lunedì 4 settembre 2023

IL MASSACRO DI AIGUES-MORTES NEL 1893

 


Si tratta di una delle pagine più nere nella storia dell’emigrazione e del lavoro operario. Aigues-Mortes (acque morte) è una piccola località della regione dell’Occitania, nel sud della Francia, a 35 km da Nîmes e 30 km da Montpellier. La località è collegata al mare ed al Rodano da canali navigabili. Da sempre è specializzata nella produzione del sale.

A fine Ottocento, in decenni caratterizzati dalla fame e dalla mancanza di lavoro che spingevano molti italiani a cercare occupazione altrove, in questa piccola località francese si verificò un massacro in cui morirono otto italiani, almeno una decina rimasero sconosciuti e un centinaio rimasero gravemente feriti, alcuni restando invalidi per tutta la vita.

Un misto di motivazioni xenofobe e guerra fra poveri fu all’origine della strage, che si verificò tra il 16 ed il 17 agosto 1893, esattamente 130 anni fa. L’episodio è ben descritto e documentato da Enzo Barnabà, che ha scritto un libro su quanto accaduto.

I lavoratori stagionali del posto si dividevano in tre categorie: i “piémontais” o “francesi de Cuneo”, cioè gli italiani, la maggioranza dei quali era piemontese; gli “ardechois”, contadini di origine francese; ed infine i “trimards”, cioè i vagabondi di qualsiasi provenienza, per lo più francesi del sud e rom.

Le tensioni di tipo razziale ed etnico erano molto forti e così, quando alcuni cittadini di Aigues-Mortes morirono in circostanze misteriose, la colpa fu immediatamente attribuita agli italiani. La mattina del 16 agosto si verificò una rissa tra le parti in causa ed ebbe inizio una caccia all’italiano, nonostante l’intervento dei gendarmi.

La rappresaglia fu feroce.

C’era anche un altro motivo. Gli italiani erano disposti a piegarsi a qualsiasi richiesta dei padroni, mentre i francesi si stavano organizzando per una protesta.

Alcuni operai italiani dovettero abbandonare il lavoro e fuggirono a rifugiarsi in una panetteria, che fu ben presto assediata da francesi inferociti, i quali minacciarono di dare fuoco allo stabile. Il Prefetto decise allora di inviare delle truppe per risolvere la situazione, ma esse arrivarono a destinazione il giorno dopo, quando la strage si era consumata.

Alcuni operai italiani rimasti nelle saline furono seriamente minacciati il giorno dopo e così la Gendarmerie pensò di placare gli animi rispedendoli in patria. Tuttavia, durante il loro trasferimento alla stazione, essi furono attaccati da rivoltosi, venendo linciati, bastonati, sparati e affogati.

L’opinione pubblica italiana attaccò le istituzioni francesi sul nostro territorio, ritenute la causa di quella vile aggressione. Ci furono clamorose manifestazioni popolari sotto l’ambasciata francese a Roma, che fu gravemente danneggiata con lanci di sassi, ed anche un attacco ai tram di proprietà di una compagnia francese a Napoli.

Per evitare un incidente diplomatico in grande stile, o addirittura un vero e proprio conflitto tra i due paesi, intervenne con saggezza Giovanni Giolitti, che era divenuto presidente del consiglio per la prima volta proprio in quell’anno. Ci fu un compromesso tra i due governi. Lo Stato francese avrebbe risarcito le famiglie delle vittime italiane, e lo Stato italiano avrebbe provveduto a riparare i danni strutturali subiti dall’ambasciata francese.

Le vittime accertate furono otto: Carlo Tasso di Alessandria, Vittorio Caffaro di Pinerolo, Bartolomeo Calori di Torino, Giuseppe Merlo di Centallo, Rolando Lorenzo di Altare, Paolo Zanetti di Nese, Amaddio Caponi di San Miniato e Giovanni Bonetto di Frassino. Il corpo di una nona vittima, Secondo Torchio di Tigliole, non fu mai trovato.

Altri 17 italiani erano feriti in modo grave e, non potendo essere evacuati in treno, rimasero in Francia. Uno di loro morì di tetano dopo un mese. I morti in totale sarebbero stati 17 ed i feriti 150.

Seguì un processo che assolse tutti gli imputati. La stampa internazionale definì il processo una farsa e molti giornali scrissero che il motivo per cui nessun francese fu condannato era l’italianità delle vittime. Con coraggio un cronista del Journal de Midi scrisse: “Ho appena assistito ad una scena di efferatezza senza precedenti e indegna di un popolo civile”.

Questa vicenda non è mai ricordata nei libri di storia, di cui sempre poco si parla delle tematiche legate all’emigrazione.

Nel tempo vi sono state sporadiche celebrazioni ed oggi, ad Aigues-Mortes, campeggiano due targhe, che sono state messe lì nel 2018. Una ricorda le vittime italiane ed un’altra i “Giusti” francesi, che si opposero alla barbarie xenofoba di quei giorni, come il panettiere di cui abbiamo già parlato, una donna che morirà per via di una randellata ed il parroco che diede conforto e aiuti agli italiani perseguitati.

 

Fonti: 

www.cuneo24.it/2021/08/128-anni-fa-il-massacro-di-aigues-mortes-dove-morirono-otto-operai-italiani-di-cui-due-cuneesi-125491/

www.ibs.it/morte-agli-italiani-massacro-di-libro-enzo-barnaba/e/9788889602423

www.mimbelluno.it/libri-del-mese/il-massacro-degli-italiani-aigues-mortes-1983-quanso-il-lavoro-lo-rubavamo-noi/

www.novecento.org/didattica-in-classe/il-massacro-di-aigues-mortes-un-caso-di-xenofobia-o-guerra-tra-poveri-3487/

www.rivieratime.news/il-massacro-di-italiani-in-francia-che-non-ha-mai-visto-giustizia-i-fatti-di-aigues-mortes-nel-racconto-di-enzo-barnaba

https://rivistasavej.it/lung/2016-2020/la-strage-impunita-di-aigues-mortes-3b5a6912d46c

www.sagarana.net/anteprima.php?quale=682

www.savonanews.it/2019/10/18/leggi-notizia/argomenti/attualit/articolo/altare-targa-operaio.html

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