giovedì 2 settembre 2021

QUEI GIOVANI CHE SDRAIATI NON SONO

Pubblicato su Gli Stati Generali

Chi dissente non è solo censurato, ma additato come nemico pubblico, come untore, come non-persona alla quale non vanno riconosciuti diritti.
Mons. Carlo Maria Viganò



Reclamano il diritto allo studio senza esibire la tessera verde. Hanno già fatto diverse manifestazioni di piazza, aperto canali social sulle più svariate piattaforme, incluso Telegram, scritto lettere ai Rettori delle Università, ma il mainstream (o clero giornalistico, per usare un’espressione cara a Diego Fusaro) li ignora allegramente. Semplicemente, il loro messaggio non passa sui grandi giornali nazionali e tanto meno sulle tv di Stato.

Sono a migliaia, e la loro protesta, che dura ormai da circa un mese, è pacifica, ma ferma.

Sulla loro pagina facebook spiegano:

Discriminare l’accesso agli ambienti dell’Università in base al possesso o meno di un “pass” è un’inaudita divisione in studenti di Serie A e studenti di Serie B, anche sotto il profilo economico, stante la circostanza che gli studenti che non sono in possesso del “green pass” vaccinale dovrebbero (per accedere alle attività universitarie) munirsi di certificazione di tampone negativo ogni 48 ore, con costi a totale carico degli stessi.

Stanno lottando contro chi vuol rubargli il futuro, esprimendo una volontà di controllo senza precedenti. Come dice uno di loro, durante una manifestazione del 28 agosto 2021 che ha portato sulle piazze milanesi 30mila persone:

La Costituzione è il nostro faro nella notte, e noi giovani ci teniamo, perché sappiamo che quella ci può portare fuori da questa oscura notte nella quale noi ormai brancoliamo da quando siamo nati. Nati nella crisi economica, nati in una crisi sociale, nati in un individualismo imperante, noi non accettiamo più questo. Noi vogliamo tornare a vivere nelle Università. Vogliamo la dialettica. Vogliamo tornare nelle piazze.

Noi non stiamo più qua ad accettare questo ricatto infame che ci sta rovinando le vite, che ci leva la spensieratezza. Noi diciamo «basta»: un anno e mezzo di questa situazione non è giustificabile. Vi posso dire che non ho mai visto una partecipazione giovanile come in questo momento.

Su Telegram si sono costituiti diversi gruppi di “Studenti contro il green pass” collegati ai vari atenei ed uniti dalla stessa filosofia: la protesta deve esserci, ma deve essere aliena da ogni forma di violenza.

Gli studenti dell’Università di Bergamo, la città in assoluto più martoriata dalla pandemia, in queste ore hanno inviato una lettera al Rettore, ai docenti e agli organi di stampa. In essa chiedono e si chiedono: Com’è possibile accettare che strumenti sanitari di dubbia efficacia condizionino i principi di apertura, libertà e indipendenza dell’insegnamento universitario?… siamo portati oggi a dubitare dell’utilità scientifica, della legittimità giuridica e della liceità etica di un lasciapassare sanitario formalmente preposto a contenere la diffusione del Covid-19. Questo strumento, infatti, oltre a non garantire la non-contagiosità dei suoi detentori, comporta la discriminazione nei diritti costituzionali in base allo stato di salute e all’assunzione di un prodotto sperimentale (non privo di possibili effetti collaterali gravi) per una malattia ritenuta curabile da sempre più medici con i protocolli farmacologici di terapia domiciliare.

Ci si chiede quale considerazione del concetto di responsabilità abbia realmente oggi chi ci governa, laddove Stato, istituzioni e multinazionali farmaceutiche – ben lungi dall’assumersi la responsabilità delle proprie decisioni politiche e tantomeno i rischi degli effetti avversi da vaccini – li scaricano sul senso civico e sulla “libera scelta” dei cittadini stessi.

Gli Studenti di Ferrara contro il Green Pass su Telegram lamentano il fatto che, nonostante numerose lettere inviate al Rettore della loro Università, non hanno ricevuto la benché minima risposta, mentre negli atenei di Padova e Trieste è richiesto il green pass anche per seguire i corsi e sostenere gli esami a distanza.

Proprio gli studenti di Padova, rispondono al Rettore, che li ha accusati di «usare in modo fantasioso il motto dell’Università»:

La manipolazione dell’informazione fatta dai giornali come “Il Mattino” di Padova e dalle TV distorce continuamente il messaggio del nostro malessere, e così facendo aumenta le incomprensioni sociali – paradossalmente, anziché informare la gente, distorce la realtà, crea pregiudizi e fantasiose, spesso tristi categorizzazioni. Non utilizziamo in modo fantasioso il Motto della nostra Università, bensì lo difendiamo e ci poniamo a rappresentanti degli studenti discriminati da queste politiche della tessera verde, del controllo sociale, dall’obbligo vaccinale anziché la libertà di scelta. Chi è sprovvisto della tessera verde è ormai visto come un pericolo sociale, individuo da emarginare o che in qualche modo possa perdere dei diritti. Ma la cosa triste è che, nel concreto, con un lasciapassare, neppure chi decide di averlo riacquisisce gli stessi diritti di un tempo.

Si sa che ogni epoca ha le sue lotte da sostenere e oggi i giovani ne hanno ingaggiata una per preservare il proprio diritto di scelta ed il diritto all’istruzione ed al proprio futuro libero da condizionamenti, quale dovrebbe essere proprio quello che si costruisce negli ambienti inclusivi dell’istruzione scolastica e universitaria. Nel silenzio che di questi tempi caratterizza il mondo universitario, le legittime istanze degli studenti degli atenei italiani non trovano accoglienza e vengono fatte cadere nel vuoto (come già successo con il discorso pronunciato dalle tre dottoresse dell’Università Normale di Pisa, che hanno denunciato la deriva neoliberista nel sistema dell’istruzione. Il loro discorso ha avuto il plauso dell’opinione pubblica, ma bocche cucite ai piani alti dell’ateneo pisano. Ne abbiamo parlato qui)

Urge, dunque, fare qualche riflessione. Mi attengo sempre al campo della comunicazione, che è il mio principale oggetto di indagine, qui e altrove. Mi attengo anche a poche questioni, perché sull’argomento si dice tutto e il contrario di tutto e ognuno, a quest’ora, si è già fatto la propria opinione.

- La prima riguarda la tenuta di tutta questa enorme pressione pressione psicologica e mediatica che viene fatta sulla popolazione al solo scopo di far vaccinare quanta più gente possibile, minacciando i renitenti (apostrofati sempre col termine denigratorio di “no-vax”) di togliere loro diritti costituzionalmente garantiti come il lavoro, la scuola, la salute. Si condanna la violenza di qualche sporadico facinoroso, ma mai si riflette sulla violenza di tali provvedimenti che, di fatto, escludono dalla società e privano della vita stessa chi si pone qualche domanda ed esercita il proprio sacrosanto diritto di critica. Tralascio le questioni circa l’obbligo surrettizio al vaccino, al fatto che esso non garantisca l’immunità e che lo Stato se ne lava le mani facendo firmare un foglio di consenso informato, perché sono questioni ampiamente note. Ma la domanda è: fino a quando potrà reggere tutto questo?

- La seconda considerazione riguarda il clima di odio sociale che si respira da troppo tempo nel nostro Paese, e che è frutto di una propaganda politica che prende di mira questo o quel capro espiatorio (nel caso di specie chi rifiuta vaccino e green pass) per alimentare contrapposizioni ed esasperare il conflitto sociale. Operazione in parte riuscita, vista la “sindrome di Sarajevo” che si respira nelle chiacchiere con le altre persone e anche sui social, dove tutti sono contro tutti (vaccinati contro non vaccinati) e si auspicano licenziamenti in tronco tra insegnanti e personale sanitario restio a farsi iniettare il siero. Non sfugge ai più che, in piena pandemia, medici e infermieri sono stati in prima linea e molti di loro ci hanno rimesso la vita. L’italiano che presto dimentica, prima li chiamava “eroi”, ora gli dice di “cambiare mestiere”. Il gioco della politica è così pienamente raggiunto: invece di individuare il nemico nelle inadempienze dei potenti e nei tagli durati decenni, si addita a responsabile della catastrofe questo o quel gruppo sociale che non si piega ai dictat del sistema. Lo scarico è sui lavoratori (vaccinati o non vaccinati), ai quali si sottraggono sempre più diritti e parola. Alla faccia del “saremo migliori”. Il potere se ne infischia delle tragedie, anzi, in certe occasioni diventa anche più cattivo e la storia lo insegna.

- La terza questione è quella che in questo momento mi sta più a cuore e riguarda i nuovi movimenti che stanno attraversando la società ed il ruolo dei giovani. È in gioco la stessa tenuta democratica della società ed ogni forma di dissenso espresso civilmente andrebbe compreso per garantire quella tenuta. Dall’altra parte, invece, c’è un muro di gomma. C’è invece un totale scollamento dalle istanze legittime delle persone da parte dei “palazzi”, proni ad interessi di bottega ai quali sacrificare il benessere individuale e collettivo. In tutto ciò, l’informazione non ne esce molto bene, viste le gravi omissioni e manipolazione delle informazioni alle quali assistiamo da due anni a questa parte. Ma se c’è qualcosa di positivo in tutto questo è proprio una presa di consapevolezza ed uno scatto di orgoglio da parte di molti, e tra questi soprattutto i giovani. Mentre il mainstream continua ad ignorarli, io li guardo con curiosità e ammirazione. Per anni una squallida narrazione li ha descritti come “bamboccioni” e “sdraiati”. Per anni sono stati narcotizzati dalla tv spazzatura che rifila allo spettatore trasmissioni trash e bassezze di ogni tipo. Per anni sono stati preda degli influencer di turno, interessati a vendere loro prodotti costosi e inutili (vedi l’ultima moda dello smalto, dei trucchi e delle borsette ai maschi, dietro la quale si nasconde la voglia di raddoppiare i profitti da parte delle case produttrici). Per anni sono stati vittime inconsapevoli di una scuola ispirata al modello neoliberista basato su vuote competenze e sulla fregatura dei test Invalsi, che non sviluppano il senso critico e la capacità di analisi degli studenti, ma inculcano delle nozioni mnemoniche e scollegate fra loro.

Perché chi non pensa e non analizza è più facile da manipolare. E per anni il sistema neoliberista, ispirato a principi di mercato, ha cercato di fare dei giovani esseri non pensanti e infelici.

E invece, sapete qual è la sorpresa? Che per una sorta di chissà quale miracolo, questi giovani hanno invece imparato ad ascoltare, a riflettere, a interrogarsi e quindi ad analizzare criticamente la realtà.

Voi politici globalisti e proprietari di multinazionali non lo avreste detto, vero? Avete un solo merito: la vostra arrogante smania di limitare la libertà altrui e di trattarci come cretini ha riempito le piazze proprio contro di voi. Le lotte non sono mai facili e questa è una storia ancora tutta da scrivere.

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