(Gli Stati Generali) - Il 16 novembre 2010 la dieta
mediterranea veniva inserita nella lista del patrimonio culturale e immateriale dell’umanità dell’Unesco. Ne sono ingredienti principali l’olio d’oliva, cereali, verdure, frutta di stagione, pesce, prodotti lattiero caseari, carne, vino. A farla apprezzare nel mondo sono stati gli studi dello scienziato americano Ancel Keys, vissuto per oltre 40 anni ad Acciaroli, in provincia di Salerno. L’Italia è protagonista assoluta di questo modello alimentare. Oggi una tesi di laurea dell’Università di Bologna rivela che la dieta mediterranea fa bene anche al portafoglio, perché permette di risparmiare 7 euro a settimana. Lo fa sapere l’Osservatorio Waste Watcher (Last Minute Market/Swg) che ha pubblicato un’indagine realizzata in occasione del decennale. Tuttavia non ci sono solo notizie positive. Su questo tipo di dieta unica al mondo sta per abbattersi il ciclone delle etichettature a semaforo, come quella inglese, il Nutriscore francese (che da sempre scoraggiano il consumo dei suoi elementi base, come avverte Coldiretti) ed anche i bollini neri cileni, che gettano ingiustamente discredito sui prodotti di base della dieta mediterranea. Questi tipi di etichettatura rimpiazzano l’olio extravergine di oliva con bevande gassate dietetiche prodotte con sostanze artificiali e di cui alle volte non è dato nemmeno conoscere la ricetta. La Coldiretti è quindi più che mai impegnata nella difesa della dieta mediterranea e lancia l’hastag #MangiaItaliano, «per avere a disposizione prodotti di qualità e sostenere allo stesso tempo le imprese del territorio, l’occupazione e l’economia della nostra regione».
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