venerdì 11 gennaio 2013

CHE VECCHIUME

(GIANCRISTIANO DESIDERIO) - Altro che Santoro e la fossa dei leoncini di Servizio pubblico, Berlusconi se potesse andrebbe a raccontare le sue storielle anche ai matrimoni, ai battesimi, alle cresime e perfino ai funerali. Bersani non è da meno e dopo venti anni propina ancora la solfa della sinistra come “l’Italia giusta”. Le loro apparizioni televisive appartengono al genere delle “teche Rai” ossia quei filmati di repertorio che vanno in onda nei tempi morti della giornata e si rispolverano per vedere come eravamo. Il guaio serio è che Berlusconi e la sinistra di Bersani non solo erano così venti anni fa, ma lo sono ancora oggi. La loro più che essere una politica per una società tardo-industriale, è proprio una politica archeologica e museale.
Le loro rispettive apparizioni e duelli a distanza  – Bersani da Vespa, Berlusconi da Santoro   sono per la televisione delle repliche, per il cinema dei remake, per la storiografia delle imitazioni. E per la politica? Dei falsi. È evidente a tutti: i due non rappresentano l’inizio del nuovo, ma la fine del vecchio. È talmente vero che perfino i loro interlocutori, ossia Santoro e Vespa, sono vecchi nella recita dei ruoli. Nessuno di loro è figlio del nostro tempo perché sono tutti superstiti di un ventennio fallimentare che ha avuto la sua logica proprio nella sopravvivenza del simulacro rispetto alla realtà. Ieri sera, sulla rete Rai e su La7, è andato in onda “Il delitto perfetto”: che è sia il thriller di Alfred Hitchcock del 1954 sia il libro di Jean Baudrillard. Chi è stato ucciso? Il reale. E il reality politico della Seconda repubblica ne ha preso il posto. Per ripristinare il vero ordine delle cose e delle idee non ci vuole molto. Basta il telecomando.

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