Oggi, 11 febbraio, si celebra la GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE DONNE E DELLE RAGAZZE NELLA SCIENZA: una ricorrenza istituita dall’ONU per favorire le pari opportunità di accesso e carriera alle donne nella scienza.
Pari opportunità ancora oggi difficili da ottenere a fronte di stereotipi e pregiudizi persistenti e duri a morire in un ambiente che manco a dirlo, come in molte altre realtà del mondo del lavoro, contribuisce ad appesantire e in molti casi a stroncare sul nascere le carriere femminili.
Da #Ipazia di Alessandria, astronoma, matematica e filosofa greca, ancora oggi icona della libertà di pensiero, uccisa in Egitto dove viveva da un gruppo di fanatici cristiani capitananti dal vescovo Cirillo, ad Ilaria Capua, esperta italiana, ricercatrice in virologia, oggi alla guida del Centro di Eccellenza One Health dell’Università della Florida, che dopo essere stata ostacolata e screditata nel proprio lavoro ha dovuto abbandonare l'Italia, per vedere riconosciute le proprie competenze e continuare a sviluppare progetti di ricerca fondamentali per la salute dell'intera umanità, cosa è cambiato?! Poco e tanto, ci verrebbe da rispondere o forse in maniera gattopardiana: “E' cambiato tutto per non cambiare niente..”
Di sicuro si evidenzia da qualche anno a questa parte la maturata consapevolezza, ma la cultura patriarcale non lo ammetterà mai, che come scrivono le Nazioni Unite “Se ricerca e innovazione sono decisive per affrontare le grandi sfide globali dell'umanità, quali salute, sostenibilità e cambiamenti climatici, è miope non valorizzare tutti i talenti, maschili e femminili”.
Per fare questo vanno rimossi quegli ostacoli che impediscono in primis alle bambine e alle ragazze, di far fiorire le proprie potenzialità insegnando loro di credervi e in secondo luogo alle donne esperte e qualificate, di sviluppare le proprie carriere e legittime aspirazioni senza essere obbligate a rinunciarvi per mancanza di credibilità o per conciliare l'essere anche madri e compagne.
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