La figura di Papa Giovanni Paolo II, Santo dal 2014, se non ve ne siete accorti è oggi di grande attualità. I motivi sarebbero diversi, ma ve ne segnalo due che a me sono saltati subito agli occhi. Uno, è perché è stato il Papa più “green” della storia, nel senso che fra poco vi dirò. E due, perché ci ha insegnato a non avere mai paura.
È notorio il grande amore che Wojtila (Wadowice, 1920 – Città del Vaticano, 2005) aveva per la montagna. Ci sono moltissime fotografie della sua vita che lo ritraggono tra le cime più alte tra le quali amava andare, in cerca di un contatto profondo con Dio, dal momento che il Papa polacco era, come è stato già detto in passato, un mistico di prima qualità, oltre che un teologo e un filosofo di grande spessore. Ci sono anche dei video d’epoca che lo riprendono in meditazione o in preghiera tra quelle altissime cime e, sempre, quello che si legge nel suo sguardo e sul suo volto è la gioia profonda e il profondo respiro che quella esperienza gli donava.
L’inquinamento bello tosto esisteva già, ma Greta Thunberg non era ancora nata a ricordarcelo, come non erano ancora nate le tematiche ecologiche e i movimenti dei ragazzini che protestano per un modo ecosostenibile e le emergenze climatiche. Nel panorama dell’informazione nazionale e internazionale, questa ricerca di natura e di Dio veniva rappresentata come una caratteristica della personalità e dello spirito di Giovanni Paolo II. Invece, se consideriamo il nostro presente, era un messaggio futuristico, in linea con i tempi nei quali viviamo. E non solo per le tematiche relative all’ambiente che oggi sono così tanto di moda, ma per il fatto che, con la sua vita ed il suo esempio, Giovanni Paolo II ci ricorda, in questo periodo oscuro di restrizioni alle libertà della persona con la scusa dell’emergenza sanitaria, che non è un “green pass” che ci dona la libertà, ma il Padreterno in persona (per chi, come Wojtyla, ci crede), che ci ha concepito creature libere e libere ci ha creato e che ha per ciascuno un progetto di felicità e di piena realizzazione personale nel mondo.
Come non ricordare la famosa frase in cui Wojtyla raccomandava: «Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro».
Ma prendere in mano la propria vita significa anche andare a testa alta e con cuore aperto nel mondo. «Non abbiate paura!», disse Wojtyla nella sua omelia per l’inizio del pontificato. Era il 22 ottobre 1978. «Spalancate le porte a Cristo!», continuava quel messaggio di speranza valido in ogni tempo. Soprattutto oggi. Un tempo nel quale la paura è diventata strumento di governo e l’emergenza qualcosa di infinito “a beneficio del popolo”.
Karol Wojtyla, uomo di azione e di contemplazione, è andato per tutte le strade del mondo, viaggiando tantissimo, incontrando persone delle più diverse etnie e nazionalità, sempre alla ricerca del volto di Cristo nel prossimo, sempre alla ricerca del dialogo e dell’incontro interculturale e interreligioso.
Wojtyla ha confidato totalmente nella infinita misericordia di Dio e nella intercessione di Maria. Ne abbiamo l’immagine di un uomo vigoroso e prestante, che con la sua possanza ha potuto sobbarcarsi tante imprese e tanti viaggi lontani nel mondo. Ma ne abbiamo anche l’immagine di un uomo fragile e sofferente, quando, negli ultimi anni della sua vita fu colpito da varie malattie, in modo particolare dalla rottura del femore destro, da un tumore al colon, da un’artrosi al ginocchio destro e dal morbo di Parkinson, che ne limitò fortemente i movimenti, anche se non gli impedì di continuare a girare per tutto il mondo, rimanendo lucido fino alla fine. Wojtyla disse che accettava la volontà di Dio che lo aveva voluto Papa.
Giovanni Paolo II è oggi l’esempio di un uomo e di un santo che ci ricorda che la vita e la connessa libertà è un dono, e non una graziosa concessione altrui, e che in ogni epoca della storia non bisogna avere paura, neanche quella legata alle varie emergenze che ogni tanto sbucano sul tragitto della storia, che siamo pretestuose o meno. E ci invita a fare della nostra vita un capolavoro. Ci invita a far fiorire completamente tutte le nostre possibilità.
Cosa c’è di più attuale e universale di un messaggio come quello che egli ci ha lasciato?
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