mercoledì 3 giugno 2009

PERSONAGGI STORICI




Alla vostra sinistra il grande statista piemontese Camillo Benso di Cavour, il quale, prima di fare l’Italia (17 marzo 1861) fu per lungo tempo sindaco di Grinzane, nominato poi in suo onore Grinzane Cavour. Arrivatovi a soli 22 anni, cominciò subito – tra enormi difficoltà – ad interessarsi della tenuta paterna con annesso castello, e rese celebri i vini piemontesi nel mondo. Dietro impulso paterno si candidò alla carica di primo cittadino, guidando le sorti di Grinzane dal 1832 al 1849. Divenne quindi ministro dell’Agricoltura ed in seguito principale esponente del processo di unificazione nazionale. La sua azione fu improntata a pragmatismo ed a volontà di portare a compimento i progetti iniziati. La sua politica fu aperta alla gente, che riceveva fin dalle prime ore del mattino; all’attenzione quotidiana per i giornali; alla diplomazia ed al tessere una rete di amicizie a livello europeo. Amante delle belle donne, ebbe una relazione amorosa con la contessa di Castiglione (detta “la vulva d’oro del Risorgimento italiano”), che non esitò a mandare “in missione umanitaria” presso Napoleone III di Francia, onde servire la causa italiana.
La sua statura di statista fu enorme. Cavour morì a 51 anni, poche settimane dopo aver portato a termine l’Unità d’Italia.


Alla vostra destra il capace imprenditore piemontese Giuliano Soria, che ha inventato ed affossato il premio letterario Grinzane Cavour. Nato nel 1982, il premio aveva come formula cene faraoniche per pochi adepti, concezione elitaria della cultura, cooptazione di centinaia di scolaresche scelte come “giuria” e conseguente attingimento di centinaia di milioni dalle casse degli Enti pubblici a più livelli, direttamente proporzionali ai numeri di studenti piazzati a forza nelle sale del premio.
A seguito di una squallida storia di molestie nei confronti del suo cameriere magrabino, Soria è stato indagato per frode legata al premio letterario da lui inventato. Durato 25 anni, il premio si è così disintegrato in un soffio, e tutti i componenti del consiglio di amministrazione, da Odifreddi a Dacia Maraini, se la sono data a gambe levate, onde tutelare il loro buon nome di intellettuali onesti e puliti.
Il premio non è riuscito più a risorgere dalle sue ceneri, nemmeno sotto altro nome, il che ha fatto scrivere ad Antonio Scurati, in un articolo al vetriolo comparso sulla “Stampa”: “Dimenticare Soria si puo’”.

Che dire: due uomini legati al loro tempo. Un piccolo paese del Piemonte e due personaggi a lui legati entrambi ormai passati alla storia. Nel bene e nel male.

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