Si tratta di una delle pagine più nere nella
storia dell’emigrazione e del lavoro operario. Aigues-Mortes (acque morte) è una piccola
località della regione dell’Occitania, nel sud della Francia, a 35 km da Nîmes
e 30 km da Montpellier. La località è collegata al mare ed al Rodano da canali
navigabili. Da sempre è specializzata nella produzione del sale.
A fine Ottocento, in decenni
caratterizzati dalla fame e dalla mancanza di lavoro che spingevano molti
italiani a cercare occupazione altrove, in questa piccola località francese si
verificò un massacro in cui morirono otto italiani, almeno una decina rimasero
sconosciuti e un centinaio rimasero gravemente feriti, alcuni restando invalidi
per tutta la vita.
Un misto di motivazioni xenofobe e guerra
fra poveri fu all’origine della strage, che si verificò tra il 16 ed il 17
agosto 1893, esattamente 130 anni fa. L’episodio è ben descritto e documentato
da Enzo Barnabà, che ha scritto un libro su quanto accaduto.
I lavoratori stagionali del posto si
dividevano in tre categorie: i “piémontais” o “francesi de Cuneo”, cioè gli
italiani, la maggioranza dei quali era piemontese; gli “ardechois”, contadini
di origine francese; ed infine i “trimards”, cioè i vagabondi di qualsiasi
provenienza, per lo più francesi del sud e rom.
Le tensioni di tipo razziale ed etnico
erano molto forti e così, quando alcuni cittadini di Aigues-Mortes morirono in
circostanze misteriose, la colpa fu immediatamente attribuita agli italiani. La
mattina del 16 agosto si verificò una rissa tra le parti in causa ed ebbe
inizio una caccia all’italiano, nonostante l’intervento dei gendarmi.
La rappresaglia fu feroce.
C’era anche un altro motivo. Gli italiani
erano disposti a piegarsi a qualsiasi richiesta dei padroni, mentre i francesi
si stavano organizzando per una protesta.
Alcuni operai italiani dovettero
abbandonare il lavoro e fuggirono a rifugiarsi in una panetteria, che fu ben
presto assediata da francesi inferociti, i quali minacciarono di dare fuoco
allo stabile. Il Prefetto decise allora di inviare delle truppe per risolvere
la situazione, ma esse arrivarono a destinazione il giorno dopo, quando la
strage si era consumata.
Alcuni operai italiani rimasti nelle
saline furono seriamente minacciati il giorno dopo e così la Gendarmerie pensò
di placare gli animi rispedendoli in patria. Tuttavia, durante il loro
trasferimento alla stazione, essi furono attaccati da rivoltosi, venendo
linciati, bastonati, sparati e affogati.
L’opinione pubblica italiana attaccò le
istituzioni francesi sul nostro territorio, ritenute la causa di quella vile
aggressione. Ci furono clamorose manifestazioni popolari sotto l’ambasciata
francese a Roma, che fu gravemente danneggiata con lanci di sassi, ed anche un
attacco ai tram di proprietà di una compagnia francese a Napoli.
Per evitare un incidente diplomatico in
grande stile, o addirittura un vero e proprio conflitto tra i due paesi,
intervenne con saggezza Giovanni Giolitti, che era divenuto presidente del
consiglio per la prima volta proprio in quell’anno. Ci fu un compromesso tra i
due governi. Lo Stato francese avrebbe risarcito le famiglie delle vittime
italiane, e lo Stato italiano avrebbe provveduto a riparare i danni strutturali
subiti dall’ambasciata francese.
Le vittime accertate furono otto: Carlo
Tasso di Alessandria, Vittorio Caffaro di Pinerolo, Bartolomeo Calori di
Torino, Giuseppe Merlo di Centallo, Rolando Lorenzo di Altare, Paolo Zanetti di
Nese, Amaddio Caponi di San Miniato e Giovanni Bonetto di Frassino. Il corpo di
una nona vittima, Secondo Torchio di Tigliole, non fu mai trovato.
Altri 17 italiani erano feriti in modo
grave e, non potendo essere evacuati in treno, rimasero in Francia. Uno di loro
morì di tetano dopo un mese. I morti in totale sarebbero stati 17 ed i feriti
150.
Seguì un processo che assolse tutti gli
imputati. La stampa internazionale definì il processo una farsa e molti
giornali scrissero che il motivo per cui nessun francese fu condannato era
l’italianità delle vittime. Con coraggio un cronista del Journal de Midi scrisse: “Ho appena assistito ad una scena di
efferatezza senza precedenti e indegna di un popolo civile”.
Questa vicenda non è mai ricordata nei
libri di storia, di cui sempre poco si parla delle tematiche legate
all’emigrazione.
Nel tempo vi sono state sporadiche
celebrazioni ed oggi, ad Aigues-Mortes, campeggiano due targhe, che sono state
messe lì nel 2018. Una ricorda
le vittime italiane ed un’altra i “Giusti” francesi, che si opposero alla barbarie
xenofoba di quei giorni, come il panettiere di cui abbiamo già parlato, una
donna che morirà per via di una randellata ed il parroco che diede conforto e
aiuti agli italiani perseguitati.
Fonti:
www.cuneo24.it/2021/08/128-anni-fa-il-massacro-di-aigues-mortes-dove-morirono-otto-operai-italiani-di-cui-due-cuneesi-125491/
www.ibs.it/morte-agli-italiani-massacro-di-libro-enzo-barnaba/e/9788889602423
www.mimbelluno.it/libri-del-mese/il-massacro-degli-italiani-aigues-mortes-1983-quanso-il-lavoro-lo-rubavamo-noi/
www.novecento.org/didattica-in-classe/il-massacro-di-aigues-mortes-un-caso-di-xenofobia-o-guerra-tra-poveri-3487/
www.rivieratime.news/il-massacro-di-italiani-in-francia-che-non-ha-mai-visto-giustizia-i-fatti-di-aigues-mortes-nel-racconto-di-enzo-barnaba
https://rivistasavej.it/lung/2016-2020/la-strage-impunita-di-aigues-mortes-3b5a6912d46c
www.sagarana.net/anteprima.php?quale=682
www.savonanews.it/2019/10/18/leggi-notizia/argomenti/attualit/articolo/altare-targa-operaio.html