, nonostante sia imparentato con un pirla. |
I NOVANT'ANNI DI FENOGLIO, SCRITTORE CIVILE
Fenoglio purtroppo è morto giovane (era il febbraio del 1963), nel pieno della maturità di uomo e scrittore: e sulla sua “fortuna” postuma, sul ritardo e sulla distrazione di gran parte della critica, sulla sua situazione di volontaria marginalità rispetto a una ufficialità letteraria fatta di premi e correnti, vetrine ideologiche o mondane, mode e militanze si sono spesi molti discorsi, più o meno approfonditi. Oggi Fenoglio compie novant’anni da scrittore ormai accolto nei manuali di storia della letteratura, nelle conversazioni letterarie (dove l’aggettivo “fenogliano” è qualcosa di riconosciuto), in percorsi turistici e manifestazioni culturali che a volte lo interrogano con intensa passione, altre volte lo espongono come una bandiera, una decorazione conveniente e obbligatoria. Là dove, per piacere e necessità, continua a essere favorevolmente ospitato, è sugli scaffali dei suoi lettori – che sono tantissimi e fedeli, con sempre nuovi giovani a ingrossarne le file. Giovani del resto sono i personaggi canonici di Fenoglio: Johnny, Milton, Agostino… per tacere dei bambini, straordinarie incarnazioni dello scrittore puro, che rendono possibili alcuni dei suoi racconti più belli. Ma – particolare decisivo – Fenoglio non mette in scena i suoi protagonisti pensando di doversi rivolgere per forza alla platea giovanile, ponendosi in condizione di superiorità; non sale in cattedra e neppure fa il “giovanilista”, non studia ammiccamenti da finto compagnone.
Edoardo Borra
venerdì 13 aprile 2012
mercoledì 11 aprile 2012
QUESTIONE DI PROPORZIONI
=
- 400 milioni di euro in meno per le politiche a favore della famiglia.
Qualcuno parlava di "familismo amorale"...
Infatti di famiglia ne è stata beneficata solo una.
martedì 10 aprile 2012
venerdì 6 aprile 2012
LA LEGA TRA ESOTERISMO E RITUALI COLLETTIVI
L'elemento di novità sono solo i 99mila euro sborsati per comperare un diplomino al Trota (Renzo Bossi, il figlio di Umberto), bocciato tre volte all'esame di Stato, e i guai del figlioletto che gettava bombe alla candeggina sui malcapitati avversari della Lega.
Per il resto la retorica ad oltranza ed il mito della purezza della razza "padana" ricalcano copioni già visti e sentiti nella storia passata.
Il guaio è che la psicologia delle folle resta sempre la stessa quando si tratta di rendere omaggio al capo carismatico che addomestica le masse con rituali e simbolismi, non avendo niente di concreto da offrire sotto il manto della religione del popolo, infarcita, appunto, di simboli, sfilate, riti e volgarità.
giovedì 5 aprile 2012
FRYDA LAURETI CILETTI, ARTISTA DA SCOPRIRE
Entrare nella nuova ala del Museo del Sannio ed incontrarsi con i dipinti di Fryda Ciletti per me è stata una scoperta. Non c’è una data, un anniversario, una circostanza particolare per ricordarla. Lo spunto per parlare di lei è questa mia visita nelle sale espositive che contengono i quadri dei coniugi Ciletti, Nicola e Fryda. Peccato che la superba “Madre sannita” (olio su compensato, 160x70) sia collocata su una parete scura che ne rende difficoltosa la ripresa fotografica, anche se con una potente digitale. Ammiro estasiata anche “L’Eroica” del 1983, dipinta quattro anni prima della sua morte, ed il “Paesaggio campestre con case e contadini” del 1934. I colori sono belli, il viso della madre e del suo bambino espressivi, la scena del violino tra gli spartiti, i libri, il calamaio, il lume e la tendina ocra socchiusa evoca una strana malinconia. Forse quella che lei stessa provava nell’isolamento di San Giorgio la Molara, il paesino del Fortore dove la confinarono gli eventi della seconda guerra mondiale, lei, che aveva ricevuto un’educazione cosmopolita, avendo studiato a Zurigo dove aveva imparato il tedesco ed il francese. Affiora in me il ricordo di una mostra di questa artista cui ho assistito già diversi anni fa, ormai, nonché il ricordo dell’avvocato Ugo Iorio, sangiorgese, amico della mia famiglia insieme alla sua consorte Assunta, il quale affermava, senza peli sulla lingua: “Zia Fryda con il pennello era anche più brava del marito!”.
Allora, tra l’osservare i suoi quadri e lo scattare foto, mi è venuta la curiosità di approfondire la storia, umana e artistica, di questa donna, scoprendo un ricco vissuto, del quale si dovrebbe parlare di più, anche nelle nostre aule scolastiche quando si insegna Arte. La Giornata Mondiale del Libro, il 23 aprile, si avvicina e sarebbe bello ricordare questa figura di donna ed artista, scrittrice, pittrice, magari proprio all’interno del Festival del Libro che si svolge nella nostra città dal 2010. Sì, perché Fryda Laureti Ciletti fu anche scrittrice ed illustratrice sopraffina di testi, oggi conservati (proprio dal 23 aprile 2010) presso la Biblioteca parrocchiale di San Giorgio la Molara. A differenza di altre, Fryda sacrificò il suo talento per non fare ombra a quello del coniuge, preferendo defilarsi, sempre.
Fryda nasce il 3 giugno 1905 a Alanno, piccolo centro del Pescarese. E’ la terzogenita di Silvio e di Lina Lanz, tedesca. In Svizzera frequenta la scuola pubblica e la chiesa protestante. Allo scoppio della prima guerra mondiale raggiunge il padre a Crotone, dove egli era direttore della Cattedra di Agricoltura sperimentale, anche se la famiglia era stata confinata a Lagonegro a causa dell’origine della madre. Rimarrà orfana del genitore nel 1918, colpito dall’epidemia di spagnola, e nel 1924 perde anche la madre. L’amica Bianca Maria Cammarano le fa allora conoscere Nicola Ciletti, nato a San Giorgio la Molara e artista di successo nella Napoli del tempo. Lui è un maturo signore di 41 anni, lei di anni ne ha 19. E’ bella, giovane, affascinante, dotata di un genio creativo e di un’intelligenza fuori dal comune. Tra i due subito scocca la scintilla ed il matrimonio sarà allietato dalla nascita di tre figli, Gloria, Imperia e Sigfrido. Il matrimonio è anche sodalizio artistico. Dal 1930, Fryda completa la sua formazione culturale ed artistica a Napoli. Nel 1941 si converte al cattolicesimo, altro avvenimento centrale della sua vita, seguito ad un’intensa riflessione sulla storia della Chiesa e gli scritti dei suoi Dottori.
“Paese sannita che ospiti la mia straniera nostalgia e il mio tormento, vedo le tue case fasciate di antichissima pace di cui ignoro il profumo”. Così scrive Fryda in uno dei suoi componimenti su San Giorgio la Molara. Diversi suoi scritti ed articoli usciti su riviste parlano dei viaggi all’estero che sempre caratterizzarono la sua vita. Il suo testo è accompagnato sempre da disegni da lei stessa realizzati. Si è spenta nel 1987 a San Giorgio la Molara. Vorrei rivolgere un sentito appello alle istituzioni di San Giorgio la Molara per allestire una nuova mostra che consenta di conoscere le opere di questa artista geniale, accompagnate, se possibile, dalla lettura di alcune sue opere. E’ sempre giusto ricordare chi ha dato lustro ai luoghi che sono stati scenario della propria esistenza terrena.
mercoledì 4 aprile 2012
domenica 1 aprile 2012
"NON VI RATTRISTATE"
"Il Signore è sempre con voi dovunque andrete ed egli per voi e con voi semrpe combatterà. La vittoria è sicura, la confusione del nemico sarà grandissima".
1931-LA PRIMA TRASMISSIONE RADIOFONICA
GUGLIELMO MARCONI (1931)