Girava in lungo e in largo con una macchinetta fotografica al collo, appassionata com'era di paesaggi ed antichità. Attraversava i deserti con una carovana di cammelli, sui quali caricava di tutto: vestiti, scarpe, e persino una vasca da bagno. Veniva accolta dappertutto dagli arabi, che la chiamavano "Al Khatuna", "La Signora". E parlando parlando con loro, anche negli harem, con le mogli dei capi, carpiva segreti che erano preclusi a qualsiasi spia britannica. Sì, perché Gertrude Bell (1868-1926) era una spia. Grazie al documentario Letters from Baghdad, girato da due americani, Sabine Krayenbhül e Zeva Oenbalum, finalmente emerge la storia particolare di questa donna quasi dimenticata, ma che ebbe un grosso ascendente su Churcill e su Lawrence d'Arabia, allorché,nel 1921, si trattò di plasmare il nuovo Stato dell'Iraq, con confini ed istituzioni voluti da lei. Al punto che i giornali londinesi titolarono: "Il destino del Paese è nelle mani di due uomini e una donna".
In anni recenti Nicole Kidman ha interpretato la sua storia, ma ora il documentario approfondisce molti aspetti, servendosi delle foto scattate da Gertrude Bell e delle sue 1700 lettere.
Il documentario è girato in bianco e nero.
Da ricordare che Gertrude Bell fondò il museo di Baghdad, che è stato saccheggiato durante la guerra del Golfo nel 2003 ed è stato riaperto da poco tempo con l'aiuto dell'Italia.
Nessun commento:
Posta un commento