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http://it.notizie.yahoo.com/7/20091018/tts-scialla-truzzo-emo-ecco-tutti-i-nuov-c8abaed.html
Roma, 18 ott. - (Adnkronos/Ign) - "Scialla", non per coprirsi ma per invitare a darsi una calmata; ''Bella'', non è un complimento rivolto a una ragazza ma il saluto più utilizzato dagli adolescenti italiani. ''Emo'', non è un extraterrestre ma il diminutivo di emotivo, aggettivo che indica chi tende al sentimentalismo mostrando il lato debole e vulnerabile del suo carattere. ''Truzzo'', non è un animale in via d’estinzione ma un ''discotecaro'' con capelli a spazzola e zeppe. Letteralmente ''colui che va in discoteca'', forse deriva dal suono onomatopeico ''tuz tuz'' identificativo della musica house. E’ il vocabolario dei giovani, irriverente, anticonformista, fantasioso, creativo. Uno slang fatto di sigle e metafore inventate, rielaborate, accorciate e qualche volta raddoppiate.
Un linguaggio che si evolve e cambia ogni dieci anni ed è quindi impossibile cercare di intrappolarlo e codificarlo nei classici dizionari, l’unica è stargli dietro in tempo reale. Se fino a qualche tempo fa infatti si usava l’italiano per le situazioni formali e il dialetto per quelle colloquiali e familiari oggi il linguaggio giovanile è diventato una realtà linguistica che sostituisce il gergo popolare a livello del parlare affettivo, emotivo e informale. Alla radice del linguaggio giovanile spesso c’è, opportunamente rielaborato, il dialetto.
Un linguaggio che si evolve e cambia ogni dieci anni ed è quindi impossibile cercare di intrappolarlo e codificarlo nei classici dizionari, l’unica è stargli dietro in tempo reale. Se fino a qualche tempo fa infatti si usava l’italiano per le situazioni formali e il dialetto per quelle colloquiali e familiari oggi il linguaggio giovanile è diventato una realtà linguistica che sostituisce il gergo popolare a livello del parlare affettivo, emotivo e informale. Alla radice del linguaggio giovanile spesso c’è, opportunamente rielaborato, il dialetto.
Il linguaggio informatico è forse la vera novità del nostro secolo. I giovani sono infatti sedotti dalla forma rapida e incisiva delle parole, come nick per dire nome (da nickname, il soprannome da scegliere per entrare nelle chatline o sui social network). Per non parlare del linguaggio degli sms (acronimo dell’inglese short message service): ''3mendo'' (tremendo), ''novelordin'' (non vedo l’ora di vederti), ''cpt'' (capito), ''cmq'' (comunque), ''xkè'' (perché), ''t.v.t.b.'' (ti voglio tanto bene) ''xxx'' (baci). Utilizzano abbreviazioni e troncamenti, come: ''mega'' (grande), ''prof'' (professore), ''raga'' (ragazzi); forestierismi: ''gym'' (ginnastica, palestra) ''figo'' (uno che ha successo con le ragazze), o parole prese a prestito dal gergo dei tossicodipendenti: ''cannarsi'', ''sballo'', ''calarsi''. Insomma, colloquiale, sboccato, gergale, il linguaggio giovanile è fatto di parole poco note o addirittura sconosciute agli adulti.
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