14. Se, in nome dell'avvenire della cultura, bisogna proclamare che l'uomo ha il diritto di «essere» di
più e se per la stessa ragione bisogna esigere un sano primato della famiglia nell'insieme dell'opera di educazione dell'uomo a una vera umanità, bisogna anche porre nella stessa linea il diritto della nazione; bisogna porre anch'essa alla base della cultura e dell'educazione. La nazione è in effetti la grande comunità degli uomini che sono uniti per diversi legami, ma, soprattutto, dalla cultura. La nazione esiste «mediante» la cultura e «per» la cultura, ed essa è dunque la grande educatrice degli uomini perché essi possano «essere di più» nella comunità. Essa è quella comunità che possiede una storia che sorpassa la storia dell'individuo e della famiglia. E' anche in questa comunità, in funzione della quale ogni famiglia educa, che la famiglia comincia la sua opera di educazione nella cosa più semplice, la lingua, permettendo così all'uomo che è ai suoi primi passi, d'imparare a parlare per diventare membro della comunità che è la sua famiglia e la sua nazione. In tutto ciò che io proclamo ora e che svilupperò ancora di più, le mie parole traducono un'esperienza particolare, una testimonianza nel suo genere. Io sono figlio di una nazione, che ha vissuto le più grandi esperienza della storia, che i suoi vicini hanno condannato a morte a più riprese, ma che è sopravvissuta e che è rimasta se stessa. Essa ha conservato la sua identità ed ha conservato, nonostante le spartizioni e le occupazioni straniere, la sua sovranità nazionale, non appoggiandosi sulle risorse della forza fisica, ma unicamente appoggiandosi sulla sua cultura. Questa cultura si è rivelata all'occorrenza d'una potenza più grande di tutte le altre forze. Quello che io dico qui in ordine al diritto della nazione, al fondamento della sua cultura e del suo avvenire non è «eco» di alcun nazionalismo, ma si tratta sempre di un elemento stabile dell'esperienza umana e delle prospettive umane dello sviluppo dell'uomo. Esiste una sovranità fondamentale della società che si manifesta nella cultura della nazione. Si tratta della sovranità per la quale, allo stesso tempo, l'uomo è supremamente sovrano. E quando mi esprimo così penso ugualmente, con un'emozione interiore profonda, alle culture di tanti popoli antichi che non hanno ceduto quando si sono trovati di fronte alle civiltà degli invasori ed esse restano ancora per l'uomo la fonte del suo «essere» uomo nella verità interiore della sua umanità. Penso anche con ammirazione alle culture delle nuove società, di quelle che si svegliano alla vita nella comunità della propria nazione - come la mia nazione si è svegliata alla vita dieci secoli fa - e che lottano per conservare la loro propria identità e i loro propri valori contro le influenze e le pressioni dei modelli preposti dall'esterno.
15. Indirizzandomi a voi, signore e signori che vi riunite in questo luogo da oltre trent'anni, ora, in nome del primato delle realtà culturali del luogo, delle comunità umane, dei popoli e delle nazioni, vi dico: vigilate, con tutti i mezzi a vostra disposizione, su questa sovranità fondamentale che possiede ogni nazione in virtù della sua propria cultura. Proteggetela come la pupilla dei vostri occhi per l'avvenire della grande famiglia umana. Proteggetela! Non permettete che questa sovranità fondamentale diventi la preda di qualche interesse politico o economico. Non permettete che diventi vittima dei totalitarismi, degli imperialismi o delle egemonie, per i quali l'uomo non conta che come oggetto di dominazione e non come soggetto della sua propria esistenza umana. Per essi anche la nazione - la loro propria nazione o le altre - non conta che come oggetto di dominazione ed esca di interessi diversi, e non come soggetto: il soggetto della sovranità che proviene dalla cultura autentica che le appartiene in proprio. Non ci sono forse sulla carta d'Europa e del mondo delle nazioni che hanno una meravigliosa sovranità storica che proviene dalla loro cultura e che sono tuttavia e allo stesso tempo private della loro piena sovranità? Non è questo un punto importante per l'avvenire delle cultura umana, importante soprattutto nella nostra epoca, quando è quanto urgente eliminare i resti del colonialismo?
Dal
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALL'ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE
PER L'EDUCAZIONE, LA SCIENZA E LA CULTURA (UNESCO)
ALL'ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE
PER L'EDUCAZIONE, LA SCIENZA E LA CULTURA (UNESCO)
Parigi
Lunedì 2 giugno 1980
Lunedì 2 giugno 1980