La
rielezione di Napolitano è il disperato tentativo di fermare il tempo,
da parte di chi oggi non sa più in che direzione andare. Ogni
prospettiva futura è bruciata nel volgere di un attimo. Il re è davvero
nudo e non è un bel vedere'. ROBERTO SAVIANO
'I Papi si dimettono, i presidenti vengo rieletti in tarda età. Povera Italia, poverissima Italia, l'itala gente non c'è più'. PIER FRANCO QUAGLIENI
Abbiamo, insomma, un “nuovo” presidente della Repubblica. Napolitano, dopo un settennato catastrofico, si fa ancora garante della Casta e ricompatta attorno a sé centro-destra e centro-sinistra, con lo scopo – ormai sempre più chiaro agli italiani – di costruire un Governo di larghe intese che rimanga fedele, sulla pelle dei cittadini, ai diktat europei e alle politiche di austerità introdotte da Monti. PAOLO BARTOLINI, megachip
Abbiamo, insomma, un “nuovo” presidente della Repubblica. Napolitano, dopo un settennato catastrofico, si fa ancora garante della Casta e ricompatta attorno a sé centro-destra e centro-sinistra, con lo scopo – ormai sempre più chiaro agli italiani – di costruire un Governo di larghe intese che rimanga fedele, sulla pelle dei cittadini, ai diktat europei e alle politiche di austerità introdotte da Monti. PAOLO BARTOLINI, megachip
Il Corriere del Ticino
L’Italia ha un nuovo presidente della Repubblica. Da riciclaggio
"Un parto acefalo dell'acefala politica italiana"
Un parto acefalo dall’acefala politica di un’Italia in cui la
tempesta del rinnovamento rimane sempre allo stato di refolo delle buone
intenzioni ma si arresta sul primo ostacolo naturale: alla sesta
votazione, questo pomeriggio, la stragrande maggioranza dei “grandi
elettori” (Senato, Camera e delegati delle Regioni) è andata a
convergere sul nome di Giorgio Napolitano, 88 anni da compiersi a fine
giugno, per la carica di presidente della Repubblica; lo stesso Giorgio
Napolitano che poche ore prima era giunto a scadenza del settennato e
che più volte, agli inviti a rimanere in carica secondo discrezione
ossia con nuovo mandato o in regime di “prorogatio”, aveva risposto
picche scartando come fantasiosa - riferendosi proprio il minimo vitale
del concetto - tale ipotesi. È bastato invece che qualcuno si
presentasse stamane in visita al Quirinale per generare dapprima una
richiesta di “tempo per decidere” (e ciò intorno alle ore 10.30), poi
l’accettazione (ore 13.30), poi la disponibilità alla candidatura con
totali garanzie di successo, poi ancora quello che i parlamentari del
“Movimento cinque stelle”, unica formazione ancoratasi dall’inizio e
sino all’ultimo sul nome di Stefano Rodotà, definiscono come colpo di
Stato tanto da aver prodotto immediatamente una reazione di piazza
davanti al Parlamento.
Con il conforto di 738 consensi sui 1’007 aventi diritto, Giorgio
Napolitano diventa quindi il primo presidente, nella breve storia della
Repubblica italiana, a fare il “bis” nella carica; possibilità non
esclusa secondo la Costituzione, ma alla quale nessuno avrebbe pensato
se nell’arco delle precedenti 48 ore il Partito democratico, uscito
dalle Politiche con una maggioranza relativa in dimensioni assai meno
soddisfacenti rispetto alle aspettative del suo segretario Pierluigi
Bersani, non si fosse polverizzato sulle diatribe interne arrivando a
ritrovarsi con l’affondamento delle candidature di Franco Marini prima e
di Romano Prodi il giorno dopo. (...)
Al che l’occhio è caduto sul riciclaggio del presidente uscente, già
pronto a lasciare ufficio e residenza per godersi gli ultimi anni ad
Ischia con la moglie Clio, con una mossa che potrebbe anche apparire
segno di continuità ma che lascia campo aperto alle preoccupazioni
proprio per l’età del personaggio: altri sette anni al Colle, stanti i
termini e stante la modalità con cui la candidatura è stata proposta ed
avallata e promossa, somigliano insomma ad un ergastolo inflitto.
Non che risolva granché, la chiamata di Giorgio Napolitano a conferma
nel ruolo istituzionale. A poter cantare vittoria - si noti:
nell’elezione di un ex-esponente del Partito comunista italiano
(corrente dei miglioristi), nell’elezione di un soggetto che plaudì
all’invasione sovietica in Ungheria nel 1956 - sono i soli esponenti del
Centrodestra, risalito clamorosamente dall’anonimato nelle ultime sei
settimane della campagna elettorale per le Politiche e giunto ad un
soffio dal sorpasso sul Partito democratico che invece ha marciato sul
posto tanto da non riuscire nemmeno a coalizzare intorno a sé qualche
altra forza parlamentare in vista della formazione del Governo.(...)
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