sabato 5 marzo 2016

IL CASO SPOTLIGHT

Uno scandalo che parte dalla città di Boston nel 2002 e si scopre essere di dimesioni planetarie. Gli abusi su minori da parte di prelati della Chiesa Cattolica, sistematicamente insabbiati dalla stessa chiesa, per coprire il marcio di preti pervertiti. Un'inchiesta del Boston Globe, avviata dal nuovo direttore ebreo arrivato quell'anno in redazione, e premiata con il Premio Pulitzer. Grazie all'accesso ad atti secretati, a colloqui con le vittime degli abusi, ad altri colloqui con l'avvocato delle vittime, Mitchell Garabedian, e grazie ancora agli studi trentennali di un ex prete, quattro giornalisti di una città americana, non grande, e molto cattolica, scoperchiano il marcio che si nasconde tra i prelati, fino a comprendere che tutto ciò fa parte di un sistema.
La sensazione più netta che si prova, alla fine del film, un vero capolavoro, capace di tenere col fiato sospeso dall'inizio alla fine, è il profondo disgusto per la categoria dei preti e per il corrotto sistema che essi hanno creato. Roba da far venire in mente il terzo segreto di Fatima e chiedersi quante volte ancora il Cristo dovrà essere offeso nella persona di tutti i bambini violati dagli uomini di chiesa. Anche perché il cardinale americano Bernard Francis Law, che per anni ha tenuto nascoste tutte queste nefandezze, dopo essersi dimesso dalla sua diocesi di Boston, è stato "promosso" arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma (anche se alcuni sostengono che invece sia stato declassato proprio attraverso questo incarico). 
I protagonisti di questa grande inchiesta giornalistica, attraverso annuari ecclesiastici del Massachussets, scoprono che le decine di sacerdoti spostati ogni due o tre anni di parrocchia in parrocchia, sono in realtà pedofili, che la Chiesa copre con le giustificazioni più varie: "assegnato", "malattia", "aspettativa".
Mentre l'indagine fra le vittime, rivela che questi sacerdoti sono dei predatori seriali, che prediligono vittime fragili, ovvero bambini e bambine figli di famiglie difficili o povere, abitanti di quartieri degradati e bisognosi di attenzioni.
Alla fine, nella sola Boston, vengono scoperti 87 sacerdoti colpevoli: di 70 di loro i crimini sono documentati con puntiglio, e ciò porta, appunto, alle dimissioni di Law. A fine film, vi è una lista chilometrica di città americane in cui tale piaga ha fatto registrare delle vittime. Molte di loro si sono suicidate. Per i sopravvissuti, il ricordo degli abusi subiti è fonte di una sofferenza inenarrabile, destinata a non sparire mai più dalle loro vite. 
Si calcola che il 6% dei prelati commette abusi sui minori e che solo il 50% dei preti sia casto. Nel film, l'ex sacerdote che studia la pedofilia fra i preti (e che nel film parla solo al telefono), afferma che si tratta di una vera e propria casistica psichiatrica.
Come afferma "L'Avvenire", tuttavia, nel film "non si dice nulla della sorte di padre John Geoghan, il sacerdote dai cui crimini l’inchiesta prese avvio. Per la cronaca, fu ucciso in carcere da un compagno di cella nell’agosto del 2003".
Il film è vincitore del premio Oscar come miglior film e migliore sceneggiatura originale.

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