Il 23 marzo 2019 all’età di 92 anni si è spento Rafi
Eitan, l’artefice della cattura di Adolf Eichmann, l’esponente delle SS
responsabile della morte di milioni di Ebrei, il quale, fuggito in Argentina,
fu qui catturato nel 1960 e quindi processato e condannato a morte per
impiccagione, nel 1962.
La sua cattura fu possibile grazie all’azione dei
leggendari servizi segreti israeliani (il Mossad), di cui Eitan era componente, anche se
definirlo semplicemente una spia dell’intelligence israelita è piuttosto
riduttivo, dal momento che egli fu molto di più. La sua scomparsa è stata
salutata con cordoglio e con sentimenti di gratitudine dal popolo d’Israele. Un
eroe, anche se non aveva nulla del fascino che l’immaginario collettivo
attribuisce agli 007. Rafi Eitan era infatti un uomo minuto dal viso rotondo e
dagli occhiali spessi, appena avvizzito dall’età e dall’apparenza finanche
fragile. Eitan era la «master spy», la «spia delle spie» con all’attivo
centinaia di operazioni portate a termine. La più famosa è stata quella di
Eichmann. Lui, però, minimizzava. Diceva infatti: «è stata una delle più semplici. Magari fossero state tutte
così: incroci un uomo per strada, gli metti una mano sulla spalla, gli placchi
la testa, ed è fatta».
Rafi Eitan era mato a Ein Harold, un kibbutz a nord
di Israele, da una famiglia di immigrati russi. Aveva frequentato la scuola
agricola e per qualche tempo anche la London School of Economics. Aveva quindi
aderito al Palmach, il movimento di Resistenza armata agli inglesi che nel 1948
diventerà l’esercito del neonato stato ebraico. Aveva partecipato ad un’operazione
per liberare un gruppo di profughi ebrei sopravvissuti alla Shoah, che il
governo inglese aveva fatto rinchiudere nel campo di raccolta di Atlit. Durante
la Seconda Guerra Mondiale aveva partecipato ad una serie di operazioni legate all’immigrazione
clandestina degli ebrei dall’Europa nella Palestina mandataria. Aveva poi
combattuto nella guerra di Indipendenza d’Israele, nel 1947-48, rimanendo
ferito.
Soldato, stratega, politico, ministro e consulente
governativo, nonché uomo d’affari, Rafi Eitan poteva contare su un’intelligenza
fuori dall’ordinario e su un formidabile intuito, sempre guidato, in tutte le
sue operazioni, dal dovere morale di mantenere in sicurezza il popolo d’Israele.
La cattura di Eichmann, alla fine, non era indispensabile alla sopravvivenza di
Israele, ma era un dovere morale compierla, e Rafi Eitan sapeva di esserne
capace. Insomma, un uomo eccezionale, mai desideroso della ribalta, che, anzi,
ha sempre preferito rimanere nell’ombra di una normalità che era solo
apparente.
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