

lunedì 24 febbraio 2014
IL VERO SIGNIFICATO DEL DETTO "IN BOCCA AL LUPO"

domenica 9 febbraio 2014
PARLACI DEI FIGLI

Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.
Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perchè la loro anima abita la casa dell'avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.
Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi, perchè la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri.
Voi siete l'arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.
L'Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell'infinito e vi tiene tesi con tutto il suoi vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell'Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l'arco che rimane saldo.
KAHLIL GIBRAN
mercoledì 5 febbraio 2014
IRAQ, TROVATA LA CASA DI ABRAMO
(La Stampa - 5.2.2014) - Grazie alla combinazione tra scavi archeologici e
immagini satellitari un team di ricercatori dell’Università di
Manchester afferma di aver trovato il luogo dove nacque Abramo. Si
tratta di uno spazio dove circa 4000 anni fa sorgevano alcuni
rudimentali edifici, nei pressi della città sumera di Ur, nel Sud
dell’odierno Iraq. I satelliti hanno consentito di ricostruire la
distribuzione delle stanze attorno a un grande cortile che serviva come
luogo di incontro. Jane Moon, direttore degli scavi, afferma che il
complesso ha una superficie di 80 metri quadrati, risale a circa il 2000
a. C. ed è distante 40 chilometri dalle rovine di Ur Ziggurat. Sono elementi che coincidono con le informazioni disponibili
sulle origini del padre del monoteismo. Moon assicura che «non sarebbe
stato possibile arrivare a identificarlo senza l’aiuto della tecnologia
che non era disponibile negli Anni Ottanta», all’epoca degli ultimi
scavi condotti in Iraq. Ora gli archeologi sono all’opera per cercare
nel terreno prove su quanto avvenne 4000 anni fa. (Maurizio Molinari)
NUTO REVELLI, RACCONTI DI PIEMONTE
(La Stampa) - Dieci anni fa moriva Nuto Revelli


Intellettuale di riferimento della sua città e della cultura italiana
del Dopoguerra. Testimone imprescindibile di alcuni momenti cruciali
del ‘900, con i suoi testi (tutti pubblicati da Einaudi) ancora oggi
letti, citati, commentati. Nuto Revelli ha vissuto in prima persona e
raccontato: da ufficiale degli Alpini la spedizione in Russia e la
ritirata drammatica nella seconda Guerra mondiale; da combattente e
comandante partigiano di Gl la guerra di Liberazione; da scrittore e
intellettuale ha raccolto e divulgato le storie degli umili, che nella
storia sono solo comprimari e vittime, mai protagonisti.
Revelli è morto i 10 anni fa. A Cuneo era nato nel 1919. Lo
scrittore-partigiano, finchè la salute glielo aveva permesso, andava
nelle scuole di tutta Italia e anche all’estero, per raccontare. Nel
‘95, agli studenti di Marburg in Germania, diceva: “Non è la verità in
assoluto. L’ho sempre gridato: “è la mia verità”. Ve la propongo, voi la
giudicate, poi sentite le altre verità, le confrontate e magari vi
trovate la vostra”.
Nel Dopoguerra ha girato la Langa desolata e le montagne cuneesi,
“armato” di magnetofono, pazienza, voglia di ascoltare. Perché era
capace di dialogare alla pari con i “vinti” e con i grandi
intellettuali. Da quelle 270 interviste ai cuneesi nacque nel ’77 “Il
mondo dei vinti”, uno dei suoi testi più celebri. Parla di fame e
emigrazione, lavoro minorile e questione femminile, arriva allo
spopolamento della montagna e all’arrivo del “nuovo mondo”: industrie in
pianura e turismo. Restano i suoi scritti, le idee sempre attuali, le
testimonianze materiali: l’archivio è conservato nella sua casa di corso
Brunet 1 (sede della Fondazione guidata dal figlio Marco), poi la
borgata di Paraloup di Rittana, dove combattè da partigiano insieme a
Duccio Galimberti e Dante Livio Bianco. Quella borgata disabitata per
decenni oggi è un originale centro di cultura. (Lorenzo Boratto - Articolo integrale al link de La Stampa sopra segnalato).
"Mi consideravano un cosiddetto colto, ma ero un ignorante. Il fascismo era stato una scuola di ignoranza. A vent'anni dovevo andare in guerra e avvertii che la mia ignoranza era catastrofica". Nuto Revelli
(L.G.) - Un magnetofono e la registrazione delle voci dei contadini in giro per il Piemonte, aiutato dai suoi collaboratori. Un patrimonio immenso, riversato in due libri-capolavoro: Il mondo dei vinti (1977) e L'anello forte (1985). Dando voce alle persone, Nuto Revelli ci regala le storie di un Piemonte duro e amaro, storie di miseria e di 'malora'. Storie di vite che oggi appaiono disumane. Come quelle delle bimbe mandate da pastore sotto padrone a sette anni, lontano da casa. Altre, destinate a lavori di bassa manovalanza, o a raccogliere olive in Provenza. Divenute servette in città come Alba e Torino. Per alcune il grande sogno di riscatto era diventare maestre. Vergogna parlare di mestruzioni in famiglia, e vergogna massima, per la quale si veniva cacciate di casa, rimanere incinte prima del matrimonio. Ragazze perennemente sotto tutela dei fratelli maggiori e matrimoni senza amore, combinati. Dai racconti di tutte emerge che poi tutte si erano adattate ed arrangiate coi mariti, dando almeno una parvenza di serenità coniugale. Preti che nel chiuso delle confessioni esortavano le donne ad avere quanti più figli possibili, perché non averne era segno che la coppia non funzionava o che le mogli si rifiutavano ai mariti. Quaranta giorni dopo il parto le madri erano costrette a presentari al prete per farsi togliere il peccato di avere messo al mondo una nuova creatura. Ripagando il sacerdote con non meno di sei uova, o una forma di formaggio, o qualche cuchet, cioè i bachi da seta. La bieca usanza è rimasta in vigore fino agli anni Cinquanta. Uomini che trovavano moglie grazie all'intermediazione dei bacialè, i sensali. Matrimoni combinati con ragazze del Sud Italia, quasi sempre calabresi, ritenute oneste e lavoratrici. I due si conoscevano tramite fotografie, poi i candidati scendevano al Sud e se con lei si piacevano le pubblicazioni erano bell'e fatte nel giro di tre giorni. L'unica concessione fatta alle donne è che fossero loro a dire di sì.
I FIORI DI ORTENSIA, NUOVA DROGA LOW COAST

RETOMANIA

LA BIMBA CHE SCOPRE LA PIOGGIA
Nel mese di dicembre, Kayden, una bambina di appena 15 mese, è corsa
fuori durante un acquazzone per godere della bellezza che la vita ha da
offrire.
Potrebbe insegnare a tutti una lezione su come apprezzare le piccole cose e quanto siano preziosi questi momenti.(La Stampa)
Potrebbe insegnare a tutti una lezione su come apprezzare le piccole cose e quanto siano preziosi questi momenti.(La Stampa)
lunedì 3 febbraio 2014
FREUD E I LIBRI
Non è certo il tenore della storia che, pure carina, aggancia lo spettatore, ma il ritmo, quello sì. E soprattutto il fascino di una Roma vintage, dove, in ogni appartamento, in ogni ambiente, ci sono libri dappertutto, arredi curati e congegni digitali rimossi dall'ambiente, eccetto una scena dell'ultima parte del film. Il pubblico in sala è soddisfatto nel condividere le schizofrenie delle tre figlie femmine del novello dottore Freud e qualcuno confessa di essersi emozionato. Bella la scelta di ambientare la vita di una delle figliole proprio in una libreria di stampe antiche nel centro di Roma. Anche lo studio del papà psicanalista è invaso di libri e tutto ha un sapore di cose belle, tangibili e piene di calore. Per cui, sì: andate a vedere al cinema "Tutta colpa di Freud".
LA FAMA DELLA FAME

Eppure i politici itanliani, a destra come a sinistra, non si rendono conto che la indignazione nazionale ed internazionale non è demagogia ma solo prevenzione sociale.
Pagare un raffinato pranzo completo, dall'antipasto al dolce, al prezzo di soli otto euro, giustamente accende gli animi ed infiamma le piazze.
E altrettanto giustamente non è più aria, dicono in Europa e forse cominciano a capirlo anche nel Bel Paese, non è più il tempo di pagare un piatto di penne all'arrabbiata solo un euro. Se i nostri poveri onorevoli, che sono sempre lì bene incollati alle poltrone e impegnati prodigiosamente solo e sempre sulla loro longevità politica, pagano poco più di tre euro per un pranzo, perché mai, interrogano i giornali europei, ne guadagnano quattordicimila al mese? La verità è che ci siamo fatti una gran brutta fama in Europa e se i nostri parlamentari comprano vestiti con il ricco "sconto Parlamento" praticato peraltro in tutti i negozi di lusso, se hanno gli ipad a prezzi stracciati e ogni novità e gadget tecnologico vengono testati su di loro, considerati dal marketing come il target più ludico, non possono poi chiedere il rispetto della politica e volere restituito l'orgoglio di essere parlamentari.
MARA DE FALCO
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