« Non sono stati Hitler o Himmler a deportarmi, picchiarmi, ad uccidere i miei familiari. Furono il lattaio, il vicino di casa, il calzolaio, il dottore, a cui fu data un'uniforme e credettero di essere la razza superiore. » (Karel Stojka, sopravvissuto ad Auschwitz)
Enzo Biagi: « Signor Levi come nascono i Lager? »
Primo Levi: « Facendo finta di niente. »
« Bisogna ricordare che questi fedeli, e fra questi anche i diligenti esecutori di ordini disumani, non erano aguzzini nati, non erano (salvo poche eccezioni) dei mostri: erano uomini qualunque. I mostri esistono, ma sono troppo pochi per essere veramente pericolosi: sono più pericolosi gli uomini comuni, i funzionari pronti a credere e obbedire senza discutere, come Eichmann, come Hoess comandante di Auschwitz, come Stangl comandante di Treblinka, come i militari francesi di vent’anni dopo, massacratori in Algeria, come i militari americani di trent’anni dopo, massacratori in Vietnam. » (Primo Levi, “Appendice” all’edizione del 1984 di “Se questo è un uomo”)
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Auschwitz è stato un dramma. È stato un dramma che il mondo si fosse voltato dall'altra parte.
Quante situazioni analoghe ci sono oggi sul pianeta? Abbiamo forse smesso di girarci dell'altra parte?
Ci diciamo di ricordare perché simili tragedie non accadano più. E mentre lo diciamo ignoriamo che stanno accadendo. E quando siamo chiamati a guardare che accadono – spesso cagionate dall'Occidente –, ancora ci voltiamo dall'altra parte.
Dobbiamo ricordaci che Auschwitz è adesso e che commemorare concretamente le vittime significa prodigarsi – ora, subito – per salvare quante più persone possibile.
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