Ieri sera ho assistito ad una delle conferenze più affollate della storia della cultura. Umberto Galimberti, docente presso l'Università di Venezia, ha parlato del malessere giovanile.
Una grande relazione, che alla fine mi ha convinto ad acquistare il suo libro - regolarmente autografato dall'illustre luminare - in vendita nella hall: L'ospite inquietante. Il nichilismo nei giovani.
Devo dire ad onor del vero che aver l'autografo di un così grande personaggio e stringergli la mano mi ha davvero emozionato.
Eravamo cinquecento persone in quell'enorme sala? O forse più?Non volava una mosca, saremmo stati ad ascoltare fino a notte inoltrata.
I giovani soffrono e stanno male perché il mondo degli adulti non li ama. Per i giovani non ci sono spazi, non ci sono prospettive. Inutile darsi da fare se il precariato dura a vita, se per fare il ragioniere una volta era sufficiente il diploma ed oggi una laurea, un master e poi anni di contratti a termine."Perché i giovani vivono di notte - si chiede Galimberti? - Perché di giorno nessuno li convoca. Ed allora passano le nottate in discoteca, oppure fanno uso di sostanze stupefacenti, per riempire il vuoto delle loro vite. Per far tacere il dolore di non essere nessuno".
L'ospite inquietante si aggira allora nelle loro anime, divorando le loro vite, portando a volte ad esiti drammatici: "In Italia si suicidano due giovani al giorno".
La società non ama i giovani e le loro enormi energie, fisiche, sessuali, intellettive, concentrate tra i 15 ed i trent'anni, rimangono inutilizzate. "Abbiamo un presidente del Consiglio che ha 72 anni. Un presidente della Repubblica che ne ha ottanta. Sarebbe ora di congedarsi. Di mollare quelle sedie. Qui un Obama è pura utopia".
Il messaggio di fondo, che circola nelle parole del filosofo, è che manca l'amore per i giovani. Occorre recuperare l'amore per loro. Un giovane che non si sente amato non avrà mai stima di sé stesso. Per cui l'educazione all'affettività, all'emotività, è fondamentale, fin dai primissimi anni di vita.