Se ne sono andati a pochi giorni di distanza l'uno dall'altra. Umberto Eco (84 anni) e Ida Magli (91 anni). Il primo padre della semiotica e docente emerito all'Università di Bologna. La seconda antropologa, acuta e brillante polemista. Personaggi talmente noti da non avere bisogno di presentazioni. La terra vi sia lieve.
martedì 23 febbraio 2016
giovedì 18 febbraio 2016
mercoledì 17 febbraio 2016
FRANCO ARMINIO, CI VUOLE LA POESIA
La modernità finisce ogni giorno e ogni giorno prolunga la sua
esistenza con una magia collettiva che occulta ciò che è in piena
evidenza: non crediamo più alla nostra avventura su questo pianeta.
Non abbiamo nessuna religione che ci tiene assieme, nessun progetto da
condividere. La paesologia denuncia l’imbroglio della modernità, il suo
aver portato l’umano dalla civiltà del segno alla civiltà del pegno. Navighiamo in un mare di merci,
e intorno a noi è tutto un panorama di navi incagliate: le nazioni, gli
individui, le idee, tutto è come bloccato in un presente che non sa
volgere la sua fronte né avanti né indietro.
In uno scenario del genere una politica possibile è la poesia.
La poesia non è il fiore all’occhiello, è l’abito da indossare, ma
prima di indossarlo dobbiamo cucirlo e prima di cucirlo dobbiamo
procurarci la stoffa. La poesia ci può permettere di navigare nel mare
delle merci lasciandoci un residuo di anima. La poesia è la realtà più
reale, è il nesso più potente tra le parole e le cose. Quando riusciamo a
radunare in noi questa forza, possiamo rivolgerci serenamente agli
altri, possiamo scrivere, possiamo fare l’oste o il parlamentare, non
cambia molto. Quello che conta è sentire che la modernità è una baracca da smontare.
Una volta che la baracca è smontata, piano piano impareremo a guardare
la terra che c’è sotto per costruire in ogni luogo non altre baracche,
ma case senza muri e senza tetto, costruire non la crescita, non lo sviluppo,
costruire il senso di stare da qualche parte nel tempo che passa, un
senso intimamente politico e poetico, un senso che ci fa viaggiare più
lietamente verso la morte. Adesso si muore a marcia indietro, si muore
dopo mille peripezie per schivare o per cercare la fine. E invece c’è
solo il respiro, forse ce n’è uno solo per tutti e per tutto. Spartirsi
serenamente questo respiro è l’arte della vita. Altro che moderno o
postmoderno, altro che localismo o globalità. La faccenda è teologica.
Abbiamo bisogno di politica e di economia, ma ci vuole una politica e
un’economia del sacro. Ci vuole la poesia.
Per salvare il mondo dobbiamo pensare che siamo mortali, dobbiamo usare i nostri corpi, camminare, abbracciarci, stenderci al sole e sgretolarci, annusarci, danzare, suonare, salutare il sole, scrivere poesie, non ci sono altre strade, dobbiamo congedarci da ogni idea di progresso, dobbiamo congedarci da ogni fissità, muoverci sciolti, muoverci nel provvisorio, scatenare immaginazioni, lasciare i caselli delle mete obbligate, muoverci verso l’impensato, tenere il miracolo del mondo nel nostro fiato, raccontarci la meraviglia di essere qui assieme ai cani, ai vermi, ai conigli, alle nuvole, alle foglie, ai pesci, agli uccelli, assieme alla pioggia, assieme al vento, stare qui a sentire l’aria che gira senza mai fermarsi, raccontarci storie belle, mutilare l’efficienza, l’indifferenza, sgangherare l’idea del profitto, disarmare il disincanto. Con queste munizioni nello spirito possiamo guarire qualcosa, il nostro compito non è di allungare la permanenza a niente e a nessuno, ma rendere più lieve e lieto quello che c’è e quello che siamo. Poi tutto avrà fine e buona notte.
Per salvare il mondo dobbiamo pensare che siamo mortali, dobbiamo usare i nostri corpi, camminare, abbracciarci, stenderci al sole e sgretolarci, annusarci, danzare, suonare, salutare il sole, scrivere poesie, non ci sono altre strade, dobbiamo congedarci da ogni idea di progresso, dobbiamo congedarci da ogni fissità, muoverci sciolti, muoverci nel provvisorio, scatenare immaginazioni, lasciare i caselli delle mete obbligate, muoverci verso l’impensato, tenere il miracolo del mondo nel nostro fiato, raccontarci la meraviglia di essere qui assieme ai cani, ai vermi, ai conigli, alle nuvole, alle foglie, ai pesci, agli uccelli, assieme alla pioggia, assieme al vento, stare qui a sentire l’aria che gira senza mai fermarsi, raccontarci storie belle, mutilare l’efficienza, l’indifferenza, sgangherare l’idea del profitto, disarmare il disincanto. Con queste munizioni nello spirito possiamo guarire qualcosa, il nostro compito non è di allungare la permanenza a niente e a nessuno, ma rendere più lieve e lieto quello che c’è e quello che siamo. Poi tutto avrà fine e buona notte.
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domenica 14 febbraio 2016
RE MANFREDI DI SVEVIA HA IL SUO MONUMENTO
Manfredi di Svevia (Venosa, 1232 – Benevento, 26 febbraio 1266)è stato l'ultimo sovrano svevo del Regno di Sicilia (istituito nel 1130 da Ruggiero d'Altavilla e durato fino alXIX secolo). Era figlio illegittimo dell'imperatore Federico II di Svevia e di Bianca Lancia
Morì "in co' del ponte presso a Benevento", com'è ricordato da Dante Alighieri nella Divina Commedia, il 26 febbraio 1266, nello scontro che oppose le sue truppe a quelle guelfe di Carlo d'Angiò. Gli Angioini si impossessarono così del Regno di Sicilia. Il suo corpo fu seppellito sul campo di battaglia sotto un
mucchio di pietre da parte degli stessi cavalieri francesi, che ne
vollero onorare il valore mostrato in combattimento.
Sette mesi dopo la tomba fu violata da Bartolomeo Pignatelli, vescovo di Cosenza, con il consenso del papa francese Clemente IV. Il corpo riesumato fu deposto o disperso, quale scomunicato, fuori dai
confini dello Stato della Chiesa, in un luogo che resta tuttora
sconosciuto. L'anno scorso il Comune pugliese di Manfredonia gli ha dedicato un monumento in città. Ecco le foto.
LE 10 CAPABILITIES SECONDO MARTHA NUSSBAUM
1.
Essere in
grado di vivere fino alla fine una vita umana di normale durata; di non morire
prematuramente, o prima che la vita di una persona sia ridotta in uno stato
tale da renderla indegna di essere vissuta.
2.
Salute
fisica.
Essere in
grado di avere una buona salute, inclusa quella riproduttiva; essere nutriti in
modo completo; avere un’abitazione adeguata.
3.
Integrità
fisica.
Essere in
grado di muoversi liberamente da un luogo all’altro; avere assicurata la
sovranità sul proprio corpo, ovvero poter essere al riparo da ogni tipo di
violenza, inclusa l’aggressione sessuale, l’abuso sessuale su minori e la
violenza domestica; avere la possibilità di trovare soddisfazione sessuale e di
scegliere in materia di riproduzione.
4.
Sensi,
immaginazione e pensiero.
Essere in
grado di usare pienamente i sensi, di immaginare, pensare e ragionare – e di
far ciò in modo «propriamente umano», ovvero in modo informato e coltivato da
adeguata istruzione, che includa alfabetizzazione e conoscenze
matematico-scientifiche di base, ma non sia affatto limitata a questo. Essere
in grado di usare immaginazione e pensiero in relazione alla propria esperienza,
alla produzione di opere di auto-espressione e a manifestazioni, liberamente
scelte da ciascuno, di natura religiosa, letteraria, musicale e così
via. Essere
in grado di esercitare il proprio senso critico in modo protetto dalle garanzie
di libertà d’espressione, sia sul piano politico sia su quello artistico, e la
libertà di culto. Essere in grado di ricercare il senso ultimo della vita in
modo autonomo. Essere in grado di avere esperienze piacevoli e di evitare
dolori non necessari.
5.
Emozioni.
Essere in
grado di avere legami con persone e cose al di fuori di noi stessi; poter amare
chi ci ama e si interessa di noi, soffrire per la loro assenza; in generale,
amare, soffrire, sentire mancanza, gratitudine e rabbia giustificata. Avere uno
sviluppo emotivo non rovinato da eccessiva paura e ansia, o da eventi
traumatici come abusi o incuria. (Sostenere questa capacità significa sostenere
forme di associazione umana che si possono dimostrare cruciali nel loro
sviluppo.)
6.
Ragion
pratica.
Essere in
grado di formarsi una concezione del bene e di impegnarsi nella riflessione
critica sul modo in cui pianificare una propria forma di vita. (Ciò implica
anche protezione della libertà di coscienza.)
7.
Unione.
a)
Essere in
grado di vivere con gli altri e rispetto agli altri, di riconoscere e mostrare
interesse per altri esseri umani, di impegnarsi in diverse forme di interazione
sociale; essere in grado di immaginare la posizione di un altro e di avere
compassione per quella situazione; essere capace sia di giustizia sia di
amicizia. (Proteggere questa capacità significa sostenere istituzioni che costituiscono
e nutrono questo genere di affiliazioni, e anche proteggere la libertà di
associazione e di espressione politica.)
b)
Avere le
basi sociali per il rispetto di sé e per non essere umiliati; poter avere una
dignità pari a quella di tutti gli altri. Questo implica, come minimo,
protezione contro le discriminazioni sulla base della razza, del sesso,
dell’orientamento sessuale, religione, della casta, dell’appartenenza etnica o
della nazionalità. Sul posto di lavoro, poter lavorare come un essere umano,
esercitare la ragion pratica ed entrare in relazioni significative di reciproco
riconoscimento con altri lavoratori.
8.
Altre
specie.
Essere in
grado di vivere prendendosi cura e stando in relazione con animali, piante e
con il mondo naturale.
9.
Gioco.
Essere
capaci di ridere, giocare e godere di attività ricreative.
10.
Avere
controllo sul proprio ambiente.
a)
Politico.
Essere in grado di partecipare effettivamente alle scelte politiche che
regolano la propria vita; godere del diritto di partecipazione politica attiva,
così come della protezione della libertà di parola e di associazione.
b)
Materiale.
Essere in grado di avere proprietà (sia di terra sia di beni mobili), non
solamente in senso formale, ma in termini di possibilità concrete; avere
diritti di proprietà su base paritaria rispetto agli altri; avere il diritto di
cercare lavoro su base paritaria rispetto agli altri; essere garantiti da perquisizioni
e confische ingiustificate.
M.C. Nussbaum, Women and Human
Development. The Capabilities Approach, Cambridge-New
York, Cambridge University
Press, 2000, cap. I, § 4, pp.
74-80, trad. di T. Lynch
lunedì 8 febbraio 2016
FONDARE BIBLIOTECHE
"Fondare
biblioteche è un po' come costruire ancora granai pubblici: ammassare
riserve contro l'inverno dello spirito che da molti indizi, mio
malgrado, vedo venire"
Marguerite Yourcenar
REPORTAGES STORIA & SOCIETA' NUMERO 20
E’ uscito il numero 20 della rivista
“Reportages Storia & Società”, edita per conto di Realtà Sannita Benevento
dalle edizioni Youcanprint, ISBN 9788893322928. Il direttore
responsabile è il dott. Giovanni Fuccio. Fondatore e direttore scientifico la
prof.ssa Lucia Gangale.
A giorni sarà possibile
acquistarla su tutti i principali store librari (Amazon, Isb, Mondadori,
Feltrinelli), oltre che sulla piattaforma Youcanprint. E’ disponibile anche in
e.book.
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