di Gianandrea de Antonellis (giornalista e storico)
E gli uomini preferirono le tenebre (Gv, 3, 19)
Il miracolo non si è avverato. O, meglio, l’attesa guarigione non è avvenuta. Il Sannio è ancora affetto dal cancro del clientelismo (anche detto clementismo) e, anziché risorgere, Benevento rimane in provincia di Ceppaloni.
La “filiera istituzionale” diventa una rete metallica che imbriglierà lo sviluppo del Sannio per i prossimi anni (e, a meno di improbabili miracoli, le conseguenze riguarderanno l’intera prossima generazione). Del resto, dopo il sostanziale fallimento della giunta Nardone, dopo l’empasse della giunta Pepe, riproporre la stessa “squadra” (l’accozzaglia di centristi, centrosinistri ed estremosinistri) sembrava l’estremo tentativo di sopravvivere che – dati delle politiche alla mano, con il PdL che superava il 50% – sarebbe stato punito da un elettorato ormai stufo di vuote promesse e di incapacità governativa.
Invece, nonostante la coalizione perdente al governo nazionale sia stata punita alle nuove elezioni politiche, la sua fotocopia in chiave locale è riuscita a rimanere in possesso della Rocca dei Rettori. Non scrivo “è riuscita a vincere” perché in realtà, non di vittoria si può parlare. E non tanto perché scendere dal 73% al 55% indichi una grave flessione, ma perché la serie di contrasti tra anime tanto diverse, come è risultata perdente con il governo Prodi, risulterà perdente con Cimitile. Ci aspettano, nella migliore delle ipotesi, cinque anni di stasi, ovvero di miliardi gettati in mostre di arte contemporanea, in notti di luna piena, in piste di pattinaggio, in viaggi in America etc. Con il costante pericolo che la famigerata “filiera” individui qualche sito di stoccaggio dei rifiuti napoletani (e con un presidente della provincia importato, l’ipotesi è più che concreta).
A cosa è dovuto il travaso dei voti che ha confermato la litigiosa coalizione alla Rocca? Evidentemente, ad un intreccio di interessi territoriali, di politica con la “p” minuscola che ha lanciato un chiaro segnale, rivolto ad ambedue le coalizioni: senza le truppe mastellate non si vince.
Ma, se a palazzo Mosti qualcuno starà ripensando alla bontà del proprio passaggio al PD, a livello nazionale dubitiamo che il Cavaliere o Tremonti tremino all’idea di dover affrontare il Ras di Ceppaloni: la politica nazionale andrà avanti senza scossoni e Benevento si confermerà, grazie alla sue modesta classe dirigente ed alla sua limitata capacità di scelta, come l’ultima provincia italiana.
Contenti noi, contenti tutti?
Il miracolo non si è avverato. O, meglio, l’attesa guarigione non è avvenuta. Il Sannio è ancora affetto dal cancro del clientelismo (anche detto clementismo) e, anziché risorgere, Benevento rimane in provincia di Ceppaloni.
La “filiera istituzionale” diventa una rete metallica che imbriglierà lo sviluppo del Sannio per i prossimi anni (e, a meno di improbabili miracoli, le conseguenze riguarderanno l’intera prossima generazione). Del resto, dopo il sostanziale fallimento della giunta Nardone, dopo l’empasse della giunta Pepe, riproporre la stessa “squadra” (l’accozzaglia di centristi, centrosinistri ed estremosinistri) sembrava l’estremo tentativo di sopravvivere che – dati delle politiche alla mano, con il PdL che superava il 50% – sarebbe stato punito da un elettorato ormai stufo di vuote promesse e di incapacità governativa.
Invece, nonostante la coalizione perdente al governo nazionale sia stata punita alle nuove elezioni politiche, la sua fotocopia in chiave locale è riuscita a rimanere in possesso della Rocca dei Rettori. Non scrivo “è riuscita a vincere” perché in realtà, non di vittoria si può parlare. E non tanto perché scendere dal 73% al 55% indichi una grave flessione, ma perché la serie di contrasti tra anime tanto diverse, come è risultata perdente con il governo Prodi, risulterà perdente con Cimitile. Ci aspettano, nella migliore delle ipotesi, cinque anni di stasi, ovvero di miliardi gettati in mostre di arte contemporanea, in notti di luna piena, in piste di pattinaggio, in viaggi in America etc. Con il costante pericolo che la famigerata “filiera” individui qualche sito di stoccaggio dei rifiuti napoletani (e con un presidente della provincia importato, l’ipotesi è più che concreta).
A cosa è dovuto il travaso dei voti che ha confermato la litigiosa coalizione alla Rocca? Evidentemente, ad un intreccio di interessi territoriali, di politica con la “p” minuscola che ha lanciato un chiaro segnale, rivolto ad ambedue le coalizioni: senza le truppe mastellate non si vince.
Ma, se a palazzo Mosti qualcuno starà ripensando alla bontà del proprio passaggio al PD, a livello nazionale dubitiamo che il Cavaliere o Tremonti tremino all’idea di dover affrontare il Ras di Ceppaloni: la politica nazionale andrà avanti senza scossoni e Benevento si confermerà, grazie alla sue modesta classe dirigente ed alla sua limitata capacità di scelta, come l’ultima provincia italiana.
Contenti noi, contenti tutti?
Gianandrea de Antonellis
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