"Ma certo l'espressione [capitale umano] sembra risultare da una sorta di distorsione linguistica: mette insieme un sostantivo e un aggettivo che a un semplice buon senso possono apparire semanticamente opposti, addirittura contraddittori, costituendo quasi un ossimoro, o comunque collegando intimamente lo spazio semantico del denaro e della ricchezza a quello dell'umanità. [...].
Questo [il capitale], d'altra parte, nella sua consistenza che tiene poco conto dell'aggettivo umano di cui pure si serve, nel quadro mondiale che abbiamo davanti, appare peraltro tutt'altro che umano: continua a lacerare il nostro mondo frantumato e malato e non sembra voler prendere nessuna vera lezione dagli effetti della pandemia. Mi sembra alla fine agghiacciante che il senso del destino umano, il futuro delle nuove generazioni, l'essere di tutti nel mondo, sia così strettamente collegato alle istanze dello sviluppo capitalistico, e che tutto questo venga dato semplicemente per scontato e ineluttabile, che ogni dimensione umana sia sottoposta a questa destinazione. [...].
Possiamo del resto domandarci che immagine della vita possa avere un adolescente ancora non totalmente piegato agli imperativi consumistici e digitali quando si sente dire che i suoi studi, insieme alle sue speranze e ideali per il futuro, debbano mirare all'acquisizione di capitale umano; che tutto questo, che la sua scoperta dell'esistenza, con tutto il suo essere mentale, sia destinato a fornire prestazioni in funzione della produzione e del consumo, al servizio del capitale strictu sensu, quello senza l'aggettivo umano. Questo forse finirà per essere il suo destino futuro; ma certo ora i suoi desideri, le sue inquietudini, l'ansia di questi giorni, lo portano da qualche altra parte, magari verso un mondo più pieno di luce, di vita, di libertà, di fantasia, di passione.
L'insistenza sul capitale umano si intreccia strettamente con quella sulla didattica digitale, considerata ormai determinante anche nel caso di una scuola finalmente in presenza: sempre più diffusi, e ben recepiti a livello ministeriale, appaiono i propositi di imporre ben definite metodologie didattiche, con un uso delle tecnologie non libero e avventurosamente creativo, ma rispondente a parametri che permettano di dare spazio alle competenze utili alla formazione del capitale umano, di anime destinate al capitale. Ed è ovvio che tali metodologie finirebbero per agire sullo spessore ideologico e sull'orizzonte critico delle diverse discipline, sulla loro articolazione: entrando nel cuore stesso del lavoro dei docenti, agirebbero direttamente sulla loro residua autonomia culturale e disciplinare".
Giulio Ferroni, Una scuola per il futuro, Milano, La nave di Teseo, 2021, pp.112-116 [passim].
GIULIO FERRONI
Una scuola per il futuro
Capitolo "Per la scuola: dal capitale umano all'umanesimo ambientale", pp. 95-139
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