giovedì 24 giugno 2010

LE 5 FRASI DA NON DIRE MAI AL CAPO


Fausta Chiesa

Su una cosa non c'è dubbio: non esiste modo migliore per farsi licenziare se non dire un bel "vaffa" al proprio capo. La cosa è talmente certa che a nessuno verrebbe in mente o avrebbe l'istinto di fare. Ma sul posto di lavoro ci sono altre frasi e parole che al capo suonano fuori luogo e che gli fanno pensare male, ma proprio male, sul conto del suo collaboratore. Probabilmente nessuno ha un capo tremendo come il megadirettore galattico del ragionier Fantozzi, più volte sottoposto alla prova della poltrona sacco su cui era costretto a sedersi. E di sicuro non conviene nemmeno avere un comportamento ossequioso in stile fantozziano e dire "Mi scusi, venerabile maestà? Disponghi di me come meglio vuole! Mi concedi l'onore di essere il suo umilissimo servo! Com'è umano lei!". Ma è bene conoscere quelle 5 frasi sbagliate che il capo proprio non vuole sentirsi dire.

1. Non è colpa mia
Qualcosa è andato storto con il lavoro e il capo ti convoca. Se c'è una frase che non vuole sentire è "Non è colpa mia". Quando si lavora ai manager non interessa sapere di chi è la colpa e nemmeno avere davanti a sé qualcuno che tenta di discolparsi. Ai leader in genere così come ai manager non importa sapere chi è stato la causa di un problema, ma interessa trovare chi sappia risolvere la situazione. L'atteggiamento giusto è quello di spiegare quali problemi si sono incontrati sul lavoro e proporre alcune soluzioni per il futuro. tentare di scaricare la responsabilità di qualcosa, in più, può dare fastidio perché riflette una mentalità infantile.

2. Non serve che nessuno mi insegni
Tutti hanno da imparare qualcosa e nessuno è così bravo da poter pensare di non avere bisogno di alcun insegnamento o consiglio. La frase, oltre che supponenza, indica un cattivo rapporto di fiducia con gli altri colleghi e scarsissima disponibilità alla collaborazione, qualità che invece è particolarmente apprezzata sul posto di lavoro. L'atteggiamento migliore? Mettersi subito in ascolto, condividere le proprie esperienze e ringraziare dello scambio di opinioni.

3. Posso fare solo una cosa alla volta
Altra frase che denota un cattivo rapporto con il capo e un sentimento di avversione nei confronti del lavoro. Al di là del fatto che è possibile anche fare più cose alla volta, se quello che intendevi dire è che sei già molto impegnato con un lavoro più urgente e più importante non ti rimane che dirlo in modo molto calmo e dettagliato. Per non essere criticati dai capi, contano i fatti: se un lavoro non si può fare perché già se ne sta facendo un altro è inutile rispondere con una frase fatta. Serve concretezza, cioè descrivere ciò che si sta facendo calcolando il tempo necessario per finire.

4. Non è un mio problema
Dire apertamente che non si è coinvolti da una problematica che si verifica sul posto di lavoro è una di quelle affermazioni che suonano come un "campanello d'allarme" serio. La frase mostra un disinteresse totale per il lavoro e suona anche come una provocazione, che nasconde un dissapore o una incomprensione precedenti. Al contrario anche se la questione non riguarda direttamente il proprio compito, è bene e utile mostrare interesse e volontà di aiutare

5. Tengo famiglia
Sei arrivato in ritardo per l'ennesima volta perché hai portato il bimbo all'asilo? Che tu abbia sette figli e una moglie da mantenere non interessa a nessuno o comunque non è un argomento valido per pretendere di avere un trattamento di favore sul lavoro. Gli impegni di famiglia sono problemi tuoi, non del tuo capo. In alcuni casi le ragioni familiari ancora sono riconosciute, ma in questo caso vale la regola dell'equilibrio: mai approfittarne. A lamentarsi potrebbe non essere il tuo responsabile, ma il collega della scrivania accanto...

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