mercoledì 30 maggio 2012

UN ANNO DI SCAMBIO NEGLI STATI UNITI

Ho trovato questa testimonianza molto interessante, ve ne propongo alcune parti:

"La mia prima grande fuga all’estero é avvenuta tramite uno scambio scolastico, quando avevo 16 anni. 
Nonostante Intercultura selezioni solo gli studenti in grado di ‘nuotare’ in un mare più vasto di quello familiare, studi la collocazione nella famiglia ospitante e nella scuola pubblica, prepari a vivere con animo aperto l’esperienza che si farà, affianchi lo studente, al ritorno, nel recuperare il passo con la famiglia, gli amici, la scuola di origine… ciò non toglie che lo choc culturale possa essere forte.
Vivere in una famiglia locale non é semplice: noi giovani italiani cresciamo nella bambagia, coccolati e viziati dai nostri genitori, e non appena mettiamo piede oltralpe scopriamo un mondo fatto di ragazzi indipendenti ed emancipati. E cosí ci si deve adattare e non importa quale sia il paese di destinazione: dal sud America all’Egitto, i ragazzi devono trovare dentro di sé la forza di adattarsi, di comprendere e di accettare le nuove regole e abitudini delle famiglie in cui vivono. E questo fa necessariamente crescere. Il problema non è diventare adulti: tutti ci riescono. La sfida è diventare uomini e donne. C’è chi cresce rimanendo attaccato alla visione del mondo che gli hanno trasmesso la famiglia, la scuola, i giornali, gli amici: la ritiene l’unica buona e la difende con aggressività. C’è chi cerca di guardare il mondo negli occhi: trova sicurezza nel confrontarsi con stili di vita e di pensiero diversi, é a suo agio di fronte a chiunque, in ogni situazione. Diventerà adulto; certamente è già un uomo.
La mia esperienza negli Stati Uniti é stata semplicemente formidabile: abitavo in una cittadina che sembrava uscita da un libro di fiabe, con tanto di orsetti lavatori e cerbiatti nel giardino sul retro; in una tipica famiglia americana che mi ha accolta come una figlia e una sorella, e ancora mi fa sentire tale; e frequentavo l’ultimo anno della High School locale, il che mi ha permesso di partecipare ai vari balli della scuola, soprattutto al Prom, che é il ballo di fine anno riservato agli studenti dell’ultimo anno, e alla cerimonia dei diplomi.
Negli Stati Uniti ho scoperto di essere famosa, di essere stata inclusa automaticamente nella cerchia dei “fighi” della scuola, e questo solo perché ero italiana e facevo sport. Proprio lo sport in America è una forte componente della vita sociale dei ragazzi, e io non mi sono lasciata scappare la possibilità di praticare il mio sport (pallavolo), ma anche di provarne di nuovi (basket e softball) pur di rimanere in quel ambiente così bello e accogliente. A livello scolastico poi ho accumulato successi su successi: sarebbe ingiusto dire che la scuola americana è più facile di quella italiana, perché basata su un sistema diverso: specialmente per gli exchange students c’è molta libertà, e si possono scegliere sia le materie da studiare, che il livello di queste. Sicuramente è stato un bel cambiamento dal nostro rigido sistema italiano.
L’impatto che questa esperienza ha avuto sulla mia vita é stato devastante: da aspirante medico che sono partita, sono finita poi a iscrivermi alla facoltá di Scienze Politiche, corso di laurea in “Scienze Internazionali e Istituzioni Europee”. Ed é stato proprio grazie a quest’esperienza che é nata in me la voglia di viaggiare e vivere all’estero, per scoprire e conoscere paesi nuovi, e nuovi aspetti di me stessa".

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