sabato 24 febbraio 2018

LA SCUOLA-AZIENDA ED IL MALESSERE DEI PROF

Nella scuola-azienda l'alunno è cliente ed il genitore è re. Nella gran parte dei casi con la connivenza dei dirigenti scolastici (altra parola del lessico aziendale), che pur di tenersi la clientela sono proni ai desideri genitoriali e dei giovani utenti e pronti anche a gettare fango sui poveri docenti, dietro reiterate rimostranze dei clienti-genitori, che difendono i figli qualunque cosa facciano (e che sono falliti come loro).
Non ci meravigliamo del punto a cui è arrivata oggi la martoriata scuola italiana, che ha retto a tanti colpi, ma le cui forze sono state fiaccate sempre più nel giro degli utimi venti anni.
La lunga teoria di professori e professoresse selvaggiamente picchiati da alunni e genitori, querelati, vittime di burn out, alle prese con costosissimi avvocati è ormai cronaca quotidiana.
E' il fallimento del sistema neoliberista a cui è stata assoggettata la società.
E' il fallimento della politica, la perdita di dignità di personaggi che hanno perso il rispetto per gli altri e soprattutto per se stessi.
Tanto poi basterà fare i corsicini allineati al dettato ministeriale ed avallati dai dirigenti, gli unici ad avere avuto vantaggi dalle normative messe in atto nella scuola-azienda, per scaricarsi la coscienza e dire di avere dato "qualità" all'istituzione scuola.
Ecco la società che non cresce.

Alcuni esempi del disagio



“Insegnanti bruciati”: rischio burnout anche tra insegnanti giovani. Stress perché manca sostegno nel lavoro quotidiano, uno studio

domenica 18 febbraio 2018

QUANDO IL PROFITTO DIMENTICA L'UMANITA'

Un prof universitario a contratto che da 15 anni prende quattro treni per fare lezione in quattro città diverse. retribuzione: dieci/dodicimila euro annui.
Una docente universitaria, grandissima studiosa, pagata tremila euro all'anno.
Dipendenti di grandi centri di distribuzione con l'esaurimento nervoso perché costantemente sotto pressione sul posto di lavoro (della serie: lo mantieni se vendi più degli altri).
Mamme lavoratrici sbattute a 50 km dal posto di lavoro per avere reclamato il diritto ad avere almeno una domenica libera al mese.
Il degrado del lavoro nel nostro Paese è allucinante. E' lo specchio di politiche asservite al mercato, che fanno delle persone esseri senza dignità, monadi intercambiabili nell'universo del libero scambio.
La filosofa Martha Nussbaum ha scritto un bel libro che richiama un concetto stoico: "Coltivare l'umanità".
Stiamo perdendo l'umanità. Andando verso l'autodistruzione.
La stessa filosofia aziendalistica è entrata nella Scuola Italiana. Laddove un governo, non legittimato da nessuno, ha inventato la formula del "bonus premiale" per i docenti meritevoli, che vengono determinati come tali dai loro presidi. Che cos'è il merito, per lor signori? E perché la cosiddetta "classe dirigente" che ha inventato questo scempio, che l'ha calato dall'alto, non si è sottoposta preventivamente alla valutazione premiale del popolo?
Una classe dirigente mai votata né eletta da nessuno che ha inventato la formula della scuola-azienda. Come se i ragazzi andassero a scuola per imparare un mestiere. Aberrante.
In vista delle elezioni del 4 marzo stiamo assistendo ad una campagna elettorale in cui i leaders di tutti gli schieramenti in campo si presentano come i salvatori della Patria.
In una recente intervista la Nussbaum afferma: "So di non essere un modello, perché ho una vita felice".
E no, cara Prof.ssa Nussbaum, si sbaglia. Sa perché lei invece dovrebbe essere un modello per tanti? Proprio perché nelle sue opere fa continuamente appello a quella bella cosa su cui gli antichi hanno molto riflettuto: l'umanità.
Ma quando l'umanità viene sostituita dalla logica del profitto, gli esseri umani diventano infelici e disperati come quelli che abbiamo visto nel servizio di Rai 3.
Il profitto, come il Leviatano di Hobbes, fagocita ogni cosa e risucchia nel suo ventre la vita di milioni di individui, disponendone come gli pare.

mercoledì 7 febbraio 2018

LA SCUOLA SFREGIATA


(Se i quadri parlassero come i docenti) - Non ho molto da dire sulla storia della collega sfregiata.
Il degrado educativo in cui versa la scuola italiana ci è noto da tempo, e, come un tumore maligno, si è radicato con l’idea di “utente=cliente”, di cui certamente non sono responsabili i docenti.
Lascio parlare il quadro e faccio i miei auguri alla collega offesa, pregandola di non assumersi la colpa di un delitto non suo.
Che si chiamino in causa le famiglie, prime responsabili del futuro dei loro figli e chi, scientemente, lascia andare alla deriva le giovani generazioni per motivi di opportunismo politico.
Noi siamo solo rematori, che operano, spesso, contro corrente.



(Claudia Pepe) - Non mi ha mai fatto vedere che stavo trascurando la mia vita, la mia famiglia, le mie amicizie per dare sempre di più non a Voi che avete distrutto la scuola, ma ai miei meravigliosi allievi. Ora Lei mi comunica che devo aumentare le ore di lavoro, che il nostro aumento calcolato in 85 euro in tre anni è molto difficile perché non trovate i fondi. I fondi che volete riservare al merito e alla formazione. Le vorrei chiedere Sig. Ministra, cos’è il merito. Il merito per me è andare ogni giorno a scuola sempre con il sorriso, accogliere i nostri studenti con la gioia di iniziare un’altra giornata, con la consapevolezza di edificare dei cittadini. Proprio quei cittadini che si troveranno senza lavoro, quei cittadini a cui una politica malsana ha rubato la gioia, la speranza, il futuro.

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