
giovedì 24 aprile 2014
lunedì 21 aprile 2014
UMBERTO GALIMBERTI, SEGUITE IL VOSTRO CUORE

UMBERTO GALIMBERTI
GOFFREDO PARISE SUL RAPPORTO TRA SCUOLA E TV
La signora Morucchio mi chiede quali libri deve far leggere ai suoi figli, restii alla lettura. Vede, signora, se i suoi figli hanno tanta ripugnanza per la lettura (la cultura umanistica non si forma anche con la lettura?), non cè niente da fare. Non basta l'autorità dei genitori, né quella scolastica, né quella politica. Occorre una autorità reale e attuale che li affascini e li faccia sentire dentro il loro tempo. Forse più tardi, quando saranno già uomini, capiterà loro, per caso, di leggere qualche libro che li interesserà e forse li emozionerà. Per il momento essi sono imprigionati fra due scuole: una ancora umanistica ma estemporanea (il liceo) che li annoia con i suoi programmi decrepiti e soprattutto con la sua inattualità: e un'altra non umanistica (la televisione) che li affascina con i suoi programmi fantasma, tutti attuali, Carosello compreso. La prima scuola si occupa dell'uomo e pure nella sua decrepitudine insegna un lavoro difficile: quello della ragione e della fantasia. La seconda si occupa dell'immagine dell'uomo e, nel suo attualismo, insegna una materia di tutto riposo: l'obbedienza e l'imitazione.
Le due scuole non si integrano affatto. La scuola per così dire classica, tradizionale, nasce lontano e si sviluppa in società che non avevano previsto il consumo di tutto, la televisione nasce invece proprio come scuola di consumo di tutto. Aggiunga che, proprio come scuola, la televisione insegna a guardare (non a vedere), mentre la scuola di Stato insegna a leggere e a scrivere, cioè (cioè a pensare, a scegliere), esercizio lento, molto più lento e faticoso che guardare. Si figuri con quale animo oppresso di noia e di irrealtà i ragazzi (che, come dice lei, stanno tutto il giorno davanti al video) si apprestano a leggere la Divina Commedia o Parini, o Alfieri, o Manzoni, o Carducci, o Pascoli, o chiunque altro che sia esclusivamente da leggere. Come si possono "guardare" questi autori? Anche se i ragazzi impiegassero tutta la loro buona volontà (essendo già dei televisivi cronici), che cosa possono dire loro questi poeti e scrittori del passato, tra l'altro di lettura ogni anno più difficile e, occorre dirlo, inattuale?
I ragazzi hanno imparato a parlare davanti al video, usando quella lingua (didascalica, cioè in sott'ordine rispetto all'immagine); la scrittura la usano poco ed esclusivamente a scuola, dunque devono decifrare, non semplicemente leggere. Nel frattempo la seconda scuola agisce e crea nei ragazzi una profonda dissociazione. La dissociazione tra cronaca e storia, tra ciò che appare e ciò che è. In altre
parole, per essere meno filosofici, i ragazzi sentono che la scuola di Stato nel suo complesso "umanistica" parla una lingua che non si parla più. Automaticamente questo sentimento fa sì che l'autorità che fu della scuola di Stato passi nelle mani della telvisione. Non è colpa della televisione come mezzo se essa emana un'attrazione irresistibile per i ragazzi (e per i grandi, per tutti). Il mezzo non è mai colpevole: è semplicemente fatale, si sviluppa e si modifica seguendo gli sviluppi (fatali) della storia dell'uomo. I bambini di oggi formano la loro prima cultura di base davanti al televisore. Praticamente hanno già guardato tutto il mondo (senza vederlo) a pochi anni. Poi vanno a scuola, alle medie, al liceo. Qui cominciano i guai: a mano a mano che la cultura cosiddetta umanistica si sovrappone a quella di base (televisiva) comincia la dissociazione e il fastidio.
Lo scolaro ha la sensazione di precipitare in un mare di irrealtà, di personaggi, di luogi, situazioni che non riconosce nel mondo che guarda alla televisione e che, di contro, non visualizza attraverso la parola scritta per mancanza di allenamento. Sono due lingue diverse. Lo scolaro è costretto a fare un salto indietro nel tempo, quando il nostro paese aveva come strumenti informativi ed espressivi esclusivamente la lingua parlata o la lingua scritta. Già lo scolaro di allora, quando andava a scuola, doveva lasciar fuori dalla porta la lingua parlata (il dialetto della sua regione) per adattarsi a parlare "in italiano". Figuriamoci oggi che deve lasciar fuori dalla porta la sua cultura di base (i dialetti non si parlano più), quella che gli ha fatto aprire gli occhi sul mondo.
Del resto questa dissociazione, questa frattura così sentita dai ragazzi a scuola è la frattura stessa dell'Italia. Da una parte le testimonianza e le immagini di un vecchissimo passato (l'Italia monumentale, storica e agricola), dall'altra un no man's land senza storia: l'Italia della speculazione edilizia, delle piccole e grandi industrie, delle autostrade all'americana, dei motels, dei snacks. Che cosa ha a che fare tutto questo con la "cultura umanistica" che si insegna a scuola? Non siamo in America, dove non c'è cultura umanistica che affonda nel passato, e dove il paesaggio e la realtà giornaliera coincidono perfettamente con la cultura americana. Questa frattura italina è per il momento insanabile nonostante il velocissimo processo di integrazione in corso.
GOFFREDO PARISE
"Dobbiamo disobbedire"
Edizioni Adelphi
giovedì 17 aprile 2014
L'IGNORANZA DELLA RAI SU LE GOFF

lunedì 14 aprile 2014
COLOMBA ANTONIETTI, EROINA DEL RISORGIMENTO

Tra un tortellone longobardo ai funghi ed una pollastra in tegame, si materializza la figura di Colomba Antonietti (1826-1849). Nata a Bastia Umbra da genitori panettieri, Michele e Diana Trabalza, che impiantano il loro forno a Foligno, dove ben presto si trasferisce tutta la numerosa famiglia. Qui, appena quindicenne, Colomba si innamora del conte Luigi Porzi, di Imola, ma la cui nobile famiglia è originaria dell'anconetano. Luigi è un soldato del Papa Re: vicino al forno vi è il corpo di guardia della Guarnigione Pontificia. Il loro amore è fatto di sguardi, di furtive parole, di sospiri. Contrastato dalle rispettive famiglie, troppo distanti per estrazione sociale. Scoperti a parlare, ne deriva uno scandalo e Luigi è allontanato a Senigallia. I due si scrivono lettere di nascosto. Col permesso del suo comandante lui chiede la mano di lei. Che gli viene rifiutata. Segue il matrimonio, in gran segreto, nella notte del 13 dicembre 1846 nella Chiesa della Misericordia di Foligno. Sono presenti il sacrestano ed il fratello di lei, Feliciano, che l'accompagna all'altare. Dopo le nozze i due partono per Bologna, ma, giunto a Roma, Luigi viene arrestato per avere contratto matrimonio senza la necessaria autorizzazione, e rinchiuso a Castel Sant'Angelo
con lo stipendio dimezzato. L'intervento di un suo zio, prelato, permette di revocare quest'ultima misura, ma Porzi deve scontare
ugualmente la reclusione, alleviata dalle quotidiane visite della moglie.
Nel 1848 il marito aderisce alla Repubblica Romana e Colomba si taglia i capelli ed indossa l'uniforme da bersagliere per combattere al suo fianco. A Velletri e Palestrina combatte contro le truppe borboniche, meritandosi gli elogi di Giuseppe Garibaldi.
La Repubblica Romana (breve esperimento durato solo 5 mesi), viene proclamata il 9 febbraio 1849. Il 13 giugno, Colomba è raggiunta da una palla di cannone dell'esercito francese inviato da Napoleone III presso Porta San Pancrazio. Spira tra le braccia del marito. Le sue ultime parole sono "Viva l'Italia".
domenica 13 aprile 2014
sabato 12 aprile 2014
PREGHIERA INTERNAZIONALE DELLA FIDAPA
Al termine della cerimonia delle candele viene recitata la preghiera internazionale. La preghiera recita:
Allontana da noi, Signore, ogni meschinità; aiutaci
ad essere magnanime nel pensare, parlare ed agire.
Fa che superiamo gli interessi personali e che non siamo ipercritiche.
Fa che abbandoniamo le nostre pretese e ci incontriamo a viso aperto senza vittimismi e senza pregiudizi.
Fa che troviamo il tempo per ogni cosa e che possiamo essere serene, calme e gentili.
Insegnaci a tradurre in azione le nostre migliori iniziative onestamente e senza paura.
Fa che comprendiamo che sono le piccole cose a creare
le differenze ma che nelle grandi cose della vita siamo unite.
Fa che ci sforziamo di arrivare a toccare e conoscere il grande cuore umano comune a noi tutte.
E, Signore, non farci mai dimenticare di essere generose.
venerdì 11 aprile 2014
sabato 5 aprile 2014
QUESTIONE DI ALLENAMENTO

Uomini adulti che fanno ancora gli adolescenti in casa dei genitori. Gente assuefatta dal gioco o dal vivere la vita ed i rapporti solo su facebook e Internet. Ragazzi viziati da genitori che danno ai prof la colpa dei brutti voti e della maleducazione dei figli.
Una società che ha deposto le armi, che non combatte, che non sogna...
Mi è venuto da rivalutare la filosofia di Fichte: questo Io infinito, che vive un perenne dinamismo, che vive di gioventù perenne proprio grazie alla perenne lotta contro gli ostacoli che gli si pongono di fronte.
Nell'Italia tra Sette-Ottocento, gli osservatori stranieri notavano che l'affievolimento della morale e l'agiatezza dei prelati, era da collegare al lungo periodo di pace. Al fatto che nella Penisola si era perso il gusto delle armi.
Oggi? La gente chatta, i ragazzi e gli adulti (anche) hanno lo sguardo puntato sugli schermi mentre mangiano in famiglia o al ristorante, mentre passeggiano per la strada. Le baby squillo hanno imparato a fare i soldi facili col sesso, a molti tutto è dovuto senza guadagnare niente, e, come dice papa Francesco, non si dice più "scusa", "grazie", "permesso". La gentilezza: questa sconosciuta.
La gente è obesa perché mangia robaccia e cammina poco. Chi scala una montagna, va al polo Nord in bici, emigra all'Estero per disperazione o perché ha coraggio e tempra, fa notizia.
Ci vuole un fisico bestiale, cantava qualcuno, ma di fatto abbiamo perso l'allenamento nella dura lotta per l'esistenza.
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