Andretta è un bellissimo paese dell'Alta Irpina, poco distante da Bisaccia e ad un'ora di auto da Venosa, in provincia di Potenza. Svetta fiero sui suoi 850 metri di altezza, su di un'alta collina che domina l'Appennino e che collocata poco distante dal fiume Ofanto. Il nome deriverebbe dal greco andreia, ανδρεία, ossia "fermezza", "fortezza".
E' molto ben tenuto e la sera, dall'alto del Sacro Monte Airola, si possono godere dei tramonti spettacolari.
Nel corso di un'escursione in questo gradevole centro, ho scoperto una realtà che non conoscevo e che nemmeno di aspetti in questi paesi un po' fuori da tutto il resto e racchiusi in se stessi: la casa-rifugio di Rachele e Angela, dilette figlie dell'andrettese Pasquale Stiso, avvocato, poeta, pittore, sindaco dal suo paese dal 1952 al 1956, consigliere provinciale nel collegio di Calitri dal '56 al '64 nelle fila del partito comunista italiano. Stiso morì prematuramente a 45 anni nel 1968. Un suo ritratto è sull'Eco di Andretta di luglio-dicembre 1998, da pagina 15.
Sul web ci sono varie pagine che riguardano la sua vita e la sua opera.
E dal web ricavo le informazioni che riguardano la casa di Angela e Rachele, le figlie di Stiso, al cui ricordo è dedicata questa struttura, che è stata inaugurata nel 2018, a 50 anni esatti dalla morte di Stiso. La casa a lui appartenuta è stata messa a disposizione del Comune, a condizione che fosse destinata a casa rifugio per donne e bambini vittime di violenza o di qualsiasi forma di discriminazione.
Alcune poesie di Pasquale Stiso
Terra / terra d’Alta Irpinia / estranea / come una matrigna / battuta / da tutti i venti / oppressa / per lunghi mesi dalla neve. / Plaga del Formicoso / desolata / assetata / di corsi d’acqua / e di verde / ove il grano / cresce rachitico / roso dai geli / flagellato dalla tramontana / e il granturco / di settembre / è ancora tenero come il latte. // Terra / terra d’Alta Irpinia / non cantano d’estate / i mietitori / perché il grano / è leggero.
E a volte / accade / che ai miei occhi ti trasformi / non sei più arida / brulla / maledetta / ma ricca di ciliegi / e di meli in fiore / e di vigne / e di turgido grano / e di canti / e di felicità.
L’antico volto
Sono tornato
nella mia terra
d’alta Irpinia
e niente v’è cambiato.
La mia terra
ha ancora
l’antico volto.
È aprile
il sole
è pallido nel cielo
ed il grano novello
è sottile
nei campi
come i fili d’erba.
Anche la gente
della mia terra
conserva
l’antico volto
segnato d’amarezza.
È ancora senza speranza
la mia gente
d’alta Irpinia.
La terza rima
Amai
Saba ha scritto
del mondo
la più antica rima
di fiore
e amore;
e l’altra
non ha aggiunta:
e di dolore.
Articoli
Pasquale Stiso, il poeta della civiltà contadina
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