Ammetto che scegliere di buttarsi nel mondo del cinema, non sia stata la scelta migliore della mia vita.
Ed è un controsenso, perchè credo sia ad oggi anche l'unica cosa che ho seguito con vera costanza.
Nessun percorso scolastico che dia effettive possibilità di riuscita.
Nessun titolo di studio. Nessuno sbocco lavorativo. Nessuna possibilità
di assunzione. Nessuno stipendio a fine mese. Anzi, di più: neanche
nessuna certezza di stipendio. Nessuna scienza esatta per concepire bene un film. Ogni progetto un'incognita.
Ogni film richiede inoltre cifre folli per essere prodotto. La stessa
cifra con cui potresti comprare 2 alloggi a Roma, o con cui potresti
vivere per 40 anni con 1.500 Euro al mese pagandoci i contributi allo
Stato.
Soldi senza i quali semplicemente non puoi partire.
Perchè ci vogliono anni di lavoro di scrittura e di preparazione. Trovare la giusta alchimia fra tempi, risorse, soggetto, sceneggiatura, attori e i vari reparti che lavorano al film. Il 50% di tasse da pagare allo Stato. Tensioni. Notti insonne. Sulla graticola continuamente per trovare i soldi, con la certezza che se sbagli, salta tutto: la tua azienda, le persone che dipendono da te, le loro famiglie, il tuo presente e il tuo futuro.
Tutto ciò per una "speranza"... Ma non è pazzesco?
Tutto questo per un'unica fottuta speranza.
Lavori sperando. E' incredibile, ma è così che funziona.
La speranza che il film piaccia al pubblico. E che stacchi biglietti. Perchè sono quelli che ti permetteranno "forse" di sopravvivere.
E' da 4 mesi che conto biglietti. Conto e riconto biglietti. Quasi volessi diventare ricco. Quasi cercassi di farmi la villa con un film.
Ma qui tocca contarli solo per sperare di dire alla fine di tutto "ehi. ci sono anch'io".
Qualcuno mi chiede: "A quando il prossimo film?"
E percepisco l'ingenuità (più che comprensibile) con cui mi si potrebbe chiedere altrettanto nello stesso modo: "A quando la prossima partita a carte?"
Dentro di me, mentre rispondo con un sorriso, mi dico: "Quando troverò almeno 600.000 Euro." Che fra le righe vuol dire "Probabilmente mai."
Mi parlo anche fra le righe. Bravo.
Con 70.000 Euro il film lo fai una volta. E preghi, notte e giorno, che i suoi inevitabili limiti non siano poi così troppo accentuati da non farti vendere biglietti. Perchè ci sono motivi di ferro per cui un film costa quello che costa.
Alla fine però è vero. Qui, nella sua piccola dimensione, è andata oltre le previsioni. E' stato un miracolo.
Ma in questo maledetto Paese rischia di non essere abbastanza.
Tanti tanti tanti auguri a me e alle mie dannate scelte.
Emanuele Caruso
Regista del film autoprodotto nelle Langhe
'E fu sera e fu mattina'
Soldi senza i quali semplicemente non puoi partire.
Perchè ci vogliono anni di lavoro di scrittura e di preparazione. Trovare la giusta alchimia fra tempi, risorse, soggetto, sceneggiatura, attori e i vari reparti che lavorano al film. Il 50% di tasse da pagare allo Stato. Tensioni. Notti insonne. Sulla graticola continuamente per trovare i soldi, con la certezza che se sbagli, salta tutto: la tua azienda, le persone che dipendono da te, le loro famiglie, il tuo presente e il tuo futuro.
Tutto ciò per una "speranza"... Ma non è pazzesco?
Tutto questo per un'unica fottuta speranza.
Lavori sperando. E' incredibile, ma è così che funziona.
La speranza che il film piaccia al pubblico. E che stacchi biglietti. Perchè sono quelli che ti permetteranno "forse" di sopravvivere.
E' da 4 mesi che conto biglietti. Conto e riconto biglietti. Quasi volessi diventare ricco. Quasi cercassi di farmi la villa con un film.
Ma qui tocca contarli solo per sperare di dire alla fine di tutto "ehi. ci sono anch'io".
Qualcuno mi chiede: "A quando il prossimo film?"
E percepisco l'ingenuità (più che comprensibile) con cui mi si potrebbe chiedere altrettanto nello stesso modo: "A quando la prossima partita a carte?"
Dentro di me, mentre rispondo con un sorriso, mi dico: "Quando troverò almeno 600.000 Euro." Che fra le righe vuol dire "Probabilmente mai."
Mi parlo anche fra le righe. Bravo.
Con 70.000 Euro il film lo fai una volta. E preghi, notte e giorno, che i suoi inevitabili limiti non siano poi così troppo accentuati da non farti vendere biglietti. Perchè ci sono motivi di ferro per cui un film costa quello che costa.
Alla fine però è vero. Qui, nella sua piccola dimensione, è andata oltre le previsioni. E' stato un miracolo.
Ma in questo maledetto Paese rischia di non essere abbastanza.
Tanti tanti tanti auguri a me e alle mie dannate scelte.
Emanuele Caruso
Regista del film autoprodotto nelle Langhe
'E fu sera e fu mattina'
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